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Economia ed ecologia




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ECONOMIA ED ECOLOGIA



"Le relazioni tra economia ed ecologia sono antiche e profonde.

Il punto di partenza è probabilmente costituito da Malthus, la cui teoria dei limiti posti dalla natura all'umanità è ancora molto influente. A partire da quel contributo, un ampio gruppo di economisti del secolo scorso ha analizzato il ruolo delle risorse naturali nei processi di sviluppo. Tra essi J.S.Mill dà l'avvio al trattamento moderno delle questioni ambientali, ponendo in luce gli usi alternativi dell'ambiente, fonte di risorse da sfruttare, ma anche supporto alla vita naturale e fonte diretta di benessere."[1]



Ma in realtà, l'Economia. dell'Ambiente, come corrente di pensiero e di intervento economico, ha radice negli anni '70, ed attinge a varie dottrine economiche divenendo essa stessa una sottodisciplina.

E' importante, però, rivedere le radici storiche  dell'economia dell'ambiente per poter apprezzare il dibattito e le diverse proposte sorte intorno questa disciplina: all'interno della ricerca scientifico-economica la tendenza alla preservazione e conservazione della natura è mutata insieme con l'evoluzione dell'umanità e dell'habitat naturale.

Molte delle idee degli economisti classici sono state reintrodotte nei dibattiti contemporanei sull'ambiente. Rilevanti sono le considerazioni di A.Smith, Malthus, Ricardo: caratteristica comune tra questi autori tanto diversi è la preoccupazione per il vincolo di scarsità delle risorse.[2]

Nel diciannovesimo secolo, le teorie economiche neoclassiche e le dottrine filosofiche umanistiche determinarono profondi cambiamenti nei modelli di pensiero economico.

Nell'analisi marxiana 'vi è un chiaro accenno al fatto che i sistemi naturali potrebbero costituire un limite alla riproduzione, come pure alla formazione economica e politica della società'

Il sistema di pensiero neoclassico, che si sviluppò a partire dal 1870, faceva riferimento ad un particolare modello della natura umana, quello dell'individuo razionale ed egoista. Ma tra i desideri di questo individuo non sono ancora compresi livelli elevati di qualità dell'ambiente.

Per esempio, dalle teorie neoclassiche essa trae il concetto di mercato che deve essere mantenuto;

L'esperienza storica degli anni '20 e '30, anni di disoccupazione di massa, portò alla formulazione della teoria economica keynesiana (che poneva in rilievo l'intervento dello Stato). Così, negli anni '50 la crescita economica tornò ad essere uno dei principali temi del dibattito e della ricerca economica: lo sviluppo causato dall'innovazione tecnologica sembrava offrire un progresso senza limiti.

Ma negli anni '60 l'inquinamento ambientale aumentò e divenne evidente: gli economisti riconsiderarono il problema della scarsità delle risorse in relazione ai possibili usi. L'effetto di impoverimento derivante dall'esaurimento delle risorse sarebbe stato contro bilanciato dai cambiamenti tecnici e dalla sostituzione di risorse non rinnovabili con altre più facilmente reperibili. 

A partire dagli anni sessanta si sono definite all'interno dell'ambientalismo alcune concettualizzazioni che forniscono il fondamento dell'emergente sottodisciplina dell'economia dell'ambiente.

Un tentativo di superare la contraddizione tra finitezza delle risorse e meccanismi di mercato , è quello che suggerisce un approccio interdisciplinare alle problematiche ambientali.

In un'ottica ambientale vi è un limite alla crescita rappresentato dalla disponibilità delle risorse e dalla stabilità degli ecosistemi; inoltre il problema ambientale ci ricorda che viviamo in condizioni di incertezza e nessuno può garantire la stabilità degli ecosistemi, né la piena sostituibilità delle risorse carenti. La realtà ambientale è molteplice, è una realtà complessa: i problemi devono cioè essere affrontati a livello interdisciplinare

Tra gli ambientalisti quattro tipi di 'visioni'  hanno alimentato la formazione dell'Economia dell'Ambiente.


1)TECNOCENTRICA (cornucopia estrema)

-si allo sfruttamento delle risorse

e al processo di crescita all'interno del mercato.

Valore strumentale della natura.


2)TECNOCENTRICA (accomodante)

-gestione e conservazione delle risorse scarse

Sviluppo sostenibile,

Scienze naturali applicate allo sviluppo economico

Definizione di benessere economico più ampia

Valore strumentale della natura.


3)ECOCENTRICA (comunitarista)

-preservazione delle risorse naturali

Vincoli macroambientali alla crescita economica

Valore intrinseco della natura: diritti delle creature


4)ECOCENTRICA (deep ecology)

-preservazione delle risorse

deindustrializzazione

uso sostanze organiche in agricoltura

introduzione della bioetica

Valore intrinseco della natura.


L'approccio antropocentrico più estremizzato definisce sfruttamento ed espansione con possibilità illimitate.

Questa posizione pone in primo piano il valore per l'uomo di ciò che può essere acquisito trasformando fisicamente il mondo non umano: cioè la crescita economica, il progresso economico.

Un approccio meno radicale è quello definito 'conservazione e sviluppo delle risorse': il valore delle risorse è solo strumentale, condizionato cioè da quello che l'uomo può trarre da esse. In tale modello vi sono limiti alla crescita materiale, ma sono dovuti solo alla necessità di evitare l'esaurimento delle stesse nel lungo periodo.

Ultimo approccio antropocentrico è quello della preservazione delle risorse in cui la necessità di preservare le risorse naturali è legata agli specifici vantaggi che l'uomo può trarre da esse: sono importanti dal punto di vista ricreativo; come fonte di piacere estetico e di ispirazione spirituale; come riserva di diversità genetica. Infine vi è la posizione ecocentrica che rifiuta l'approccio all'ambiente in termini esclusivamente strutturali per riconoscere ad esso un valore intrinseco, svincolato dal valore d'uso.

La posizione ecocentrica nella sua accezione più estrema è detta  ' DEEP ECOLOGY' : essa sostiene l'attuazione di un sistema economico basato su un uso minimo delle risorse, promuove la deindustrializzazione e una agricoltura biologica o naturale.

"Nella letteratura tradizionale, a partire da Pigou, le esternalità ambientali consistevano in fenomeni limitati nello spazio e nella gravità delle conseguenze. Con pochissime eccezioni, i nuovi fenomeni ambientali hanno invece scala macroeconomica, coinvolgono più paesi o addirittura continenti e la loro soluzione non è logicamente separabile dall'andamento delle variabili macroeconomiche e demografiche.



Il sistema economico tende ad una continua crescita, grazie alla innovazione tecnologica che assicura un progresso senza limiti; ciò avviene oggi in maniera sproporzionata alle possibilità di ricostituzione delle risorse ambientali, che non hanno un valore economico! [5]

La sfida più grande e più importante per la teoria economica deriva dai problemi di esternalità internazionali in un ambiente gestito come 'risorsa comune'.

L'Economia dell'ambiente non rinuncia ai parametri dell'efficienza economica e del massimo beneficio, anzi, per gli autori Turner e Pearce,  l'approccio economico rimane di tipo tradizionale, affrontato però da una prospettiva che rivaluta il profilo etico e politico dell'ambiente naturale e dell'ereditarietà ambientale.

(Essi per gran parte affrontano il tema dello sviluppo sostenibile).

La dimensione internazionale o globale dei fenomeni ambientali ha spiazzato gran parte della letteratura tradizionale sulle esternalità in campo ambientale; inoltre i tentativi di valutare gli effetti perversi dello sviluppo dal punto di vista economico sono ancora all'inizio, e sono principalmente fondati su modelli macro-econometrici tradizionali o stime ingegneristiche.

Il degrado ambientale è caratteristica comune di tutti i paesi del mondo, al di là dei loro sistemi politici e del minore-maggiore grado di sviluppo industriale.  Ciò è dovuto anche al fenomeno di interdipendenza globale tra crescita economica e sistema ambientale. Il 'problema degrado ambientale' si pone al confine tra sistema economico e sistema naturale, per cui l'Economia dell'Ambiente abbraccia un'ampia gamma di discipline che va dalla biologia alla politica

"Alla fine degli anni '60 l'umanità prende coscienza che lo sviluppo che sta perseguendo non è sostenibile dalla natura e che il degrado ambientale rende invivibile città e campagne. Di conseguenza l'economia ha come quadro di riferimento l'ecologia.

Nel 1970 la società a maggiore sviluppo industriale, quella degli USA, prende coscienza che lo sviluppo imposto dal capitalismo non è sostenibile dall'ambiente e che si rischia di rendere il pianeta invivibile e di arrestare il progresso per la non disponibilità di risorse rinnovabili. Viene emanata una legge federale, la NEPA, che obbliga ad introdurre la componente ambientale nelle scelte dello sviluppo socio-economico. La procedura che applica la norma è la  Valutazione dell'Impatto Ambientale (VIA), che precede, accompagna e segue la progettazione di opere e servizi che comportano modifiche alle condizioni naturali."

Già nella 'età dell'oro' i danni all'ecosistema sono tali da non poter essere ignorati, ma il dibattito sui limiti della crescita economica decolla in seguito alla pubblicazione nel 1972 del rapporto sullo stato di salute del mondo redatto dal 'Club di Roma'

"In Europa solo 15 anni più tardi la CEE emana la Direttiva n° 337/85 che rende obbligatoria per gli Stati membri la procedura di VIA per i progetti pubblici e privati, con grande capacità di modificare l'ambiente, lasciando alle varie Nazioni e Regioni di estendere tale procedura preventiva agli altri progetti, con minori capacità di alterazione ambientale.

Il ' vertice della terra ' riunito a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992, è andato oltre questa concezione sul 'sviluppo compatibile' e ha indicato nell'Agenda 21 come scopo di tutti i progetti la realizzazione di uno sviluppo sostenibile dall'ambiente ed il mantenimento della biodiversità, che con l'ambiente è la componente essenziale, per assicurare il permanere degli ecosistemi che formano la biosfera. Queste direttive delle Assemblee internazionali evidenziano che la società postmoderna ha preso atto dei guasti prodotti dalla società industriale moderna, guidata dai dogmi dell'Illuminismo, del Materialismo ed in Economia dal Capitalismo.

La Conferenza del Cairo del 1994 sul contenimento dello sviluppo demografico si è conclusa con un documento che invita alla procreazione cosciente, ma anche al riequilibrio della circolazione delle conoscenze e delle risorse tra il Nord e il Sud del pianeta, perché lo sviluppo non solo sia compatibile con l'ambiente, ma sia fruibile da tutti. "[7]

Negli anni '60 il Movimento Ambientalista interessava solo i paesi più industrializzati del Nord[8] quelli ancora in via di sviluppo ritenevano un lusso trovare una soluzione al problema ambientale, finché nel '72 con la Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente venne varato un Programma per l'Ambiente nell'ambito delle Nazioni Unite.

Negli ultimi anni, soprattutto in Europa, l'azione legislativa è divenuta più attenta e più severa nei confronti del problema ecologico accrescendo anche in quest'ambito il divario tra i paesi ad industrializzazione avanzata e i paesi in via di sviluppo.

In particolare l'analisi economica del diritto ambientale può avere come punto di riferimento lo scritto di Coase del 1960:

'This paper is concerned with those actions of business firms which have harmful effects on others. The standard example is that of a factory, the smoke of which have harmful effects on those occupying neighbouring properties' ('Questo studio si occupa di quegli atti di società commerciali che hanno effetti nocivi su altri. L'esempio standard è quello di una industria le cui emissioni di fumo hanno effetti nocivi su coloro che occupano proprietà vicine.'[9]

Sebbene proprio i rischi connessi con la crescita economica stanno cambiando, a livello sociale, istituzionale e scientifico, il modo in cui viene percepita l'innovazione tecnologica e lo sviluppo economico una linea comunemente condivisa dai paesi più o meno industrializzati non è ancora disponibile.

"..Il consenso sulla contenibilità della questione ambientale all'interno di un quadro concettuale tradizionale ha in realtà caratterizzato tutta la storia dell'economia dell'ambiente, al punto che le poche voci critiche stanno da qualche tempo cercando di collocarsi anche sul piano terminologico in un altro contenitore: l'Economia ecologica. Questa vuole essere una disciplina trasversale, capace di attingere da e di coinvolgere le diverse scienze che affrontano le infinite sfaccettature della questione ambientale, per individuare un nuovo paradigma, capace di ricostruire un equilibrio di lunga durata fra l'economia dell'uomo e l'insieme del mondo vivente."

A Kyoto nel dicembre del1997, alla conferenza internazionale sul clima, per la prima volta centocinquanta paesi hanno cercato di raggiungere un accordo per ridurre le emissioni dei gas che producono "l'effetto serra", ritenuto il problema ambientale di più urgente soluzione, per le conseguenze che esso porta.



Troppo diversi e troppo egoistici erano gli interessi in gioco e l'intesa raggiunta può essere considerata solo un risultato parziale.

"A Kyoto i paesi anglosassoni, ricchi di spazio e scarsi di popolazione, hanno proposto un piano di massiccio rimboscamento: se la terra ha tanti polmoni verdi, le foreste funzionano come una spugna e assorbono l'eccesso di anidride carbonica. (.) E' un'idea irrealizzabile in India e in molti altri paesi asiatici, densi di popolazione e poveri di terreni agricoli."[11]

Altra soluzione ipotizzata è quella elaborata dal Max Planck Institut, che sostanzialmente mette la tecnologia al sevizio della "esigenze ecologiche" , dimostrando che si può coniugare competitività economica e valori ambientali.

Tuttavia, i trentotto paesi più industrializzati si sono impegnati, con un documento finale, a ridurre, entro il 2012, le emissioni dei gas responsabili dell'effetto serra e del buco nell'ozono. Per i paesi industrialmente più arretrati, la soglia di una riduzione del 5% rispetto ai valori delle emissioni del 1990 non costituisce un vincolo, ma uno stimolo.

Dunque per ridurre l'inquinamento atmosferico ci sono essenzialmente due strade: rimuovere drasticamente ciò che inquina, oppure utilizzare i progressi della tecnologia.

Ma per evitare che in entrambi i casi qualsiasi risoluzione si trasformi in colonialismo dei paesi ricchi nei confronti dei paesi poveri, ancora una volta entrano in gioco i valori di solidarietà, condivisione, bene comune.





D.Siniscalco, L'Ambiente Globale tra interdipendenza e incertezza in Economia e Ambiente op. cit p. 33


vedi Malthyus in I.Musu p. 68

per un ulteriore approfondimento si rimanda all'opera di Pearce & Turner Economia delle risorse naturali e dell'ambiente Cap. I

Pearce & Turner, op. cit. p. 22

Pearce & Turner, op. cit. p. 41

A proposito vedi A.Smith, La ricchezza delle Nazioni p. 75

G.Giaccone, Una politica per l'ambiente.  Prospettive 12, 9-12 CT '96


ibidem

Fra i primi ambientalisti europei i verdi -grunen- spuntarono a Berlino, Amburgo, Brema e Hannover sul finire degli anni '70. Nel 1983 entrarono al Bundestag di Bonn. Negli anni successivi gruppi simili si diffusero in Italia e in altri paesi

Coase, R.H. 1990 p.95-96 cit. in Analisi economica del diritto e ambiente, di E.Di Giulio, Studi, Ricerche e Documenti 1-97 Scuola Superiore E.Mattei p.13

M.Bresso, Riflessioni su un quarto di secolo dell'economia dell'ambiente: strumenti di analisi e questioni teoriche aperte. In Musu, Economia e ambiente, il Mulino Bologna '91

A cura di A.Vico, Se la terra si scalda troppo. Sta in Madre , maggio 1998

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