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Storia della Sardegna




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Storia della Sardegna


























le prime leggende









Sulle popolazioni più antiche della Sardegna si raccontano varie leggende:


I primi ad arrivare in Sardegna furono i Shardana , un popolo di navigatori del Mediterraneo provenienti dalla Libbia. Li guidava il Re Sardus da lui la Sardegnaderivò il proprio nome


Un'altra leggenda ci dice che la città di Nora, la più antica dell'isola fu fondata dallo spagnolo Norace che avrebbe raggiunto la Sardegna attraverso le isole Baleari. Da questi emigrati sarebbero discesi i Balari.


Un terzo gruppo di colonizzatori arrivarono dalla Grecia e fondarono le città di Cagliari e Olbia. I loro discenti sono chiamati Iliesi.




















Perchè la Sardegna perchè la Sardegna solo nel neolitico?








Mentre in tutta l'Italia sono state trovate numerose tracce dell'uomo paleolitico, in Sardegna l'unica traccia del periodo paleolitico e la grotta di "ziu Santaro" a Dorgaliu. Un gruppo di uomini sarebbero arrivati in Sardegna provenienti dalla penisola attraverso il Mar Tirreno che si era abbassato di 95 m. per il diffondersi di una vasta glaciazione. Quando il disgelo fece risollevare il livello del mare e la Sardegna ridivenne una terra isolata, gli uomini che vi erano approdati si

estinsero e scomparvero misteriosamente.

Quindi possiamo dire che la Sardegna pur essendo una fra le terre più antiche del mediterraneo è stato abitato stabilmente solo nel neolitico. Ci sono vari motivi :

La Sardegna è un'isola ed è distante dalla penisola 190 km.

Le caste della Sardegna sono per la maggior parte alte, rocciose e prive di parti naturali. Le imbarcazioni erano fatte di tronchi di alberi e non erano resistenti per lunghe distanze.

La Sardegna non aveva nessuna importanza economica e commerciale.




























neolitico neolitico medio neolitico

antico     o cultura di o cultura

Bonoighinu di ozieri

o di San

Michele





















La Sardegna è stata abitata stabilmente nel periodo neolitico. I primi resti dei neolitici sono stati scoperti nelle seguenti località:

Isolotto di Santo Stafano (tra la Madalena e Caprera)

Isola Tavolara (Olbia)

Grotta della volpe presso Alghero (sono stati ritrovati una quarantina di scheletri umani)

Monte Maiore (Tiesi)

Monte Albo

Monte Arci

Grotta di Sant'Elia (Cagliari)




























Dagli studi sugli scheletri trovati nella grotta di Alghero si deduce che i neolitici avessero una statura media sul metro e 63 e un'alimentazione a base di cibi crudi, ricca di vitamine ma scarsa di zuccheri .Questo si deduce dal fatto che le carie erano un fatto molto raro, invece si aveva una notevole usura dei denti.

la vita media era sui 30-35 anni, la vita delle femmine era più breve di quella dei maschi, così che il numero dei maschi superava quello delle femmine nella proporzione di 2 a 1.







































Gli uomini del neolitico antico vivevano nelle grotte dove, a volte, sepellivano anche i defunti.

Praticavano la caccia, la pesca e primordiali forme di agricoltura. Lavoravano e commerciavano l'ossidiana. Costruivano oggetti rudimentali di pietra e di terracotta rozzamente decorata. Vivevano in piccoli gruppi nelle zone costiere o nelle pianure solcate dai fiumi, mai troppo lontano dal mare.

Nel neolitico medio intorno al 3.700 a.C.si ha traccia di gruppi umani più evoluti che conoscono la coltivazione del grano e l'allevamento di buoi, pecore, capre.

Le ceramiche erano decorate e colorate di nero e di grigio.

Questa cultura viene chiamata di Bonoighinu, dalla località presso Mora dove gli scavi hanno restituito una grande quantità di materia archeologica.

Intorno al 3.000 a.C. si sviluppa la cultura di Ozieri così chiamata dalla grotta di S. Michele che ha conservato numerosi resti. Sorgono i primi villaggi e si costruirono capanne in paglia e tronchi con la base in pietra. L'agricoltura più perfezionata consente un'alimentazione più ricca e varia. In questo periodo nasce il senso del divino e si costruiscono i primi templi.

Intorno al 2.000 per l'arrivo di nuove popolazioni, provenienti dall'europa, la cultura di Ozieri assume forme nuove più grandi e più guerresche. Sono stati ritrovati numerosi coltelli e frecce costruiti con i mantelli.






















I neolitici Sardi erano attivati dal Monte Arci, distante solo 10 km dal mare, per la presenza di una grande quantità ciottoli di ossidiana, una roccia dura e resistente da cui i neolitici ricavavano armi e vari strumenti.

Sono stati scoperti presso il Monte Arci 4 giacimenti di ossidiana, 10 centri di raccolta, 232 stazioni e centri di lavorazione. La produzione era telmente abbondante da commerciarla non solo in Sardegna ma anche in Corsica, Licuria e Provenza.

Fu l'ossidiana a far conoscere la Sardegna nel mediterraneo occidentale e a invogliare i colonizzatori dell'età del rame a visitarla.
































Gli antichi Sardi erano politeisti e praticavano una religione naturalistica, cioè adoravano le forze della natura. Avevano anche il culto degli antenati.

Le principali divinità erano la Gran Madre e Dio Toro. La Gran Madre era la Dea della felicità e della maternità e veniva raffigurata con statuine in pietra o terracotta in forma di donna nuda stilizzata. Il simbolo del Dio Toro (la testa o le corna) veniva scolpito sulle pareti delle Domus de Janas.

Ambedue la divinità erano anche rappresentate dai menhir, grosse pietre inflisse nel terreno, la più alta (6,50) si trova a mammaiada. Rimangono in Sardegna 250 menhir. Il tempio più importante è quello di Monte Accaddi (Sassari) fatto con terra di riporto sostenutoda muri in pietra senza alcun

legamento. E una zigurat che ha la base a tronco di piramide (alto 6 m) e una 2° torre (alta 4 m) dove i sacerdoti celebravano i riti religiosi sacrificando animali.





























Le tombe delle popolazioni prenuragiche si sono conservate sino a oggi: sono le Domus de Janas, in cui appaiono scolpiti o dipinti nella roccia i simboli del Dio o della Dea Madre.

Secondo una vecchia credenza popolare, le Domus de Janas sarebbero abitazioni di fate o di streghe; in realtà si tratta di grotte naturali o artificiali scavate nella roccia tenera dove i protosardi seppellivano i loro morti. Esistono in Sardegna circa 2500 Domus de Janas; le più interessanti sono quelle di Alghero "Anghelu Ruiu", e quello di Bonorva "Sant' Andrea Priu". La tomba era concepita come casa del defunto perciò in essa erano rappresentati in rilievo tavoli e sgabelli e metevano tutto il corriedi di vasi, armi, strumenti, collane,etc. che doveva permettere al defunto di continuare a vivere nell'oltre tomba come era abituato nelle vita vera.

Oltre che nelle Domus de Janas i defunti venivano sepolti anche nelle sepolture a Dalmen (lastra di pietra su 3 o 4 messe di taglio) e nelle sepolture a circolo megalitico (circolo di pietra)nel cui centro è una cassetta, anch'essa di pietra per contenere il defunto.















La più grande civiltà isolana, quella dei nuraghi, si è sviluppata dall'età del bronzo fino all'età del ferro, comprendendo un periodo di tempo che va' del 1600 a.C. alla definitiva conquista Romana dell'isola a.C. ( 111 a.C.)

L'età nuragica viene divisa in 3 periodi, ciascuno caratterizzato da un particolare tipo di nuraghe da un'importante avvenimento storico:

PERIODO ARCAICO. Dalle origini (1600 a.C.) allo sbarco dei fenici (800 a.C.): nuraghi a cupola.

PERIODO APOGEICO. Contemporaneo alla presenza dei fenici (800-500 a.C.): i Sardi raggiungono il massimo della loro civiltà: nuraghi a castello e villaggi nuragici.

PERIODO DELLA DECADENZA. Dalla conquista cartaginese (500 a.C.) alla conquista Romana (111 a.C.) rifugiandosi all'interno dell'isola. I Sardi eriggono i nuraghi a corridoio, meno belli ma + facili da difendersi.





















finora si sono trovati

il nuraghe +...

il villaggio +..

7000 nuraghi;


100 villaggi nuragici;


321 tombe dei giganti;


400 statuine (bronzetti);


33 templi con pozzo sacro.




Alto: Santu antine

(Torralba), m 23.


Grande: su Nuraxi (Barumini), con 13 torri.


Elevato: nostra signora del monte (Fonni), a 1250 m sul mare.

Grande: Barumini con 200 capanne.


Elevato: Ruinas (Arzana) a 1197 m sul mare.





















I nuraghi sono torri di pietra a pianta circolare che si restringono verso l'alto, a tronco di cono, costruite con pietre grezze incastrate fra loro senza uso di argilla, calce o altri leganti.

I costruttori sagomavano le pietre affinchè legassero meglio fra loro. Il nome nuraghe significa torre cava  e deriva da un'antica radice "nur". A volte nell'ingresso della torre al di sopra dell'architrave c'era una finestra che serviva sia a far entrare luce nella torre, sia ad alleggerire il peso scaricandolo sulle spalle della torre invece che sull'architrave. Sul punto + alto del nuraghe c'era una terrazza che serviva sia x sorvegliare, sia x difendersi scagliando proiettili. Sono rimasti in Sardegna circa 7000 nuraghi, ci sono quelli semplici formati da una torre con una sola grande stanza interna e ci sono anche i nuraghi + complessi formati da torri aggiunte ad una torre centrale con molte stanze, corridoi, scale interne e circondate dai resti di abitazioni. In questi casi il nuraghe è una vera e propria fortezza posta al centro e a protezione di un villaggio.

L'esempio + conosciuto è quello di Barumini, uno splendido complesso monumentale, situato su una collina che domina pianura circostante. Altri esempi di complessi nuragici sono il nuraghe di Sant' Antine di torralba, il nuraghe di Losa presso Abbasanta il nuraghe Palmavera presso Alghero e i nuraghi di Dorgali in località Serra-Orrios










Notizie sull' organizzazione politica e sociale dall'osservazione dei nuraghi e dei villaggi, dai bronzetti, mini sculture in bronzo, offerti in voto alle divinità, che ritraevano prevalentemente guerrieri armati ma anche donne, sacerdoti, pastori, contadini, artigiani.

La società nuragica appare divisa in classi sociali:

Re: IL RE PASTORE CON IL CONSIGLIO DEGLI ANZIANI AVEVA IL POTERE POLITICO, RELIGIOSO, MILITARE, GIUDIZIOSO.

Nobili: ERANO LATIFONDISTI E GUERRIERI.

Sacerdoti: SVOLGEVANO LE PRATICHE DEL CULTO E FORSE ANCHE QUELLE LEGATE ALLA MEDICINA E ALLA MAGIA.

Plebe: ERA COSTITUITA DA AGRICOLTORI, PASTORI, ARTIGIANI E PICCOLI ARTIGIANI.


Il nucleo fondamentale della società nuragica è la famiglia, dominata dalla figura del padre; un insieme di famiglia formava il "clan", diversi clan costituivano la tribù. La società nuragica era una società pastorale e guerriera, militarmente organizzata, anche se non riuscì ad espandere il suo dominio fuori dai confini dell'isola. La civiltà nuragica pur ignorando la scrittura, fu una grande e bella civiltà.















Anche la religione dei nuragici era politeista e naturalistica. I nuragici continuarono a seppellire i defunti in grotte naturali, nelle domus de Janas, e nei dolmen, soprattutto quelli appartenenti alle classi più povere.

Per chi proveniva dai ceti più elevati si usò "la tomba dei giganti" tipo di sepoltura derivato dal dolmen, da un lungo corridoio coperto da lastre di pietra e caratterizzato nella parte anteriore da una grande lastra di pietra lavorata e decorata, alta fino a 3 metri.

E le tombe dei giganti erano sepolture collettive che contenevano fino a 200 scheletri.

Hai lati c'erano i dettili, pietre che proteggevano i defunti. Dagli antichi scrittori, sappiamo che sui sedili dormiva chi desiderava chiedere ai morti consiglio, protezione e forza.

L'edificio che meglio caratterizza la religione dell'età nuragica il pozzo sacro, dove si venerava l'acqua, la nuova divinità dei Sardi.

Il tempio a pozzo è semplice: da un ingresso livello del suolo una scalinata rettilinea che conduce alla camera sotterranea al cui centro si apre il pozzo sacro.

Quando si verificava un delitto contro la proprietà (nel caso della società nuragica prevalentemente pastorale, non poteva trattarsi che abigeato), l'indiziato veniva condotto nel pozzo sacro perché affrontasse il giudizio dell'acqua. I suoi occhi dopo essere stati toccati dall'acqua potevano rinvigorirsi o spegnersi. In questo caso l'accusato veniva riconosciuto colpevole. Legato alla religione era anche la magia che spesso veniva fusa e confusa la medicina: alcuni scrittori Greci e Romani affermano l'esistenza in Sardegna di formidabili "guaritrici".




I sardi furono bravi costruttori, infatti la più importante manifestazione del'arte nuragica è l'archittettura, costituita dai nuraghi, templi, e tombe dei giganti.

Non abbiamo opere di pittura e anche per avere ceramiche decorate si deve arrivare al pieno sviluppo della civiltà nuragica.

Gli esempi più carateristici della scultura sono i bronzetti, sculture in bronzo che raramente superavano i 30 cm. Sono preziosi documenti sulla vita del tempo e hanno anche un valore artistico: non si raffiguravano dei simboli ma l'uomo visto nella realtà di tutti i giorni. Ritraevano guerrieri armati, donne, sacerdoti, pastori, contadini, artigiani ed erano offerti in voto alla divinità.

I bronzetti furono eseguiti tra l'ottavo e il terzo secolo a.C. da artigiani che avevano la bottega nel villaggio e accanto ai templi dove la gente affluiva nei giorni di festa o di mercato.
























"Sono alto 19 cm. Quasi 2850 anni fa, un artista di cui non resta il nome di chi ma ha modellato a cera e poi fuso in bronzo con la tecnica che ancora oggi è ritenuta la migliore al mondo.

Quest'uomo della civiltà nuragica abitava nel villaggio di Abini, ai piedi del Gennargentu.

Lui mi ha dato una forma magica, rituale, perché le nostre divinità potessero essere appagate da questa offerta e in cambio dessero prosperità[SMS1]  [SMS2] e sicurezza alla vita della sua gente. Così mi aveva fatto con 4 occhi due scudi e due spade: perché fosse esultata la mia superiorità di guerriero.

Per più di 200 anni sono rimasto sepolto sotto terra. Chi mi ha trovato ha ridato luce alla mie forme ma non ha potuto leggere dentro il mio mistero, alla magia che mi porto dietro e che alla fine è il fascino della mia civiltà, quella nuragica, che non ha lasciato tracce di parole scritte".



















Scavi effettuati a Nora hanno rivelato alcune iscrizioni in lingua e caratteri fenici: ma di esse "la stele di Nora" è il più antico documento rinvenuto nell'isola, nel quale si ha scritto il nome "Sardegna".

Risalirebbe al nono secolo a.C., questo documento ci dice che i fenici approvarono in Sardegna nell'800 a.C. introducendovi la scrittura che i nuragici ignoravano.

Quindi per la Sardegna finisce la preistoria ed inizia la storia.

Perché la Sardegna attirò l'interesse dei marinai?

Le coste meridiane e occidentali dell'isola erano favorevoli alla costruzione di buoni porti.

L'isola era ricca di minerali e costituiva i fenici un'importante fonte di rame; dall'ossidiana poi potevano febriccare il vetro.

L'isola si trovava al centro delle loro rotte occidentali.




















Le più antiche colonie fenicie in Sardegna sono: Nora, Sulcis, Tharros, alcunesi aggiunsero in breve tempo Caralis e Cagliari, Turris, Olbia. Sorgevano su isolotti vicini alla terra ferma (Sulcis), o sull'estremità di strette penisole ( come Nora e Tharros), in questo caso la città aveva due parti, uno x lato, da usarsi secondo lo spirale del vento. Erano facilmente accessibili dal mare e diffendibili da terra.

Da prima erano semplici scali di appoggio alle navi dirette in Spagna o in Provenza, affidati a pochi uomini audaci che garantivano asilo e sicuri rifornimenti al loro connazionali di passaggio e intrattenevano amichevoli relazioni con le popolazioni indigene          dal retro terra, alle quali vendevano i prodotti del loro artigianato. Ben presto divennero delle città stato con un proprio retro terra che dovevano renderle economicamente auto suficenti.




















I rapporti dei Sardi con i Fenici furono dapprima pacifici perché i Fenici non intendevano impadronirsi della terra ma controllare le rotte marittime che ai Sardi non interessavano e commerciare con gli indigeni.

Però i re pastori trasformarono i nuraghi in fortezze e poiché il frazionamento politico li rendeva deboli e si unirono formando delle federazioni di tribù nuragiche (corsi, balari, iliesi) con forti rivalità all'interno per il loro spirito di indipendenza.

Quando la Fenicia decadde perché conquistata dagli Assiri, per sostituire i Fenici nei traffici del mediterraneo si fecero avanti i Greci, gli Etruschi e Cartagine.

Le colonie Fenicie della Sardegna, che erano diventate vere città autonome, per non dover dipendere dai Sardi, in caso di attacchi dal mare, cercarono di conquistare un piccolo retro terra che potesse garantire agli abitanti della città l'auto sufficienza alimentare. I pastori si mostrarono subito minacciosi e si disposero ad assalire le città della costa.

I Fenici così videro costretti ad accettare la protezione di Cartagine.






















La storia della Sardegna Romana può dividersi in 3 fasi:

FASE DELLA CONQUISTA ARMATA. Corrisponde all'età repubblicana (238-38 a.C), è caratterizzato da una serie di campagne militari con cui Roma voleva vincere la resistenza dei Sardi.

FASE DELLA "PACS ROMANA" coincide con i tempi aurei dell'impero (38 a.C - metà del 3° secolo d.C), è caratterizzata dal sorgere di numerose opere pubbliche, soprattutto strade, che contribuirono a migliorare le condizioni dell'isola e a introdurre la civiltà Romana: in questo periodo vanno diffondendosi la lingua latina e la religione cristiana.

FASE DEL DECLINO. Parallela all'età del basso impero (metà del 3° secolo-455 d.C) vede l'isola precipitare in una progressiva decadenza che ne impavisce l'economia. Ma è anche l'epoca che vede propagarsi il cristianesimo in forma più decisa e duratura.    



















La Sardegna posta tra l'Europa e l'Africa, ricca di porti e con vasto retroterra costituiva all'antichità, come costituisce ancora oggi, una regione stratagicamente ed economicamente importante per chi aspirava ad essere padrone del mediterraneo. Chi la possedeva poteva dominare il mare, fare puntate offensive in Italia e in Africa e si assicurava una riserva di viveri per gli eserciti.

Queste considerazioni ci spiegano la cura gelosa che i Punici ne avevano, pur trascurando le regioni povere all'interno e ci fanno capire perchè nel primo trattato che fecero con Roma (509 a.C.) cercassero di impedire l'infiltrazione in essa dei Romani, concedendo a loro di commerciare soltanto a patto che non tenessero rapporti con gli indigeni se non alla presenza di un pubblico ufficiale Cartaginese.

In un secondo trattato (348 a.C.) i Romani non furono autorizzati a recarsi neanche per scopi commerciali. E se fossero stati sbattuti dalla tempesta sulle sue coste vi sarebbero rimasti il tempo strettamente necessario per riparare la nave e procurarsi viveri, non più, in ogni caso di 5 giorni.

Ma ormai Roma, che era andata man mano conquistando tutta l'Italia centrale e meridionale, doveva fatalmente scontrarsi con Cartagine.

Roma occupò la Sardegna tra la prima e la seconda guerra punica e i mercenari  stanziati a Cartagine in Sardegna si ribellarono; i Sardi li cacciarono via. I mercenari allora invitarono i Romani a prendere possesso della Sardegna. Roma nel 238 a.C. deliberò la guerra contro i Cartaginesi, che allora non era in condizioni di intraprendere una nuova guerra contro Roma, rinunciò la Sardegna.

La Sardegna ricca di minerali di cereali di bestiame di legname era importante per Roma anche come base militare e commerciale, perché vicina alle coste del Lazio.










Il contatto con i fenici portò ai Sardi numerosi vantaggi: oltre alla scultura, ad esempio essi conobbero il concetto di città e di nuovi dei, da ball, simbolo del sole ad astarte, simile alla gran madre. I Sardi migliorarono le proprie condizioni di vita incrementando l'agricoltura (i Fenici introdussero la coltivazione della palma e dell'olivo) e si abituarono al mare estrassero il sole e praticarono la pesca. La vera ricchezza dell'isola erano i giacimenti minerali, e i Fenici ebbero il merito di fare della Sardegna uno dei maggiori produttori di metalli e vi fecero conoscere l'oro e il ferro.

I Sardi svilupparono l'industria estrattiva e metallurgica, il commercio e l'artigianato.

Una conferma degli intensi traffici tra i due popoli è data dal ritrovamento di numerosi bronzetti nelle tombe fenicie di Tharros e di Nora, mentre prodotti dell'arigianato fenicio sono stati rinvenuti nei nuraghi e nelle tombe dei giganti.




















La conquista romana della Sardegna non fu facile ne breve costrinse le legioni Romane a numerose campagne militari. Particolarmente dura fu la resistenza delle popolazioni di montagna che venne domata soltanto nel 111 a.C. Le tribù dell'interno (iliesi, balari e corsi) non s'integrarono completamente e iniziarono una vera e propria guerriglia. I Romani li chiamarono civitates barbariae da cui deriva l'attuale nome di barbaggia.

Io comportamento dei Sardo-Punici delle città costiere e delle pianure fu diverso anch'essi si ribellarono, ma più difendere la propria indipendenza, per tutelare i propri interessi e il benessere raggiunto.

Un esponente dell'aristocrazia terriera Sardo-Punica Amsicora, era riuscito non solo a mettere in campo un esercito abbastanza consistente, ma aveva ottenuto rinforzi militari da cartagine. L'insurrezione terminò con la sconfitta, nella battaglia di Cornus, nell'esercito Sardo-Punico.

Dopo di allora la storia della Sardegna fu quella di una delle tante province Romane.

Roma vi lascerà un'orma indelebile nei costumi e nella lingua.
























Nel 227 a.C. la Sardegna, insieme alla Corsica, divenne provincia Romana e come tale fu costretta a pagare pesanti tributi in moneta e in prodotti naturali e sottoposta ad governatore con poteri illimitati, nominato generalmente dal senato.

Da prima le città Fenicio - Puniche conservarono le usanze e le situazioni civili e religiose cartaginesi poi divennero municipi, come Caralis, Sulcis, Nora, Bosa e Olbia. I municipi godevano di autonomia amministrativa e i loro abitanti avevano gli stessi diritti civili e cittadini Romani ma non quelli politici.

Invece gli abitanti delle colonie, oltre alla autonomia avevano gli stessi diritti civili e politici dei Romani.

L'unica colonia fondata dai Romana fu Turris Libisolis (Porto Torres). Città già esistenti che divennero colonie sono Usellus e forse Tharros.






















La conquista Romana non rivoluzionò la vita economica dell'isola che rimase sostanzialmente quella del periodo cartaginese.

Venne accresciuta l'attività estrattiva (ferro, rame, piombo argentifero) dell' Inglesiente e del Guspinese e si creò il centro minerario di Metalla: era un villaggio nel quale oltre ai minatori prevalentemente schiavi o deportati politici (condannati ad Metalla, cioè a lavoro nelle miniere) abitava i tecnici, i sorveglianti e i legionari del presidio. Anche nel campo dell'agricoltura, la Sardegna divenne un centro importante, un granaio di Roma insieme alla Sicilia e a Cartagine.

Nelle grandi tenute agricole (lati fondi) che potevano appartenere a privati o allo stato, lavoravano in prevalenza indigeni, in condizioni di   semischiavitù.

I grandi proprietari terrieri costruirono nell'isola lussuose ville, dando vita ad un turismo d'elite che aveva i suoi centri più rinomati a Tharros, Nora, Bithia, Olbia, Porto Torres e Cagliari.

Le popolazioni della zone montuose continuarono a vivere di pastorizia praticando l'uso comunitario della terra, dei pascoli, dei boschi.

Continuarono anche le frequenti ruberie dei prodotti della terra di cui erano privi.

















Dopo aver saccheggiato Roma, nel 455 i vandali occuparono la Sardegna, restandovi per circa 80 anni sino al 534. Poiché i vandali praticavano la pirateria ( tra i popoli barbari erano gli unici che sapessero costruire le navi) erano interessati al possesso della Sardegna perché costituiva un appoggio sicuro per le navi corsare.

Per questo motivo i vandali occuparono solo le zone costiere e non regioni interne.

I vandali non anno portato variazioni nell'ordine sociale e nell'economia dell'isola, ma si sono limitati a risquotere le tasse.

Qualche problema si ebbe sul ruolo religioso: i re vandalici stabilitisi in africa settentrionale professarono l'arianesimo ( "erettici" per la chiesa cattolica riconoscevano solo la natura umana e non divina di Cristo) e utilizzarono la Sardegna come terra di esilio per i cristiani che si opponevano alla loro religione, esiliarono numerosi vescovi e monaci che svolsero un intensa opera e vangelizzazione nei confronti delle popolazioni Sarde.

La Sardegna fu terra d'esilia anche per i ribelli: ad esempio i mauri furono strappati dalla mauritana (marocco occidentale ) e deportati in massa nei monti del sulcis. I mauri, racconta la tradizione, avrebbero fondato il paese di giba (maureddus).  

















Nel 534 i vandali furono sconfitti dalle truppe del'imperatore d'oriente Giustiniana e la Sardegna insieme all'africa vandalica, le baleari e la corsica, divenne bizantina.

La Sardegna conobbe un lungo periodo di pace e di liberazione.


LE ISTITUZIONI

La Sardegna era governata da un giudice e da un dux. Il giudice risiedeva a cagliari ed era il governatore civile. Emanava leggi, amministrava la giustizia, manteneva l'ordine sull'isola e risquoteva le tasse.

Il dux risiedeva a forum troiani( fordongianus) e aveva il compito di diffendere la Sardegna da attacchi proveniente dall'esterno e nello stesso tempo di garentire la tranquillità all'interno dell'isola, controllando le popolazioni montane, tradizionalmente bellicose, in particolare le tribù dei barballicini che risiedevano nelle zone del gennargentu.

I rapporti tra ammnistrazioni di bizantina e le popolazioni del'internosi conservaronoabbastanza buoni, garantiti da accordi precisi e da reciproco rispetto.

















Secondo un calcolo approssimativo la popolazione della Sardegna, all'inizio della dominazione bizantina amontava a 300000 persone, ma questo numero si ridusse a 250000 abitanti.

Gli abitanti esasperati dalle tasse si ritirarono sempre più all'interno abbandonando le coste e le pianure percui si ebbe:

decadimento delle città costiere.

maggiore densità dei territtori sterilidell'interno.

irregolarità nella distribuzione demografica.  



























Molte notizie sul periodo bizantino ci vengono dalle lettere di Gregorio Magno che fu papa dal 590 al 604.

Gregorio Magnosi adoperò per alleviare le tristi condizioni dei Sardi e per evangelizzare molte popolazioni all'interno di regioni pagane.

Nel 594 il pontefice ottenne una grande vittoria: Ospitone, capo dei balari, corsi e iliesi, che era già cattolico, indusse i barboricini ad abbracciare il cattolicesimo e accolse due missionari invitati dal papa per diffondere anche sulla montagna il cristianesimo.























Bisanzio penetrò nella nostra isola con la religione cattolica e con la lingua Greca. Proprio alla dominazione Bizantina risalgono numerosi elementi greci presenti nella parlata Sarda e l'influsso del greco rimase a lungo anche nel campo ecclesiastico. La chiesa greca inviò in Sardegna numerosi monaci che oltre a diffondervi la religione introdussero nuove culture (vitigno della malvasia e del moscato) e l'incremento di altre (agrumi, olivo, melo e fichi).

Riconoscendo l'utilità della loro opera, Bisanzio concesse ai monaci numerosi privilegi e costruì nell'isola un gran numero di chiese: San Saturnino di Cagliari, S. Giovanni di Sinis, Santa Sabina di Silanus, S. Giovanni di Assemini.

Il clero Greco esercitò un forte e duraturo influsso nei riti religiosi, nelle tradizioni e nelle legende della Sardegna.        

























La chiesa di San Giovanni di Sinis rappresenta uno dei più antichi monumenti cristiani della Sardegna.

E' una chiesa massiccia, in uno stile proto romanica, costruita in blocchi appena squadrati di pietra arenaria, tipica del luogo.

Le strutture esterne, in stile Bizantino, risalgono alla fine del 5° secolo, mentre l'interno fu completato intorno all'anno 1000.

L'interno costituito da tre navate con volta a botte, sostenuta da massicci pilastri che formano archi a tutto sesto.





























Nel corso dell' 8°-9° secolo, la vita dei paesi del mediterraneo fu sconvolta dall'espansione degli arabi che oltre a conquistare l'impero Bizantino e l'impero persiano erano diventati una potenza marinara. soprattutto dopo l'occupazione della Sicilia, nel 9° secolo, gli arabi divennero padroni del mediterraneo, controllando tutti i traffici marittimi e minacciando gli insediamenti costieri.

La Sardegna Perso ogni contatto commerciale e politico con Bisanzio restò isolata e indifesa di fronte agli attacchi delle flotte arabe.   
























Gli arabi saraceni partendo dalle loro basi dell'Africa settentrionale, dalla spagna, delle baleari, e della sicilia saccheggiarono i centri costieri della sardegna, prendendo grandi quantità di bottino e catturando ostaggi che in parte vendevano come schiavi e in parte rilasciavano dietro pagamento di una taglia.

La sardegna, che quasi certamente era ormai abbandonata dai bizantini, costituiva per gli arabi una buona base per sferrare i loro attacchi contro la penisola italiana e l'europa.

Fra tutte le terre attaccate fu l'unica a resistere agli attacchi.  






Sono istituzioni amministrative e politiche su cui si resse la vita della Sardegna dal 400 circa al 1420.




















 [SMS1]


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