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Freud e la "terza ferita narcisistica"




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Freud e la "terza ferita narcisistica"


Il nome di Sigmund Freud è indissolubilmente legato alla "psicoanalisi", una nuova forma di scienza che gradualmente si affermò a partire dai primi del Novecento dopo aver incontrato inizialmente dure resistenze. Queste avversioni nascono dal fatto che la teoria freudiana è totalmente rivoluzionaria, abbatte secolari certezze ben radicate nel "senso comune" dell'uomo e restituisce un'immagine dell'umanità completamente nuova e sicuramente, per certi aspetti, meno "lusinghiera".


Sigmund Freud


"L'io non è padrone in casa propria"


Perché Freud parla di "terza ferita narcisistica?" Per "ferita narcisistica" egli intende un "attacco" all'amore di sé che l'umanità possiede da sempre, e all'arbitraria convinzione dell'uomo di essere una specie "eletta" e in qualche modo "superiore" e di natura "spirituale". La prima ferita si ebbe con la scoperta dell'eliocentrismo da parte di Copernico, il quale dimostrò all'uomo di non essere al centro dell'universo. La seconda, invece, fu inferta da Darwin, che con l'evoluzionismo fece comprendere all'umanità di essere solo un prodotto dell'evoluzione e di derivare, come tutti gli altri animali, da organismi più semplici. E Freud? Egli rese l'uomo consapevole di non essere totalmente cosciente del proprio io, ma di avere una parte della propria psiche completamente oscura e indipendente dalla propria volontà. Questa zona della nostra mente prende il nome di "inconscio": qui si trovano tutte le nostre pulsioni più segrete, nonché ricordi e desideri che vengono "censurati" dalla coscienza in quanto non conformi ad un nostro modello ideale al quale aspiriamo né ai valori della società in cui viviamo. L'inconscio è totalmente svincolato dal nostro controllo, anzi, è lui spesso a condizionarci nei pensieri e nei comportamenti. La "resistenza" che la coscienza oppone all'affiorare dell'inconscio si indebolisce solo durante il sonno: il sogno, infatti, non è altro che un'esternazione dei contenuti rimossi della nostra psiche, che però vengono completamente trasformati fino ad assumere, spesso, un carattere di irrazionalità. Qui entra il gioco lo psicanalista, che interpretando un sogno può svelare alla coscienza del paziente i suoi pensieri più nascosti, facendo in modo che, tramite un processo per così dire "catartico", il paziente stesso possa guarire dalla sua nevrosi.

La struttura della psiche


Freud non parla solo genericamente di inconscio, ma da una descrizione più articolata della mente umana.. Egli in particolare ritiene che essa sia suddivisa in Es, Io e Super-Io:

  • Es: è la parte nascosta della nostra psiche, cioè l'inconscio. Come si è detto prima qui si stratificano tutti i ricordi rimossi dalla coscienza, ma non solo. L'Es, infatti, è il luogo delle pulsioni e dei desideri: non ci sono valori come il bene e il male, non ci sono logica e razionalità e nemmeno legami con lo spazio e il tempo. L'unica regola presente è il "principio di piacere", in base al quale l'Es preme affinché tutte le pulsioni vengano soddisfatte continuamente e senza compromessi.
  • Super-Io: questa zona della psiche è in netta opposizione con l'Es, ma come quest'ultimo è indipendente dalla coscienza (anche se per certi aspetti non totalmente). La sua funzione è quella di osservare la nostra vita, di dare delle direttive, di giudicare e anche di punire. Il Super-Io cerca di farci diventare uguali ad un modello ideale presente nella nostra mente. Questo modello in parte lo creiamo noi stessi, ma perlopiù è il frutto dell'educazione ricevuta da genitori ed educatori. In altre parole, il Super-Io cerca di inibire le pulsioni irrazionali dell'Es, che sono sempre difformi da questo modello ideale.
  • Io: è l'unica parte della mente sottoposta alla nostra volontà, anche se non completamente. Il suo scopo è quello di stabilire una relazione con il mondo esterno e con gli altri, ma anche quello di mediare le due istanze contrapposte di Es e Super-Io. In questo senso l'Io è "servo di tre padroni": l'Es, che lo spinge a cercare il piacere; il Super-Io, che gli impone determinati atteggiamenti; la società, in cui sono presenti valori e modi di comportarsi prestabiliti e imprescindibili. L'Io è razionale, ma questa razionalità è in un certo senso solo apparente, perché ha come scopo quello di mascherare e di mediare le diverse istanze presenti nella psiche. Qui vige il "principio di realtà", secondo cui l'Io è disposto, se le circostanze lo richiedono, a rinunciare momentaneamente al piacere rimuovendo le pulsioni dalla coscienza. Ciò si scontra con il principio di piacere: se l'opposizione non trova un compromesso allora scatta la "nevrosi", i cui sintomi per Freud non sono altro che manifestazioni delle pulsioni rimosse che cercano altre vie per emergere.

Da ciò si capisce come non esista, in realtà, un confine netto e "qualitativo" tra normalità e patologia: l'unica differenza sta nel diverso modo di reagire alla dialettica Es/Io.


Il celeberrimo lettino dello studio di Freud sul quale si sdraiavano i pazienti per essere analizzati


La sessualità. Come l'infanzia perde la sua "innocenza"


Un altro punto "caldo" della teoria freudiana è quello relativo alla sessualità. Innanzitutto bisogna precisare cosa si intende per "sessualità": questa, per Freud, non è legata solo al piacere sessuale vero e proprio, ma più in generale si identifica con la libido, cioè con un "energia psichica" che preme per soddisfare pulsioni e desideri. Gli "obbiettivi" della libido, quindi, possono prescindere dal piacere propriamente "genitale": ne consegue che anche bambini ancora non sviluppati possiedono una loro sessualità. Il bambino, infatti, cerca di stimolare zone del proprio corpo dette "erogene" in modo da provare piacere: ovviamente tali zone non saranno i genitali, che ancora non sono formati del tutto. Su questo passaggio Freud fu aspramente criticato, perché egli di fatto negava il carattere asessuato e "innocente" dell'infanzia. La sessualità, secondo Freud, attraversa diverse fasi durante la crescita di un individuo:

Fase orale: è quella caratteristica di un neonato, che trova piacere nella suzione del latte dal seno materno.

Fase anale: questo passaggio si ha negli anni successivi; il bambino, che ora è in grado di controllare gli sfinteri, si compiace della soddisfazione dei genitori.

Queste due prime fasi sono caratterizzate dal "complesso di Edipo": proprio come l'eroe mitologico, il bambino è attratto dal genitore di sesso opposto e prova avversione nei confronti dell'altro. Per passare alle fasi successive è necessario superare questo complesso, altrimenti in età adulta l'individuo andrà incontro a gravi disturbi.

  • Fase di latenza: subentra verso i 10-12 anni circa nel momento in cui si supera il complesso di Edipo. Il bambino in questi anni abbandona momentaneamente le pulsioni di natura "fisica" per dedicarsi ad altre attività. La libido, quindi, cambia la propria meta: in altre parole viene "sublimata" e indirizzata verso domini quali l'arte, la scienza, lo sport. Questa "sublimazione" continuerà in età adulta.
  • Fase genitale: si ha a partire dalla pubertà; qui l'individuo indirizza nuovamente la libido verso il piacere, che questa volta coincide di fatto con quello legato alla sfera genitale.

In ultima analisi, si può dire che questi due concetti chiave della teoria di Freud (struttura della psiche e sessualità) hanno effettivamente distrutto idee millenarie che l'uomo si era fatto di sé, e che oramai appartenevano stabilmente al "senso comune".






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