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Cinema e Fascismo




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Cinema e Fascismo



Il cinema fu un utilissimo strumento per l'affermazione delle dittature e dunque del governo fascista, di quello nazista e di quello sovietico, tutti ben consapevoli delle potenzialità del cinema come mezzo di propaganda oltre che di intrattenimento. In particolar modo in Russia i centri cinematografici vennero nazionalizzati, in Germania le case di produzione vennero acquistate pacificamente una dopo l'altra dal governo mentre in Italia lo Stato esercitava il controllo con sostegni all'industria e commissioni di censura senza però nazionalizzare la produzione come invece fecero Germania e URSS.

Mussolini definì il cinema "l'arma più forte dello Stato" poiché aveva capito l'importanza dell'immagine per far presa sul popolo infatti un messaggio ha molte più probabilità di essere percepito come autentico se è trasmesso tramite un insieme di suoni e immagini piuttosto che attraverso un testo scritto e se ricorre a particolari inquadrature assemblate tramite un abile montaggio e sottolineate da una colonna sonora suggestiva per produrre un notevole effetto di realismo. Il dittatore comunque non escluse la possibilità di realizzare pellicole con sufficiente autonomia, tenne leggera la scure censoria e si limitò a controllare i documentari didattici e i cinegiornali educativi. L'obiettivo del duce era esportare i film italiani per mostrare nel mondo un'immagine vincente dell'Italia.

Diverso è il discorso per quanto riguarda l'informazione, che viene proiettata in tutti i cinematografi prima di ogni spettacolo, e alla quale è affidato il compito di mostrare alla popolazione i fasti del regime. Nel 1923 nasce L'Unione Cinematografica Educativa (LUCE) per la produzione di documentari e di cinegiornali che fornissero al pubblico sia italiano che straniero una documentazione precisa delle imprese e dei successi dell'Italia fascista: questi inizialmente erano muti ma con l'avvento del sonoro, le parole pronunciate enfaticamente e la musica acquistano un'importanza fondamentale nel sottolineare le immagini, anzi a volte sono proprio le parole che danno senso ad immagini banali, magari anche riciclate.

Nel periodo della guerra in Africa, con l'ovvio fine di ottenere il consenso anche di coloro che erano contrari al conflitto bellico, i cinegiornali mostravano degli indigeni che si stringevano grati attorno alle truppe italiane, apportatrici di benessere e di civiltà. Dal 1940 al 1943 i cinegiornali si prefiggono tre scopi ben definiti: mostrare la perfezione dei nostri armamenti, lodare la vittoriosa esecuzione delle nostre imprese belliche, prevedere l'inevitabile sconfitta del nemico.

Il duce,  l'artefice di ogni successo, l'incarnazione di tutti i valori dello Stato, il solo responsabile del bene del Paese, è mostrato sempre sicuro di sé, forte, robusto, un punto di riferimento per tutti sia quando passa in rassegna le truppe che quando visita un ospedale, falcia il grano o stringe la mano al capo di uno Stato straniero. Quando declama un discorso, la sua posa e la sua intonazione, le lunghe e sapienti pause tra una parola e l'altra, sono una scusa per riprendere l'orazione in modo enfatico e glorificante. Solo dopo la tragedia del 1943 la sua immagine si appanna, e neppure i cinegiornali possono nascondere la stanchezza dell'uomo, la sua delusione e la rassegnazione con cui compie i gesti ufficiali di sempre.

La produzione LUCE comprende anche numerosi documentari, come quello che si occupa della bonifica delle paludi pontine, destinati alle riunioni politiche, alla didattica o al pubblico delle sale cinematografiche e film indipendenti che raccontano la storia passata vista come preparazione all'avvento del fascismo (i grandi avvenimenti storici sono visti come anticipatori dei fasti dell'Italia mussoliniana) e che però non ebbero molto successo.

Un esempio di film in cui sono evidenti i fini propagandistici del Fascismo ed il parallelismo con il passato è Scipione l'Africano del 1937: vi è una correlazione fortissima tra la figura di Scipione l'Africano, salvatore della patria, e Mussolini il fondatore del nuovo impero; nel film i romani sono sempre visti sotto una luce benevola, all'opposto gli africani vengono giudicati in chiave fortemente critica (anticipazione delle leggi razziali); nella scena finale si cerca di creare un parallelismo tra il duce e l'antico condottiero romano, quando Scipione fa scorrere tra le mani il grano d'Africa e dice: 'Buon grano e fra poco, con l'aiuto degli dèi, ci sarà la semina', richiamando così la campagna del grano voluta qualche tempo prima da Mussolini stesso e sottolineando i motivi per i quali era stata affrontata la campagna d'Etiopia nel 1935; vi è inoltre l'esaltazione di un leader forte, del nazionalismo e del mito della romanità come radice della tradizione italiana.

Ma l'aiuto che il cinema diede all'avvento del Fascismo fu anche ricambiato da Mussolini che nel 1932 istituì la prima Mostra del Cinema di Venezia, fece costruire Cinecittà nella periferia di Roma, promulgò diverse leggi protezionistiche che aumentassero la produzione e aiutassero il settore. Inoltre lasciò ampia libertà per la creazione di film romantici e questo favorì il lavoro di grandi registi come Visconti e De Sica.


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