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L'ultima mostra di Regina: L'esperienza dell'aerospazio nella pittura contemporanea (1972-1973)




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L ultima mostra di Regina: L'esperienza dell'aerospazio nella pittura contemporanea )




Nel novembre del 1972 Regina partecipa con L'amante dell'aviatore ad una nuova importante mo- stra collettiva, emblematicamente intitolata L'esperienza dell aero-spazio nella pittura contempora- nea Curata anch'essa da Franco Passoni e allestita alla Galleria Civica d'Arte di Legnano, la rassegna intende in qualche modo proseguire ed approfondire l'indagine iniziata due anni prima con la mostra sull'aeropittura della Galleria Blu, cui anzi si riallaccia in maniera evidente. In partico- lare, l'esposizione si pone il duplice obiettivo di valorizzare l'aeropittura - sulla quale il giudizio di Passoni è come abbiamo visto assai positivo - e soprattutto di sottolinearne la mai sopita attualità, accostando a tale scopo, nelle sale della galleria e nelle pagine del catalogo, le storiche opere dei «secondofuturisti» e i più recenti lavori di artisti giovani e meno giovani che - pur non avendo par- tecipato al movimento marinettiano - avevano quanto meno condiviso con esso il medesimo entu- siasmo per la tematica aerospaziale» . Di fatto, però, il curatore inizia la sua nota critica con una breve ma incisiva premessa di carattere sostanzialmente politico, volta a negare l'ancor invalsa i- dentificazione del Futurismo con il fascismo (o comunque - anche laddove non fosse possibile convincere il lettore dell imprecisione di quel diffuso luogo comune - a precisare che nel suo inte- resse per il movimento marinettiano non si esprimeva alcuna nostalgia per il regime fascista : e- videntemente, dobbiamo pensare che il socialista Passoni dovesse in qualche modo giustificare questa attenzione per il Futurismo, e che in ogni caso fosse bene chiarire in maniera netta e limpi- da che la sua fede antifascista era sicura (tanto più che all'inaugurazione - lo vedremo poi in un Posto questo, Passoni inizia a parlare più nel dettaglio dell aeropittura, e questa volta - a differen- za di quanto fatto due anni prima - non si limita a delinearne le caratteristiche e a ricostruirne le o- rigini, ma cerca anche di individuarne le ragioni profonde, e soprattutto tenta di accreditare «l'espe- rienza dell'aero-spazio» che ne è alla base addirittura quale «movente più interno e più importante di tutta l'esperienza futurista», giungendo addirittura a sostenere che la rivoluzione nella rappre- sentazione dello spazio-tempo che è caratteristica di tanta arte moderna non è un'intuizione cubi- sta, ma piuttosto un'innovazione futurista che viene mutuata dall'esperienza del volo . Per quanto ci riguarda, però, sono forse più interessanti le parole con cui Passoni praticamente conclude la sua presentazione:

Lo scopo finale di questa mostra è soprattutto quello d'aver cercato di dimostrare che a mio giudizio e in contrasto con altri colleghi, non è mai esistito un primo, un secondo e magari un terzo futurismo. Il movimento marinettiano, iniziato a Parigi con la pubblicazione del primo manifesto sul Figasic], il 20 febbraio 19 9, si è sviluppato secondo una linea di connes- sione storica sino agl'inizi della seconda guerra mondiale, negli anni quaranta, diviso da al- cune generazioni d'artisti abbastanza difficili da precisare, lasciando una grande eredità, che si è subito dopo immediatamente innestata nell esperienza dell'arte contemporanea, con una lezione di aggiornamento e di vitale significato.



Per la verità, da quanto Passoni scrive nelle pagine precedenti, il fatto che lo scopo della mostra sia quello di sottolineare la continuità senza cesure del movimento futurista non emerge affatto; comunque sia, ciò che maggiormente risalta è il fatto che rispetto alla mostra della Galleria Blu il curatore sembra aver decisamente cambiato posizione in merito alla annosa questione del 'Se- condo Futurismo': nel catalogo di quella rassegna, infatti, aveva scritto che



Il Futurismo italiano come è noto si sviluppò in fasi successive, divise da due generazioni d'artisti, abbastanza difficili da precisare. Il «Primo Futurismsi concluse all'incirca negli an- ni della prima guerra mondiale. Il «Secondo Futurismsi rese operante tra la fine del primo conflitto mondiale e tutti gli anni che seguirono sino alla seconda guerra mondiale



Questo cambiamento di prospettiva, che è già di per sé interessante, può peraltro anche essere visto come uno dei motivi della partecipazione alla mostra da parte di Benedetto, che viceversa - come abbiamo visto - non aveva fatto parte del drappello futurista nella mostra organizzata da Pa- lazzoli (a mio avviso, lo ricordo, per una divergenza circa le valutazioni sul Futurismo). In realtà, come ormai sappiamo, l'idea di Benedetto restava ancora ben più radicale di quella di Passoni, che pur avendo ormai optato per un'interpretazione 'continua' delle vicende del movimento, non era comunque ancora disponibile ad interpretare il Futurismo come una atemporale categoria dello spirito; tuttavia, questa sua nuova posizione segnalava comunque un passo in avanti verso le con- vinzioni di Benedetto, che per di più poteva essere assolutamente soddisfatto anche del fatto che la mostra intendeva mettere in evidenza - se non la continuità del Futurismo anche oltre la Libera- zione - quanto meno l'attualità sempre vitale dei principi su cui esso si basava, e ai quali anzi si ri- conosceva esplicitamente la capacità di innestarsi su altri rami dell'arte contemporanea contri- buendo a far crescere le nuove avanguardie. Infine, credo non possa essere sottovalutato il fatto che la prima sezione della mostra - ovvero quella dei futuristi 'storici' - non comprende solo opere realizzate da questi artisti entro i limiti cronologici del Futurismo individuati da Passoni (ovvero dal 1909 all'inizio della Seconda guerra mondiale), ma al contrario anche lavori decisamente più re- centi: Bruschetti, ad esempio, espone anche pezzi del 1959, del 1968 e del 1972, Dottori due lavo- ri del 1954 e del 1968, mentre Crali addirittura è presente solo con un quadro del 196 . Benedetto, dal canto suo, espone solamente Eliche innamorate, un dipinto del 1945; e devo dire che la data appare davvero simbolica e molto evocativa, e fa certo pensare che la scelta non sia stata casua- le

Una testimonianza di questo avvicinamento tra Passoni e Benedetto si può peraltro riscontrare nel- la presenza di una recensione della mostra - a firma del critico milanese - sulle pagine di «Futuri- smo-oggi», in un articolo che pur non sposando le posizioni della rivista dimostra come si fosse in- staurato se non altro un rapporto di amichevole collaborazione volta alla valorizzazione dell'aero- pittura . Un'altra recensione della mostra in cui è citata Regina compare su «La Prealpina» a fir- ma di Guido P. Conti ; tuttavia, l'articolo non è molto significativo, se non per lo sforzo che l'auto- re mette nello sgomberare completamente il campo del lettore da ogni pregiudizio politico sul Futurismo (forse, persino esagerando).


Nel 1973 Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller utilizzano L'Accademico di Regina per illustrare la loro raccolta Poeti del Secondo Futurismo Italiano ; in ottobre, inoltre, Regina è inserita da Lucio Ca- butti nel Dizionario essenziale del futurismo allegato al numero 33 di «BolaffiArte»

Il dizionario di Cabutti è l'ultimo testo in cui si scrive di Regina mentre è ancora in vita. La succes- siva segnalazione è infatti una breve nota pubblicata un anno più tardi su «La Martinella di Mila- no» , che dà notizia della scomparsa dell'artista:



È pure mancata, il 14 settembre, la signora Regina Bracchi, consorte del pittore Luigi Brac- chi, che fu per molti anni titolare nella Martinella della rubrica «Gallerie di Milano». Al caro amico e chiaro artista siamo affettuosamente vicini nel suo grande dolore.



Dopo quasi cinquant'anni, la carriera di Regina è infine terminata.




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