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La rivoluzione industriale




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La rivoluzione industriale


Il '700 è il secolo delle rivoluzioni. Ci sarà la rivoluzione americana, la rivoluzione francese ed ora quella industriale.


La crescita demografica in Europa subì delle oscillazioni piuttosto ampie a partire dal 1200. L'aumento della popolazione del XVIII secolo dipese dalla diminuzione della mortalità, grazie alla scomparsa della peste e di alcune altre malattie infettive favorite dalla scarsa alimentazione, dalle carestie, dall'uso di acqua infetta, dalle scarse pratiche igieniche (si trovò un vaccino per il vaiolo che cominciò a scomparire nei paesi più sviluppati). Un altro motivo della crescita demografica fu l'aumento della disponibilità di prodotti alimentari e la diffusione delle colture del mais e della patata e l'aumento della superficie coltivata. Il solo Paese che sembrò aver conosciuto una trasformazione più radicale nell'agricoltura, sia in termini tecnico-agronomici sia economico-sociali, fu l'Inghilterra.


La RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, quindi, inizia in Inghilterra e segna l'affermarsi del sistema economico-capitalistico e della classe borghese. La rivoluzione industriale fu preparata in Inghilterra dalle rivoluzioni politiche che permisero l'affermarsi dei ceti borghesi che fecero del Paese una grande potenza coloniale. La rivoluzione industriale ha la sua premessa tecnologica nell'introduzione di nuove macchine che moltiplicarono il rendimento del lavoro umano ed ha la premessa economica nel capitale che si accresce secondo la dinamica del profitto. Per il rinnovamento tecnologico, preannunciato dalle mirabili invenzioni del XVII secolo (microscopio, cannocchiale, barometro, termometro, orologio a pendolo), si deve ricordare quello applicato all'industria tessile (lana, seta e cotone) che aveva allora il primato industriale. La spoletta automatica aveva permesso il raddoppio della produttività dei telai; la filatrice meccanica (giannetta) ed il telaio ad acqua, che azionava il telaio con la forza idraulica, impressero alla lavorazione delle fibre tessili un possente incremento; ma il balzo decisivo fu compiuto con l'applicazione all'industria tessile della macchina a vapore trasformata, poi, in macchina motrice.


Nacquero così i primi telai meccanici; ciò portò alla formazione dei primi complessi industriali, perché era necessario concentrare i telai e le macchine a vapore. Non meno importanti furono le innovazioni nel campo dell'industria siderurgica dove, al posto della legna, fu impiegato il carbone fossile. Si diffuse anche un nuovo processo nell'industria del ferro, un metodo di affinazione della ghisa. Altre invenzioni tecnologiche furono la calce idraulica (il futuro cemento) che rivoluzionò i sistemi dell'edilizia, la piallatrice e la perforatrice meccanica, la macchina per cucire e quella per scrivere, il gas illuminante, la fotografia. Importantissimi furono anche i nuovi ritrovati della scienza chimica che mutarono la tecnica della colorazione tessile.


Tutte queste innovazioni costituiscono la risposta della tecnica alle nuove esigenze di mercato. In questo nuovo tipo di economia, fondata sul profitto, la produzione non mira più a soddisfare i bisogni, ma tende ad ACCUMULARE DENARO. Questo cessa così di essere il mezzo che facilita gli scambi e diventa il fine della produzione stessa, trasformandosi in strumento di potere, di egemonia sociale e politica. Karl Marx penetrò il meccanismo di questo processo indicando nelle fabbriche il luogo ove si realizza, a spese dell'operaio, tale «mostruosa» crescita del denaro. Infatti nel nuovo sistema di produzione, l'operaio viene retribuito solo per una minima parte della forza-lavoro da lui impiegata, quella che assicura la sua sopravvivenza; tutto il resto, cioè il plusvalore, serve all'accumulo del capitale. Un altro importante fenomeno è la rivoluzione dei mezzi di trasporto, iniziata con l'applicazione della macchina a vapore ai trasporti marittimi e terrestri. Nacque il primo battello a vapore e la prima locomotiva a vapore, destinata a sostituire nel giro di pochi decenni i carri e le diligenze a cavallo. Le distanze sembrarono così annullarsi, si infittirono i rapporti fra i vari paesi, si centuplicò lo scambio delle merci.


La diffusione delle ferrovie, per la richiesta di locomotive, di vagoni, di rotaie, dette impulso all'INDUSTRIA SIDERURGICA e MECCANICA, cioè all'industria pesante che diventò più importante di quella tessile. L'innovazione più strepitosa fu il telegrafo che permise di trasmettere le notizie alla stessa velocità della luce, che divenne strumento indispensabile per la Borsa, la banca, la speculazione finanziaria, il grande commercio internazionale.


Per quanto concerne l'Inghilterra bisogna aggiungere che il suo sistema viario cambiò radicalmente; adesso si aggiunse una rete di canali che contribuì a risolvere il problema del traffico pesante. In questa età di profonde trasformazioni le banche assunsero un ruolo decisivo. Nonostante i capitali di cui disponevano, gli imprenditori non erano sempre in grado di affrontare da soli gli alti costi delle macchine e degli impianti, per cui dovettero ricorrere agli istituti di credito che erano divenuti dei veri e propri serbatoi di denaro, grazie a quello di tanti piccoli risparmiatori.


Queste innovazioni tecnologiche determinarono profondi mutamenti, non solo nel sistema produttivo e nelle condizioni di vita della masse lavoratrici, ma anche nel costume e nelle ideologie. Sul piano economico e sociale si ebbe la rovina dell'industria tessile a domicilio e la crisi della bottega artigiana; al suo posto venne affermandosi la fabbrica capitalistica. Fino ad allora la filatura e la tessitura si erano fatte nelle case private ad opera di singoli lavoratori, che ricevevano la materia dal piccolo mercante-imprenditore, al quale restituivano il prodotto finito uscito tutto intero dalle loro mani e dai loro strumenti. Ora, invece, il protagonista della produzione è l'imprenditore capitalista che provvede all'acquisto della macchine, alla loro concentrazione nelle officine, alla fornitura della materia prima, all'energia motrice, all'organizzazione della produzione, alla ricerca dei mercati.


Oltre ad imporre la concentrazione delle macchine e del lavoro umano nelle fabbriche, la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE influì potentemente sul costume di vita e sulle stesse ideologie. Anche la geografia ed il paesaggio si trasformarono profondamente: sorsero nuove città, quelle industriali, strutturate in funzione degli opifici; altre decaddero inesorabilmente. Furono sconvolti anche i metodi tradizionali di produzione perché venne imposta la divisione del lavoro tra gli operai, ad ognuno dei quali fu affidata una sola fase del processo di lavorazione che gli consentì di acquisire un alto grado di destrezza e di rapidità.


Questa divisione del lavoro, inconcepibile prima dell'avvento delle macchine, assicurò un forte risparmio di tempo e quindi una notevole diminuzione del costo del prodotto. Ma tutto ciò tornò ad esclusivo beneficio del padrone della fabbrica, non dell'operaio, a cui venne tolta per sempre la possibilità di partecipare consapevolmente all'intero processo produttivo; così l'abilità e la destrezza lavorativa del singolo non ebbe più alcuna rilevanza. Non solo l'operaio fu assoggettato ad un maggiore sfruttamento, ma fu esposto a quella che oggi si chiama ALIENAZIONE per il continuo, ossessivo ripetersi di atti al servizio della macchina che lo fanno decadere da artefice a strumento di produzione, quasi una macchina egli stesso.


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