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Presentazione Lavoro di Ricerca
In questo senso va il lavoro di ricerca che propongo, studio analitico delle caratteristiche dei totalitarismi del XX secolo, con particolare attenzione alla propaganda e ai modelli economici degli stati totalitari.
Retorica e Oratoria alle origini della Propaganda
Uno degli strumenti più importanti dei regimi totalitari fu la propaganda politica, mezzo di informazione e persuasione collettiva. Attraverso l'arte, i giornali i cine-giornali i regimi autoritari riuscirono a raggiungere milioni di persone, intaccando fortemente la loro psiche. Grazie alla propaganda l'ideologia del partito diveniva verità assoluta, incontestabile profezia da accettare senza riserva. Alla base della propaganda totalitaria (ma della propaganda in genere) vi sono gli studi di retorica e oratoria ai quali fin dall'antichità veniva attribuita notevole importanza.
Tacito e le critiche all'impero di Domiziano
Mentre i libri bruciavano Goebbels dichiarava: «L'anima del popolo germanico potrà tornare ad esprimersi. Questi roghi non soltanto illuminano la fine di un'era: annunciano quella nuova».
« Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, mare scrutantur; si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit; soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre, trucidare, rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. »
La Propaganda
<<Nel senso comune, propaganda è distorsione della verità, manipolazione o cancellazione.(.)Dai suoi esordi, dunque, scopo della propaganda è creare e diffondere consenso intorno a una visione del mondo e a un insieme di credenze funzionali a un potere forte o a un gruppo di interessi. La finalità precipua della propaganda non è descrivere il mondo, ma giudicarlo, edificando un sistema del bene da contrapporre ad un sistema del male, (.) Non c'è propaganda senza censura. La censura riguarda ogni dato di fatto difforme dall'immagine di mondo che deve essere propaganda. La propaganda rendendo inaccessibile una porzione di mondo, agisce sul reale .>>*
Propaganda di Regime e informazione indipendente, Elisabetta Beussi)
Propaganda e Terrore alla base del Totalitarismo
Uno dei filosofi che più si interessò al ruolo della propaganda nei totalitarismi fu Hannah Arendt. Secondo la Arendt la propaganda aveva due fini:quello di persuadere gli strati di società non totalitarizzati (la classe media) e soprattutto quello della comunicazione al di fuori del contesto nazionale.
"Perché agiscono in un Mondo che non è totalitario, i movimenti totalitari sono costretti a servirsi di quella che è comunemente considerata propaganda. Ma tale propaganda si rivolge sempre ad una sfera esterna, gli strati non totalitari della popolazione in patria o i paesi stranieri"
<< Umiliazione Preventiva. Nei famosi sotterranei della GPU di Rostov sotto gli spessi vetro del marciapiede, i detenuti in attesa di interrogatorio erano costretti a sdraiarsi bocconi nel corridoio comune per diverse ore col divieto di sollevare la testa o emettere qualsiasi suono. Se ne stavano così, come maomettani in preghiera, fino a quando il secondino gli toccava una spalla e li portava all'interrogatorio.(.) Lo scopo era unico:indurre uno stato d'animo depresso >>
Il totalitarismo e gli intellettuali del tempo
Complicato fu il rapporto che Carlo Levi ebbe con il fascismo. Nel 1931 si unisce al movimento antifascista di "Giustizia e libertà", fondato tre anni prima da Carlo Rosselli. Per sospetta attività antifascista, nel marzo Levi si procurerà il primo arresto, e l'anno successivo, dopo un secondo arresto, fu condannato al confino nel piccolo centro lucano di Aliano Gagliano). Proprio dall'esperienza del confino nasce l'opera "Cristo si è fermato ad Eboli" un'opera in cui si denuncia la difficile situazione dei popoli del sud, in cui il progresso, le scoperte scientifiche, la stessa medicina sembrano non essere mai arrivate
<<a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte. - Noi non siamo cristiani, - essi dicono, - Cristo si è fermato a Eboli - >>
Nel libro di Carlo Levi è chiara l'idea che così come lo sviluppo non è mai arrivato nel sud, allo stesso modo non è arrivato il fascismo, il quale non è riuscito ad entrare nelle mentalità dei poveri contadini Lucani, nella mentalità del sud. Il fascismo si è fermato al centro, non è arrivato nelle periferie. (La stessa tesi che avrà Pasolini nel suo Acculturazione, acculturazione)
<<Oggi erano tutti fascisti, si sa. Ma questo non voleva dir nulla. Prima erano nittiani o salandrini, e risalendo nel tempo, giolittiani o antigiolittia-ni, della Destra o della Sinistra, per i briganti o contro i briganti, borbonici o liberali, e prima ancora, chissà. Ma questa era la vera origine: c'erano i galantuomini e c'erano i briganti, i figli dei galantuomini e i figli dei briganti. Il fascismo non aveva cambiato le cose.>>
<<Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile.>>
<< Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito>>
Non meno violenta fu la critica ai partiti che dopo la caduta dei totalitarismi, non crearono le condizioni per dare vita a quel nuovo Umanesimo da Montale tanto auspicato, ma favorirono l'avvento di una nuova e più completa società di massa.
Orwell e l'antiutopia dei regimi Totalitari
Possiamo cogliere in filigrana nel libro 1984 di Orwell una sintesi di cosa furono i regimi totalitari, di dove arrivava la loro spietata logica. Winston Smith, il protagonista del romanzo, unico scampato alle violenze psicologiche del partito (che aveva assoggettato attraverso la propaganda e il terrore l'intera umanità) attraverso l'isolamento e terribili torture viene completamente svuotato di ogni sentimento, di ogni facoltà umana. Smith arriverà ad accettare in pieno la volontà del partito, confessando di essere colpevole di un non ben precisato crimine. La brillante rappresentazione di Orwell descrive esattamente quanto accaduto in Germania e Russia prima e durante la II guerra mondiale; persone senza colpa, vittime di uno scellerato progetto di annullamento e livellamento umano, venivano condannate a torture atroci se non alla morte senza un reale capo d'accusa. Ciò che maggiormente stupisce è che molti di loro ammetteranno, prima della condanna, di aver commesso fatti a loro completamente estranei.
<<«Al futuro o al passato, a un
tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro
e non vivono soli a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non
può essere disfatto.
Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande
Fratello, dall'età del Bispensiero tanti saluti!>>
(G. Orwell)
Le scienze nell'età dei totalitarismi
La corrente elettrica: l'indispensabile risorsa del XX Secolo
Se il XIX secolo ha visto la realizzazione di molte scoperte sull'elettricità, il XX secolo può essere definito come il secolo dell'elettricità e, a partire dagli anni 1960 anche dell'elettronica
Comunismo e Capitalismo: due economie a confronto
L'unione sovietica comunista e l'economia capitalista del fascismo e del nazismo delineano una netta differenza tra le economie degli stai autoritari del XX secolo. Pur con metodi molto simili di autocrazia e gestione centralizzata, i regimi ebbero due economie molto differenti alla loro base. Da un lato vi era il fronte russo con una collaudata economia collettivista che uscita indenne dalla crisi del '29 non fece che avanzare e in alcuni casi superare quella liberista. Dall'altro Germania e Italia continuavano ad essere degli stati capitalisti, in cui venivano favoriti gli investimenti privati della borghesia (seppur con un deciso controllo da parte dello stato).
Dopo la crisi del '29, simbolo della disfatta del liberismo, tutti gli stati europei modificarono le loro economie, verso un impostazione fortemente keynesiana di intervento statale. La svolta verso la dottrina di Keynes, è un momento cruciale per l'economia del XX secolo, proprio questo cambio di vedute permise infatti al capitalismo di restare in vita e di imporsi all'economia comunista, che pure andava diffondendosi negli stati europei.
Un altro momento cruciale per l'economia è l'alleanza che Usa e Unione Sovietica attuarono per sconfiggere i regimi fascisti: fu l'unico momento in cui Capitalismo e Comunismo si allearono per combattere il nemico comune e salvare, di fatto, la democrazia:
<<Solo la temporanea e insolita alleanza del capitalismo e del comunismo, che si coalizzarono per autodifesa contro la sfida del fascismo, salvò la democrazia; infatti la vittoria sulla Germania Hitleriana fu ottenuta, e poteva soltanto essere ottenuta dall'Armata Rossa. Sotto molti riguardi il periodo dell'alleanza antifascista tra capitalismo e comunismo, costituisce il cardine della storia del nostro secolo, il suo momento decisivo>>*
Battuti i regimi fascisti, fu la guerra fredda a sancire la vittoria del capitalismo, della proprietà privata, degli interessi privati, della società del consumo. E fu proprio la vittoria del capitalismo a contribuire alla nascita dell'attuale globalizzazione economica. Le multinazionali, alla base della globalizzazione economica, sono un naturale prodotto dell'economia capitalista.
*E. Hobsbawm, Il secolo: Uno sguardo a volo d'uccello;Bur;
IL DIRITTO DURANTE E DOPO IL FASCISMO
Fondamentali, in un regime autoritario, sono le modifiche all'apparato legislativo. Durante il fascismo vennero applicate le famose "Leggi Fascistissime" le quali, di fatto, sancivano che:
il capo del governo doveva rispondere del proprio operato solo al re d'Italia e non più al parlamento, la cui funzione era così ridotta a semplice luogo di rappresentanza;
In garanzia di una ritrovata democrazia, andrà la costituzione italiana entrata in vigore il 1 Gennaio del 1948 la quale sancì come unico divieto la riorganizzazione del partito fascista, nonché elezioni democratiche per la futura repubblica.
È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile e nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
CONCLUSIONI
Le condizioni basilari per la nascita di un nuovo totalitarismo sono attualmente presenti e rispetto al passato sono anche maggiori. Se confrontiamo, infatti, la nostra società con quella di 50 anni fa (investita dai totalitarismi) possiamo facilmente accorgerci che vi è una sostanziale differenza: la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (tv, radio, internet).
<< Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Un giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata bruttata per sempre. >> *
L'unica nostra forma di difesa resta la cultura, unico metodo per sconfiggere qualsiasi imposizione, qualsiasi limitazione del nostro diritto di libertà. In questo senso vanno le parole di Leo Valiani:
<<Il nostro secolo prova, dunque, che la vittoria degli ideali di giustizia e uguaglianza è sempre effimera, ma, se si riesce a salvaguardare la libertà, si può, tuttavia, ricominciare da capo. (.) non bisogna disperare, neppure nelle situazioni più disperate>>
*P. Pasolini, Acculturazione, acculturazione, Corriere della Sera;
MATERIA: ITALIANO
Gabriele D'Annunzio e L'estetica Fascista
Tematiche Trattate
Gabriele D'Annunzio e il contesto storico;
La vita come opera d'arte;
Il Panismo;
L'Estetismo;
Il Superuomo;
Il Superomismo tra panismo ed estetismo;
D'Annunzio, Fiume e l'avvento del fascismo;
D'Annunzio e la visione del viaggio di Ulisse;
Collegamenti
La letteratura del '900 fra Decadentismo, Modernità e Realismo;
L. Pirandello e il decadentismo;
Marinetti e il futurismo;
Montale e la poesia Ermetica;
Primo Levi e il viaggio verso l'annientamento;
Testi Proposti
G. D'Annunzio; Il verso è tutto, da il Piacere, II, 1;
G. D'Annunzio; Meriggio, da Alcyone;
G. D'annunzio; L'incontro di Ulisse;
E. Montale; Primavera Hitleriana
Primo Levi; Prefazione, da Se Questo è un uomo;
Carlo Levi; Testo tratto da "Cristo si è fermato ad Eboli"
Pier Paolo Pasolini; 'Acculturazione e acculturazione'
TESTI
GABRIELE D'ANNUNZIO
Il verso è tutto, da il Piacere, II, 1;
La magia del verso gli soggiogò di nuovo lo spirito; e l'emistichio sentenziale d'un poeta contemporaneo gli sorrideva singolarmente. - «Il Verso è tutto.»
Il verso è tutto. Nella imitazioni della Natura nessun istrumento d'arte è più vivo, agile, acuto, vario, multiforme, plastico, obediente, sensibile, fedele. Più compatto del marmo, più malleabile della cera, più sottile d'un fluido, più vibrante d'una corda, più luminoso d'una gemma, più fragrante d'un fiore, più tagliente d'una spada, più flessibile d'un virgulto, più carezzevole d'un murmure, più terribile d'un tuono, il verso è tutto e può tutto. Può rendere i minimi moti del sentimento e i minimi moti della sensazione; può definire l'indefinibile e dire l'ineffabile; può abbracciare l'illimitato e penetrare l'abisso; può avere dimensioni d'eternità; può rappresentare il sopraumano, il soprannaturale, l'oltramirabile; può inebriare come un vino, rapire come un'estasi; può nel tempo medesimo possedere il nostro intelletto, il nostro spirito, il nostro corpo; può infine, raggiungere l'Assoluto. Un verso perfetto è assoluto, immutabile, immortale; tiene in sé le parole con la coerenza d'un diamante; chiude il pensiero come in un cerchio preciso che nessuna forza mai riuscirà a rompere; diviene indipendente da ogni legame e da ogni dominio; non appartiene più all'artefice, ma è di tutti e di nessuno, come lo spazio, come la luce, come le cose immanenti e perpetue. Un pensiero esattamente espresso in un verso perfetto è un pensiero che già esisteva preformato nella oscura profondità della lingua. Estratto dal poeta, seguita ad esistere nella coscienza degli uomini. Maggior poeta è dunque colui che sa discoprire, disviluppare, estrarre un maggior numero di codeste preformazioni ideali. Quando il poeta è prossimo alla scoperta d'uno di tali versi eterni, è avvertito da un divino torrente di gioia che gli invade d'improvviso tutto l'essere.»
Parton leggieri e pronti
Dal petto i miei pensieri.
Quasi sempre , per cominciare a comporre, egli aveva bisogno di un'intonazione musicale datagli da un altro poeta; ed egli usava prenderla quasi sempre dai verseggiatori antichi di Toscana. Un emistichio di Lapo Gianni, del Cavalcanti di Cino, del Petrarca, di Lorendo dè Medici, il ricordo d'un gruppo di rime, la congiunzione di due epiteti, una qualunque concordanza di parole belle e bene sonanti, una qualunque frase numerosa basta ad aprirgli la vena, a dargli, per così dire, il la, una nota che gli servisse di fondamento all'armonia della prima strofa.
Meriggio, da Alcyone;
A mezzo il giorno
sul Mare etrusco
pallido verdicante
come il dissepolto
bronzo dagli ipogei, grava
la bonaccia. Non bava
di vento intorno
alita. Non trema canna
su la solitaria
spiaggia aspra di rusco,
di ginepri arsi. Non suona
voce, se acolto.
Riga di vele in panna
verso Livorno
biancica. Pel chiaro
silenzio il Capo Corvo
l'isola del Faro
scorgo; e più lontane,
forme d'aria nell'aria,
l'isole del tuo sdegno,
o padre Dante,
la Capraia e la Gorgona.
Marmorea corona
di minaccevoli punte,
le grandi Alpi Apuane
regnano il regno amaro,
dal loro orgoglio assunte.
La foce è come salso
stagno. Del marin colore,
per mezzo alle capanne,
per entro alle reti
che pendono dalla croce
degli staggi, si tace.
Come il bronzo sepolcrale
pallida verdica in pace
quella che sorridea.
Quasi letèa,
obliviosa, eguale,
segno non mostra
di corrente, non ruga
d'aura.La fuga
delle due rive
si chiude come in un cerchio
di canne, che circonscrive
l'oblío silente; e le canne
non han susurri. Più foschi
i boschi di San Rossore
fan di sé cupa chiostra;
ma i più lontani,
verso il Gombo, verso il Serchio,
son quasi azzurri.
Dormono i Monti Pisani
coperti da inerti
cumuli di vapore.
Bonaccia, calura,
per ovunque silenzio.
L'Estate si matura
sul mio capo come un pomo
che promesso mi sia,
che cogliere io debba
con la mia mano,
che suggere io debba
con le mie labbra solo.
Perduta è ogni traccia
dell'uomo. Voce non suona,
se ascolto. Ogni duolo
umano m'abbandona.
Non ho più nome.
E sento che il mio vólto
s'indora dell'oro
meridiano,
e che la mia bionda
barba riluce
come la paglia marina;
sento che il lido rigato
con sì delicato
lavoro dell'onda
e dal vento è come
il mio palato, è come
il cavo della mia mano
ove il tatto s'affina.
E la mia forza supina
si stampa nell'arena,
diffondesi nel mare;
e il fiume è la mia vena,
il monte è la mia fronte,
la selva è la mia pube,
la nube è il mio sudore.
E io sono nel fiore
della stiancia, nella scaglia
della pina, nella bacca,
del ginepro: io son nel fuco,
nella paglia marina,
in ogni cosa esigua,
in ogni cosa immane,
nella sabbia contigua,
nelle vette lontane.
Ardo, riluco.
E non ho più nome.
E l'alpi e l'isole e i golfi
e i capi e i fari e i boschi
e le foci ch'io nomai
non han più l'usato nome
che suona in labbra umane.
Non ho più nome nè sorte
tra gli uomini; ma il mio nome
è Meriggio. In tutto io vivo
tacito come la Morte.
E la mia vita è divina
L'incontro di Ulisse;
Incontrammo colui
che i Latini chiamano Ulisse,
nelle acque di Leucade, sotto
le rogge bianche rupi
che incombono al gorgo vorace,
presso l'isola macra
come corpo di rudi
ossa incrollabili estrutto
e sol d' argentea cintura
precinto. Lui vedemmo
su la nave incavata. E reggeva
ei nel pugno la scotta
spiando i volubili venti,
silenzioso;e il pileo
èstile dei marinai
coprivagli il capo canuto,
la tunica breve il ginocchio
ferreo, la palpebra alquanto
l'occhio aguzzo; e vigile in ogni
muscolo era l' infaticata
possa del magnanimo cuore.
E non i tripodi massicci,
non i lebeti rotondi
sotto i banchi del legno
luceano, i bei doni
d' Alcinoo re dei Feaci,
né la veste né il manto
distesi ove colcarsi
e dormir potesse l'Eroe;
ma solo ei tolto s'avea l'arco
dall'allegra vendetta, l'arco
di vaste corna e di nervo
duro che teso stridette
come la rondine nunzia
del di, quando ei scelse il quadrello
a fieder la strozza del proco.
Sol con quell'arco e con la nera
sua nave, lungi dalla casa
d'alto colmigno sonora
d'industri telai, proseguiva
il suo necessario travaglio
contra l'implacabile Mare.
- O Laertiade- gridammo,
e il cuor ci balzava nel petto
come ai Coribanti dell'Ida
per una virtù furibonda
e il fegato acerrimo ardeva
- O Re degli Uomini, eversore
di mura, piloto di tutte
le sirti, ove navighi? A quali
meravigliosi perigli
conduci il legno tuo nero?
Liberi uomini siamo
e come tu la tua scotta
noi la vita nostra nel pugno
tegnamo, pronti a lasciarla
in bando o a tenderla ancora.
Ma, se un re volessimo avere,
te solo vorremmo
per re, te che sai mille vie.
Prendici nella tua nave
tuoi fedeli insino alla morte!-
Non pur degnò volgere il capo.
Come a schiamazzo di vani
fanciulli, non volse egli il capo
canuto; e l'aletta vermiglia
el pileo gli palpitava
al vento su l'arida gota
che il tempo e il dolore
solcato avean di solchi
venerandi. -Odimi- io gridai
sul clamor dei cari compagni
-odimi, o Re di tempeste!
Tra costoro io sono il più forte.
Mettimi a prova. E, se tendo
l'arco tuo grande,
qual tuo pari prendimi teco
ma, s'io nol tendo, ignudo
tu configgimi alla tua prua-.
Si volse egli men disdegnoso
a quel giovine orgoglio
chiarosonante nel vento;
e il folgore degli occhi suoi
mi ferì per mezzo alla fronte.
Poi tese la scotta allo sforzo
del vento; e la vela regale
lontanar pel Ionio raggiante
guardammo in silenzio adunati.
Ma il cuor mio dai cari compagni
partito era per sempre;
ed eglino ergevano il capo
quasi dubitando che un giogo
fosse per scender su loro
intollerabile. Io tacqui
in disparte, e fui solo;
per sempre fui solo sul mare.
E in me solo credetti.
Uomo, io non credetti ad altra
virtù se non a quella
inesorabile d'un cuore
possente. E ame solo fedele
io fui, al mio solo disegno.
O pensieri, scintille
dell'Atto, faville del ferro
percosso, beltà dell'incude!
Primavera Hitleriana, La bufera
Folta
la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l'estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.
Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch'esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s'è tramutata in un sozzo trescone d'ali schiantate,
di larve sulle golene, e l'acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.
Tutto per nulla, dunque? - e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l'orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell'orda (ma una gemma rigò l'aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell'avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani - tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio.
Oh
la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell'Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince -
col respiro di un'alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz'ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud
PRIMO LEVI
Prefazione, da Se questo è un uomo
Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli.
Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci2, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano3. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico»4. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero5. Ma quando questo avvie ne, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.
Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto, come intenzione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager. Il bisogno di raccontare agli «altri», di fare gli «altri» partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari: il libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore6. Di qui il suo
carattere frammentario: i capitoli sono stati scritti non in successione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di fusione è stato svolto su piano ed è posteriore. Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato7.
Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 9 dicembre 1973 - Garzanti 1975 'Acculturazione e acculturazione' (già sul 'Corriere della Sera' con il titolo 'Sfida ai dirigenti della televisione')
Molti lamentano (in questo frangente dell'austerity) i disagi dovuti alla mancanza di una vita sociale e culturale organizzata fuori dal Centro 'cattivo' nelle periferie 'buone' (viste con dormitori senza verde, senza servizi, senza autonomia, senza più reali rapporti umani). Lamento retorico. Se infatti ciò di cui nelle periferie si lamenta la mancanza, ci fosse, esso sarebbe comunque organizzato dal Centro. Quello stesso Centro che, in pochi anni, ha distrutto tutte le culture periferiche dalle quali, appunto, fino a pochi anni fa, era assicurata una vita propria, sostanzialmente libera, anche alle periferie più povere e addirittura miserabili.
Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la 'tolleranza' della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all'organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d'informazioni.
Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d'informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l'intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè, come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un 'uomo che consuma', ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.
L'antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l'unico fenomeno culturale che 'omologava' gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale 'omologatore' che è l'edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c'è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due Persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s'intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina).
Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d'animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i 'figli di papà', i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli.
Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l'hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l'analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari umiliati cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di 'studente'. Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo-borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piecolo-borghese, nell'adeguarsi al modello 'televisivo' che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale, diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio 'uomo' che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali.
La responsabilità della televisione in tutto questo è enorme. Non certe in quanto 'mezzo tecnico', ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.
Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. U giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata bruttata per sempre.
CARLO LEVI
Tratto dal libro "Cristo si è fermato ad Eboli"
La vita a Grassano era impossibile, e non c'era rimedio. Tutti ambiziosi, ladri, disonesti, violenti. Egli doveva assolutamente togliersi di qui: si moriva. Perciò aveva fatto domanda di andare volontario in Africa; e pazienza se tutto andrà in rovina. C'è poco da rimpiangere. - Giochiamo il tutto per il tutto, - mi disse, guardando lontano di fianco a me. - Questa è la fine, mi capisce? La fine. Se vincessimo, forse si potrà cam-biare qualcosa, chissà? Ma l'Inghilterra non lo permetterà. Ci spaccheremo la testa. Questa è la nostra ultima carta. E se ci va male - E qui un gesto, come a dire: è la fine del mondo. - Andrà male, vedrà. Ma non impor-ta. Cosí non si può piú continuare. Lei resterà qui qualche tempo. Lei è straniero alle nostre questioni, e potrà giudicare. Quando avrà visto che cos'è la vita in questo paese, mi dirà che avevo ragione -. Io tacevo, perché diffidavo. Ma dovevo poi riconoscere, nei giorni seguenti, che il tenente Decunto, anche se forse mi sorvegliava, era tuttavia sincero, e il suo pessimismo non era una finzione. Mi aveva preso in simpatia perché ero forestiero, e con me poteva sfogare i suoi risentimenti. Ogni volta che io salivo alla chiesa, in cima al paese, e mi fermavo, nel vento, a contemplare il paesaggio desolato, me lo vedevo comparire vicino, biondo e grigiastro come uno spettro, e senza guardarmi, mi parlava. Egli non era che l'ultimo anello di una catena di odi che risalivano per le generazioni: cent'anni, di piú, duecento, chissà, forse sempre. Egli partecipava di questa passione ereditaria. Non c'era nulla da fare, e se ne rodeva. Si erano odiati per secoli qui, e sempre si odieranno, fra queste stesse case, davanti agli stessi sassi bianchi del Basento e alle stesse grotte di Irsina. Oggi erano tutti fascisti, si sa. Ma questo non voleva dir nulla. Prima erano nittiani o salandrini, e risalendo nel tempo, giolittiani o antigiolittia-ni, della Destra o della Sinistra, per i briganti o contro i briganti, borbonici o liberali, e prima ancora, chissà. Ma questa era la vera origine: c'erano i galantuomini e c'erano i briganti, i figli dei galantuomini e i figli dei briganti. Il fascismo non aveva cambiato le cose. Anzi, prima, con i partiti, la gente per bene poteva state tutta da una parte, sotto una bandiera particolare, e distinguersi dagli altri e lottare sotto una veste politica. Ora non ci resta che le lettere anonime, e le pressioni e le corruzioni in Prefettura. Perché nel fascismo ci stanno tutti. - Io, vede, sono di una famiglia di liberali. I miei bisnonni sono stati in prigione, sotto i Borboni. Ma il segretario del fascio, sa chi è? È il figlio di un brigante. Proprio il figlio di un brigante. E tutti gli altri che gli tengono bordone, e che adesso comandano il paese, sono tutti della stessa risma.
MATERIA: LATINO
TACITO E L'IMPERO DI DOMIZIANO
Tematiche Trattate
Tacito e il contesto storico;
Vita e opere di Tacito;
Il concetto di storiografia in Tacito;
Tacito e il rapporto con l'impero;
Agricola (De vita et moribus Iulii Agricolae)
Collegamenti
Sallustio e la rappresentazione della crisi nelle Historiae;
Livio e il modello annalistico;
Testi Proposti
Proemio Agricola 1-3 (La fine dell'impero di Domiziano).
Agricola 30; (Discorso di Calgaco ai britanni).
*I testi sono presenti nel libro di testo.
Tesina: Modelli Economici e Propaganda Politica nell'età dei totalitarismi
MATERIA: GRECO
LISIA COME ESEMPIO DI RETORICA GIUDIZIARIA
Retorica e Oratoria;
Lisia e il genere giudiziario;
Per Eufileto, Lisia;
Testi Proposti
Prologo 1-8, "Per Eufileto", Lisia
MATERIA: STORIA
L'ETA' DEI TOTALITARISMI
Temi Trattati
La rivoluzione Russa del 1917;
L'avvento del Fascismo;
Hitler e il Nazismo;
L'URSS nell'era dello Stalinismo;
La seconda Guerra Mondiale;
Collegamenti
Hannah Arendt e Le Origini del Totalitarismo
MATERIA: FILOSOFIA
Hannah Arendt: Le Origini del Totalitarismo
Tematiche Trattate
Hannah Arendt e il contesto storico;
Filosofia come difesa della libertà;
Le origini del totalitarismo;
Cause del totalitarismo;
La nascita delle masse;
L'alleanza tra plebe ed élite;
La propaganda totalitaria;
Collegamenti
Il positivismo;
L'esistenzialismo;
Testi Proposti
Hannah Arendt, "Le origini del totalitarismo" (riduzione dal Capitolo XI)
Le Origini del Totalitarismo
Capitolo X: Il tramonto dell'età Classista
Le masse
"Nulla è caratteristico dei movimenti totalitari in genere, e della qualità della fama dei loro capi in specie, come la sorprendente rapidità con cui questi sono dimenticati e la sorprendente disinvoltura con cui sono sostitutiti."
"Dopo la prima guerra mondiale un'ondata totalitaria e semitotalitaria travolse il continente; movimenti fascisti si diffusero dall'Italia a quasi tutti i paesi dell'Europa () Eppure Mussolini, che tanto amava il termine << stato totalitario >>, non tentò di instaurare un regime totalitario in piena regola, accontentandosi della dittatura del partito unico."
"I movimenti totalitari trovano un terreno fertile per il loro sviluppo dovunque ci sono delle masse che per una ragione o per l'altra si sentono spinte all'organizzazione politica, pur non essendo tenute unite da un interesse comune e mancando di una specifica coscienza classista, incline a proporsi obiettivi ben definiti, limitati e conseguibili. Il termine << massa >> si riferisce soltanto a gruppi che, per l'entità numerica o per indifferenza verso gli affari pubblici o per entrambe le ragioni, non possono inserirsi in un'organizzazione basata sulla comunanza d'interessi, in un partito politico, in un'amministrazione locale, in un'associazione professionale o in un sindacato"
"Il livellamento delle condizioni dei sudditi è sempre stato una delle principali preoccupazioni dei despoti e dei tiranni fin dai tempi più antichi; ma un simile livellamento non è sufficiente per il regime totalitario, perchè lascia più o meno intatti certi legami non politici, come i vincoli familiari e gli interessi culturali comuni."
"L'atomizzazione della società sovietica venne ottenuta con l'abile uso di ripetute epurazioni, che invariabilmente precedevano l'effettiva liquidazione di un gruppo. Per distruggere tutti i legami sociali e familiari , le epurazioni venivano condotte in modo da minacciare della stessa sorte l'accusato e tutta la sua cerchia dai semplici conoscenti agli amici e ai parenti più stretti. La conseguenza dell'ingegnoso criterio della << colpa per associazione >> era che, appena un uomo veniva accusato, i suoi vecchi amici si trasformavano di colpo nei suoi nemici più accaniti;"
"I movimenti totalitari sono organizzazioni di massa di individui atomizzati e isolati, da cui, in confronto degli altri partiti e movimenti, esigono una dedizione e << fedeltà >>
incondizionata e illimitatata;"
"La << fedeltà >> totale è possibile soltanto quando è svuotata di ogni contenuto concreto, da cui potrebbero naturalmente derivare mutamenti d'opinione. I movimenti totalitari, ciascuno a modo suo, hanno fatto del loro meglio per sbarazzarsi dei programmi che specificavano punti concreti
e che essi avavno ereditato dalle fasi di sviluppo precedenti, non totalitarie."
La temporanea alleanza fra plebe ed élite
"Più che dall'incondizionata fedeltà dei militanti dei movimenti totalitari e dall'appoggio popolare goduto dai loro regimi, si rimane turbati dall'indiscussa attrazione che tali movimenti esercitano sull'élite."
"All'avversione dell'élite per la storiografia ufficiale, alla sua convinzione che la storia fosse il campo d'azione di ciarlatani si aggiungeva l'idea seducente e corruttrice della possibilità che falsità e menzogne. Purchè abbastanza grandi e ardite, venissero affermate come fatti indiscussi, che l'uomo fosse libero di cambiare a piacimento il proprio passato, che la differenza fra vero e falso, cessando di essere oggettiva, diventasse semplicemente una questione di potenza e astuzia, di pressione e ripetizione all'infinito. Non era affascinante la maestria si Stalin e Hitler nell'arte di mentire, ma la loro capacità di organizzare le masse in modo da tradurre le loro menzogne in realtà. Quel che dal punto di vista degli studiosi era semplicemente falso sembrava ricevere la sanzione della storia quando il movimento << avanzante nel futuro >> l'appoggiava, pretendendo di trarne ispirazione per le sue azioni << storiche >>.
La propaganda totalitaria
"Soltanto la plebe e l'élite possono essere attratte dall'impeto del movimento totalitario; le masse devono essere conquistate con la propaganda. Quando la lotta politica si svolge in condizioni normali, nel rispetto della costituzione e nella libertà d'opinioni, i movimenti totalitari possono usare solo in misura limitata il terrore e condividono con gli altri partiti la necessità di guadagnare aderenti e di apparire plausibili a un pubblico che non è ancora rigorosamente isolato dalle altre fonti d'informazione"
"Perchè agiscono in un Mondo che non è totalitario, i movimenti totalitari sono costretti a servirsi di quella che è comunemente considerata propaganda. Ma tale propaganda si rivolge sempre ad una sfera esterna, gli strati non totalitari della popolazione in patria o i paesi stranieri"
"In altre parole la propaganda è soltanto uno strumento, anche se forse il più importante, nei rapporti col mondo esterno; il terrore è invece la vera essenza del regime totalitario. Esso prescinde dall'esistenza di avversari o da fattori psicologici nella stessa misura in cui in un paese retto costituzionalmente le leggi non dipendono dalle persone che le violano."
"()Fu una preziosa << propaganda di forza >>, come ebbe a definirla un pubblicista nazista; fece vedere alla popolazione in genere che il potere dei nazisti era maggiore di quello delle autorità e che era più sicuro essere memebro di un organizzazione paramilitare nazista che essere un leale repubblicano. Tale impressione fu enormemente rafforzata dall'uso specifico che i nazisti facevano dei loro delitti politici. Essi li ammettevano pubblicamente()"
" L'insistenza della propaganda totalitaria sulla natura << scientifica >> delle sue affermazioni è stata paragonata a certe tecniche pubblicitarie che pure si rivolgono alle masse () Ma le analogie spesso sopravvalutate fra pubblicità e propaganda di massa si fermano qui.() La scientificità della propaganda totalitaria è caratterizzata dalla sua insistenza pressochè esclusiva sulla profezia,
mentre le vecchie forme di propaganda si richiamavano al passato."
"La scientificità della propaganda di massa ha invero svolto un ruolo così importante della politica moderna da essere interpretata come un sintomo di quell'ossessione per la scienza che ha caratterizzato il mondo occidentale a partire dall'ascesa della matematica e della fisica nel XVI secolo; così il totalitarismo appare soltanto come l'ultimo stadio di un processo durante il quale <<la scienza diventa un idolo capace di eliminare magicamente tutti i mali dell'esistenza e persino di trasformare la natura dell'uomo>>"
"La convinzione dei positivisti, ad esempio di Comte, che il futuro sia alla fine scientificamente prevedibile è basata sulla valutazione dell'interesse come forza onnipresente nella storia e sul presupposto che le leggi oggettive del potere possano essere scoperte. () Ma nessuna di tali concezioni (positivismo e socialismo) presume, come il totalitarismo, che sia possibile <<trasformare la natura dell'uomo>>. Al contrario, esse suppongono implicitamente o esplicitamente che la natura umana sia sempre la stessa, che la storia sia la vicenda delle mutevoli condizioni oggettive e delle reazioni umane a queste, e che l'interesse, giustamente inteso, possa condurre a un mutamento di condizioni, ma non a un mutamento di reazioni umane in quanto tali.
Lo << scientismo>> in politica presuppone ancora come un suo obiettivo il benessere umano, un concetto che è assolutamente estraneo al totalitarsimo."
"L'effetto propagandistico dell'infallibilità, lo straordinario successo conseguito atteggiandosi a semplici agenti-interpreti di forse prevedibili, ha incoraggiato nei dittatori totalitari l'abitudine di annunciare le loro intenzioni poetiche sotto forma di profezia. () La liquidazione (degli ebrei e delle purghe) veniva inquadrata in un processo storico in cui si faceva o subiva quel che, secondo leggi immutabili, doveva assolutamente verificarsi. Appena l'esecuzione delle vittime era compiuta, la <<profezia>> diventava un alibi retrospettivo: era semplicemente avvenuto quanto era già stato predetto."
MATERIA: DIRITTO ED ECONOMIA
Modelli Economici dei Sistemi Totalitari; Il diritto nell'era Fascista e Post-Fascista
Temi Trattati
Economia Politica;
Capitalismo e Comunismo;
La crisi del '29 e l'intervento dello Stato nell'Economia;
La Globalizzazione;
Il diritto nel Fascismo;
La Costituzione Italiana;
MATERIA: INGLESE
GEORGE ORWELL
«Al
futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini
sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli
a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.
Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande
Fratello, dall'età del Bispensiero tanti saluti!»
Tematiche Trattate
George Orwell;
George Orwell's Works;
1984 (Big Brother is wathcing you);
Utopia e Anti-utopia;
Testi Proposti
Chapter 1 from "1984" by George Orwell
Eric Blair was born in 1903 in Motihari, Bengal, in the then British colony of
India, where his father, Richard, worked for the Opium Department of the Civil
Service. His mother, Ida, brought him to England at the age of one. He did not
see his father again until 1907, when Richard visited England for three months
before leaving again until 1912. Eric had an older sister named Marjorie and a
younger sister named Avril. With his characteristic humour, he would later
describe his family's background as 'lower-upper-middle class.'
Soon after the outbreak of the Spanish Civil War, Orwell volunteered to fight
for the Republicans against Franco's Nationalist uprising. As a sympathiser of
the Independent Labour Party (of which he became a member in 1938), he joined
the militia of its sister party in Spain, the non-Stalinist far-left POUM
(Workers' Party of Marxist Unification), in which he fought as an infantryman.
In Homage to Catalonia he described his admiration for the apparent absence of
a class structure in the revolutionary areas of Spain he visited. He also
depicted what he saw as the betrayal of that workers' revolution in Spain by
the Spanish Communist Party, abetted by the Soviet Union and its secret police,
after its militia attacked the anarchists and the POUM in Barcelona in May
1937. Orwell was shot in the neck (near Huesca) on May 20, 1937, an experience
he described in his short essay 'Wounded by a Fascist Sniper', as
well as in Homage to Catalonia. He and his wife Eileen left Spain after
narrowly missing being arrested as 'Trotskyites' when the communists
moved to suppress the POUM in June 1937.
Orwell began supporting himself by writing book reviews for the New English
Weekly until 1940. During World War II he was a member of the Home Guard and in
1941 began work for the BBC Eastern Service, mostly working on programmes to
gain Indian and East Asian support for Britain's war efforts. He was well aware
that he was shaping propaganda, and wrote that he felt like 'an orange
that's been trodden on by a very dirty boot.' Despite the good pay, he
resigned in 1943 to become literary editor of Tribune, the left-wing weekly
then edited by Aneurin Bevan and Jon Kimche. Orwell contributed a regular
column entitled 'As I Please.'
In 1944 Orwell finished his anti-Stalinist allegory Animal Farm, which was
published the following year with great critical and popular success. The
royalties from Animal Farm provided Orwell with a comfortable income for the
first time in his adult life. From 1945 Orwell was the Observer's war
correspondent and later contributed regularly to the Manchester Evening News.
He was a close friend of the Observer's editor/owner, David Astor and his ideas
had a strong influence on Astor's editorial policies. In 1949 his best-known
work, the dystopian Nineteen Eighty-Four, was published. He wrote the novel
during his stay on the island of Jura, off the coast of Scotland.
Orwell died at the age of 46 from tuberculosis which he had probably contracted
during the period described in Down and Out in Paris and London. He was in and
out of hospitals for the last three years of his life. Having requested burial
in accordance with the Anglican rite, he was interred in All Saints'
Churchyard, Sutton Courtenay, Oxfordshire with the simple epitaph: Here lies
Eric Arthur Blair, born June 25th 1903, died January 21st 1950.
During most of his career Orwell was best known for his journalism, both in the
British press and in books of reportage such as Homage to Catalonia (describing
his experiences during the Spanish Civil War), Down and Out in Paris and London
(describing a period of poverty in these cities), and The Road to Wigan Pier
(which described the living conditions of poor miners in northern England).
According to Newsweek, Orwell 'was the finest journalist of his day and
the foremost architect of the English essay since Hazlitt.'
Contemporary readers are more often introduced to Orwell as a novelist,
particularly through his enormously successful titles Animal Farm and Nineteen
Eighty-Four. The former is considered an allegory of the corruption of the
socialist ideals of the Russian Revolution by Stalinism, and the latter is
Orwell's prophetic vision of the results of totalitarianism. Orwell denied that
Animal Farm was a reference to Stalinism. Orwell had returned from Catalonia a
staunch anti-Stalinist and anti-Communist, but he remained to the end a man of
the left and, in his own words, a 'democratic socialist'.
Orwell is also known for his insights about the political implications of the
use of language. In the essay 'Politics and the English Language', he
decries the effects of cliche, bureaucratic euphemism, and academic jargon on
literary styles, and ultimately on thought itself. Orwell's concern over the
power of language to shape reality is also reflected in his invention of
Newspeak, the official language of the imaginary country of Oceania in his
novel Nineteen Eighty-Four. Newspeak is a variant of English in which
vocabulary is strictly limited by government fiat. The goal is to make it
increasingly difficult to express ideas that contradict the official line -
with the final aim of making it impossible even to conceive such ideas. (cf.
Sapir-Whorf Hypothesis). A number of words and phrases that Orwell coined in
Nineteen Eighty-Four have entered the standard vocabularly, such as
'memory hole,' 'Big Brother,' 'Room 101,'
'doublethink,' 'thought police,' and 'newspeak.'
BIG BROTHER IS WATCHING YOU
Chapter 1
It was a bright cold day in April, and the clocks were striking thirteen.
Winston Smith, his chin nuzzled into his breast in an effort to escape the
vile wind, slipped quickly through the glass doors of Victory Mansions,
though not quickly enough to prevent a swirl of gritty dust from entering
along with him.
The hallway smelt of boiled cabbage and old rag mats. At one end of it a
coloured poster, too large for indoor display, had been tacked to the wall.
It depicted simply an enormous face, more than a metre wide: the face of a
man of about forty-five, with a heavy black moustache and ruggedly handsome
features. Winston made for the stairs. It was no use trying the lift. Even
at the best of times it was seldom working, and at present the electric
current was cut off during daylight hours. It was part of the economy drive
in preparation for Hate Week. The flat was seven flights up, and Winston,
who was thirty-nine and had a varicose ulcer above his right ankle, went
slowly, resting several times on the way. On each landing, opposite the
lift-shaft, the poster with the enormous face gazed from the wall. It was
one of those pictures which are so contrived that the eyes follow you about
when you move. BIG BROTHER IS WATCHING YOU, the caption beneath it ran.
Inside the flat a fruity voice was reading out a list of figures which had
something to do with the production of pig-iron. The voice came from an
oblong metal plaque like a dulled mirror which formed part of the surface
of the right-hand wall. Winston turned a switch and the voice sank
somewhat, though the words were still distinguishable. The instrument
(the telescreen, it was called) could be dimmed, but there was no way of
shutting it off completely. He moved over to the window: a smallish, frail
figure, the meagreness of his body merely emphasized by the blue overalls
which were the uniform of the party. His hair was very fair, his face
naturally sanguine, his skin roughened by coarse soap and blunt razor
blades and the cold of the winter that had just ended(.)
The telescreen received and transmitted simultaneously. Any sound that Winston
made, above the level of a very low whisper, would be picked up by it,
moreover, so long as he remained within the field of vision which the metal
plaque commanded, he could be seen as well as heard. There was of course
no way of knowing whether you were being watched at any given moment. How
often, or on what system, the Thought Police plugged in on any individual
wire was guesswork. It was even conceivable that they watched everybody all
the time. But at any rate they could plug in your wire whenever they wanted
to. You had to live--did live, from habit that became instinct--in the
assumption that every sound you made was overheard, and, except in
darkness, every movement scrutinized.
Winston kept his back turned to the telescreen. It was safer; though, as he
well knew, even a back can be revealing. A kilometre away the Ministry of
Truth, his place of work, towered vast and white above the grimy landscape.
This, he thought with a sort of vague distaste--this was London, chief
city of Airstrip One, itself the third most populous of the provinces of
Oceania. He tried to squeeze out some childhood memory that should tell him
whether London had always been quite like this. Were there always these
vistas of rotting nineteenth-century houses, their sides shored up with
baulks of timber, their windows patched with cardboard and their roofs
with corrugated iron, their crazy garden walls sagging in all directions?
And the bombed sites where the plaster dust swirled in the air and the
willow-herb straggled over the heaps of rubble; and the places where the
bombs had cleared a larger patch and there had sprung up sordid colonies
of wooden dwellings like chicken-houses? But it was no use, he could not
remember: nothing remained of his childhood except a series of bright-lit
tableaux occurring against no background and mostly unintelligible.
MATERIA: FISICA
L' ELETTRICITA'
Temi Trattati
Elettricità;
Fenomeni di Elettrizzazione;
Conduttori, Isolanti;
La legge di Coulomb;
Elettricità e materia;
Collegamenti
Matematica e Democrazia di Angelo Guerraggio*
Matematica
e Democrazia |
|
'La
Matematica e le forme politiche degli Stati I
matematici italiani e il regime fascista La
Matematica nell'URSS e nella Germania hitleriana Matematica,
scienza e potere politico |
Bibliografia
Libri di Testo
G. B. Squarotti - G. Genghini, Letteratura, Dal Decadentismo al Novecento, Einaudi Scuola;
G. Reale - D. Antiseri, Storia della filosofia. Dal romanticismo ai giorni nostri, Einaudi Scuola;
A. Roncoroni, La biblioteca dei classici, C.Sigonrelli ed.;
A.Giardina - G.Sabbatucci - V. Vidotto, Profili storici 3,Edizioni Laterza;
K. Brodey - F. Malgaretti, Focus on English and American Literature, Modern Languages;
M.Fazio - M. Montano, Corso di fisica, Mondadori;
L.E. Rossi, Storia e testi della letteratura greca,Le Monnier;
Lisia, Per Eufileto, Carlo Sigonrelli ed.;
V. Falletti- M. Maggi - A. Drezza, Manuale di Economia politica, Elemond;
P. Levi, Se questo è un uomo, Mondadori
Testi Proposti
H.Arendt, Le origini del totalitarismo, cap. XI, Einaudi;
E. Hobsbawm, Il secolo: Uno sguardo a volo d'uccello;Bur;
Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli, cap.4;Mondadori;
Solzenicyn; Arcipelago Gulag,L'istruttoria; Mondadori;
Saggistica
Elisabetta Beussi, Propaganda di regime e informazione indipendente;
Angelo Guerraggio; Matematica e Democrazia;
P. Pasolini, Acculturazione, acculturazione;
Sitografia
https://www.italialibri.net/
https://www.valsesiascuole.it/crosior/1_intertestualita/verlaine_poesia.htm
https://www.la-poesia.it/italiani/fine-1900/dannunzio/alcyone_23_meriggio.htm
https://www.valsesiascuole.it/crosior/1_intertestualita/d-annunzio_viaggio.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Goebbels
www.lager.it/propaganda.html
www.pennadoca.net/racconti/Billeri_storico_SedurreMasse.html
https://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/hitler2.htm
https://it.geocities.com/claupalm/Room1/meriggiare.html
https://balbruno.altervista.org/index-191.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Publio_Cornelio_Tacito
https://www.homolaicus.com/storia/antica/roma/impero.htm
Ricerche ed Immagini
https://google.it
|
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