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Nuove divisioni sociali




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Nuove divisioni sociali


Crisi della famiglia e nuove distinzioni sociali



Abbiamo già sottolineato più volte come sin dalle origini la famiglia fosse la prima e più importante istituzione della società romana. Essa però vide minacciata la propria integrità già nella tarda età repubblicana e ancor più nei primi secoli dell'impero. La crisi della morale tradizionale, già denunciata da Catone, era dovuta essenzialmente a due fattori: da una parte, l'introduzione di modelli di vita importati dall'Oriente, dall'altra il clima politico‑sociale segnato dall'incertezza e dalla confusione portato dalle guerre civili. Durante questi periodi l'autorità del pater familias si indebolì e si verificarono situazioni di grande tensione, come era già successo al tempo delle proscrizioni di Silla, quando non furono rari i casi di familiari che si denunciavano reciprocamente Anche la società nel suo insieme, nell'età imperiale, mutò sensibilmente. Essa tese infatti a stratificarsi non più secondo gli ordini tradizionali (patrizi e plebei, con liberti e schiavi agli ultimi ranghi), bensì secondo la nuova divisione tra humiliores e honestiores.

Gli humiliores, ossia i più bassi, quelli che 'stanno sotto', erano appunto coloro che appartenevano alla fascia sociale piii umile (humilís deriva da hamus, che significa 'terra', 'suolo'), ossia i proletari urbani e i contadini, i piccoli proprietari agricoli e i braccianti, che a malapena riuscivano a trarre dal lavoro della terra il minimo indispensabile per sopravvivere.

Negli honestiores, i più ragguardevoli, letteralmente 'i più onesti' (honestus deriva da honos, che significa Il onore'j, accanto alla nobiltà tradizionale, ai latifondisti e ai grandi commercianti e finanzieri, confluirono i nuovi funzionari dell'amministrazione imperiale.


Funzionari, burocrati, amministratori

Dalla cerchia ristretta dei collaboratori degli imperatori si era infatti venuta sviluppando una nuova classe sociale, costituita dai funzionari e dai burocrati dell'amministrazione centrale, regolarmente stipendiati e messi in grado di compiere, all'interno dei vari'uffici di governo, una vera e propria carriera. Questo apparato centralizzato costituiva un potente strumento di dominio, una cinghia di trasmissione del potere che poco aveva in comune con le magistrature dell'età repubblicana.

Accanto a questi burocrati vanno poi annoverati i decurioni, ovvero gli amministratori dei municipi. Anch'essi rappresentano un'evoluzione degli antichi ordini sociali, in quanto la promozione a funzionario cittadino avveniva non per nascita, ma secondo il censo, ed era aperta perciò a tutti coloro che possedessero un patrimonio di media entità. Artigiani agiati, mercanti, coloni civili e militari venivano così a comporre un ceto 'borghese', al cui vertice si trovavano i cavalieri: questi, seppure meno ricchi dei senatori, godettero in tutta l'età imperiale della particolare attenzione dei principi, che proprio sul ceto equestre avevano puntellato il loro potere. Quando la situazione cambierà e sarà l'esercito a costituire praticamente l'unico sostegno del potere, allora si aprirà la grave crisi istituzionale del 111 secolo.




Va sottolineato che all'interno di questo sistema sociale articolato il benessere e le possibilità di promozione sociale erano riservati esclusivamente a gruppi ristretti e privilegiati; i problemi delle classi inferiori restavano, di norma, del tutto trascurati.


Miglioramento della condizione degli schiavi, prestigio sociale dei liberti

Al livello più basso della scala sociale stavano ancora gli schiavi. Essi si occupavano dei lavori più umili, ma nel corso dell'età imperiale, quando il loro numero diminuì, le loro condizioni migliorarono gradualmente, tutelate anche da una legislatore più mite. Gli schiavi che arrivavano dalle province orientali e dalla Grecia erano spesso uomini di buona cultura e potevano perciò rivestire incarichi importanti, come per esempio quello di maestri dei giovani delle famiglie benestanti, di amministratori e di segretari; ciò poteva creare rapporti di affezione e di stima, che spesso mitigavano la durezza della condizione servile. Essi continuavano a non avere i diritti di una persona libera, ma il padrone non esercitava più su di loro un diritto assoluto di vita e di morte. In età imperiale aumentò inoltre il numero e la rilevanza sociale dei liberti, che vennero ad assumere un sempre maggior peso economico e talvolta politico; essi svolgevano compiti di pubblici funzionari, di commercianti, di amministratori dei patrimoni dei loro vecchi padroni.

1 liberti seppero spesso guadagnarsi posizioni di notevole prestigio sociale; molti acquisirono grandi ricchezze, altri svolsero funzioni di potere e di rilievo al fianco degli imperatori (il primo ad affidare l'amministrazione ai liberti fu Claudio, 41‑54 d.C.). Nel 1 secolo d.C. i liberti avevano dunque insidiato il ruolo preminente dei cavalieri nell'amministrazione pubblica. Successivamente, con Traiano e Adriano, il ceto equestre riuscì a scalzarli definitivamente dalle funzioni più alte della burocrazia.




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