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La Violenza sull'Infante




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La Violenza sull'Infante












Introduzione


La Convenzione Internazionale sui diritti dell'Infanzia approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 Novembre 1989 sancì un documento costituente di 54 articoli elencando e specificando i diritti del bambino, e indicandone gli strumenti per rendere concreta la loro realizzazione.

Citerei per lo svolgimento della mia argomentazione tre articoli che chiariranno bene di cosa vorrei parlare in particolare.


Art. 32

  1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e qualsiasi tipo di lavoro rischioso o che interferisca con la sua educazione o che sia nocivo per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale.
  2. Gli Statu parti devono prendere misura di natura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per garantire l'applicazione di questo articolo. A tal fine, e tenuto conto delle disposizioni pertinenti di altri strumenti internazionali, gli Stati parti devono in particolare:

l       fissare l'età minima per essere ammessi ad un impiego;

l       stabilire un'appropriata disciplina in materia di orario e di condizioni di lavoro;

l       stabilire pene o altre sanzioni adeguate per garantire l'effettiva applicazione di questo articolo.

Art. 34

Gli Stati parti si impegnan a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale o violenza sessuale. A tale fine gli Stati parti devono prendere in particolare ogni misura adeguata su piano nazionale, bilaterale, multilaterale, per prevenire:

l       l'induzione o la coercizione di un fanciullo per coinvolgerlo in attività sessuali illecite;

l       lo sfruttamento dei fanciulli nella prostituzione o in altre pratiche sessuali illecite;

l       lo sfruttamento dei fanciulli in spettacoli e materiali pornografici.

Art. 39

Gli Stati parti adotteranno ogni appropriata misura al fine di assicuare il recupero fisico e psicologico ed il reinserimento sociale di un fanciullo vittima di qualsiasi forma di negligenza, di sfruttamento o di sevizie, di tortura o di qualsiasi altra forma di trattamento o punizione crudele, inumana e degradante o di conflitto armato. Tale recupero e reinserimento avrà luogo in un ambiente che favorisca la salute, il rispetto di sé e la dignità del fanciullo.



Nonostante questo importante documento lasci pensare che un bambino qualunque sia il colore della sua pelle, la sua condizione economica, il sesso, sia oggetto di cure e protezione, passati vent'anni la realtà risulta ben diversa. Infatti non sempre il bambino è sovrano di un mondo che lo accompagna in una crescita sana; spesso a causa della sua fragilità e dipendenza rimane vittima di abusi e violenze da parte di adulti malati. Questi atti di violenza si manifestano non solo all'esterno ma anche all'interno della propria famiglia. Fatti raccapriccianti vengono raccontati e dscritti con dovizia di particolari provocando dolore e pietà, per poi essere dimenticati. Cosa accade a chi riesce a sopravvivere ad un abuso? Spesso non viene ascoltato, e proprio per l'influsso del dottor Freud ciò racconta viene messo in dubbio, perchè probabilmente frutto di fantasia; ma se non seguito da ottimi specialisti rischia di trasformarsi crescendo nello stesso carnefice. Questo potenziale umano: il bambino; proprio per la debolezza che caratterizza la prima fase dell'esistenza umana degli esseri viventi, è per natura predisposto ad essere sopraffatto da tutto ciò che lo circonda, ma soprattutto, subisce le conseguenze che la filosofia della civiltà in cui vive provoca.







2.Condizione del bambino nei secoli:


Ricerche compiute dagli storici della famiglia, hanno permesso col tempo di avere un più chiaro quadro della vita familiare.

Con la situazione odierna si è animati da uno spiccato ottimismo per la condizione dei minori, perché secondo un procedere graduale si può notare il passaggio da atti di crudeltà tipiche del passato ad una certa empatia verso il bambino.

Nonostante la generale tendenza alla cura della prole intesa nel senso di salvaguardia della specie, ogni società possiede diversi metodi di allevamento. Alcuni studiosi riconducono a queste differenze i mutamenti sociali e culturali nei diversi paesi e il concetto stesso d' infanzia.

La chiave interpretativa per questi quadri concettuali è il rapporto adulto-bambino; le pratiche educative di fatti sono delle rappresentazioni che ogni epoca fa della relazione genitori e figli.


2.1.Mondo Antico e Medievale


Andando ad analizzare civiltà come quella egizia, babilonese, fenicia, ebraica, o più recenti come quella greca e romana, possiamo vedere come presso le antiche culture il neonato non era considerato parte del genere umano.

Al neonato egizio attraverso alcune preghiere veniva ricondotta l'anima al corpo, presso i babilonesi il padre alitava sul figlio per infondergli lo spirito. Nel periodo precedente a questi rituali il bambino era sottoposto alle volontà del padre che poteva condannarlo a morte. Come è noto nella civiltà greca era lecito gettare dalla rupe Tarpea i bambini deformi, e con i romani il padre aveva il " diritto di vita e di morte" sui figli. Inoltre nella Roma imperiale era molto diffuso l'abbandono.

Pratiche d' infanticidio erano solite usarsi anche in occasione di sacrifici rituali come offerta propiziatoria.


Per quanto concerne l' educazione rimaneva incontestato l'uso di sanzioni fisiche per gli allievi, l'uso ripetuto della frusta era ricorrente presso popolazioni come i Sumeri.


Con l'avvento del Cristianesimo si è acquistata una nuova visione della persona, una nuova attenzione viene rivolta verso tutti i bambini anche se orfani.

Con Costantino e Graziano l'infanticidio viene riconosciuto un crimine, oltre all'influenza cristiana anche per questioni demografiche. Rimane la soppressione dei bambini cosiddetti illegittimi.

La chiesa prosegue l'opera in difesa della dignità umana.

Dopo il 700 viene riconosciuto al bambino il diritto alla vita, ma in termini di sopravvivenza fisica. La società che si affaccia tuttavia è adulto centrica, il bambino non è avvezzo a tenerezze ma affidato ai valori sociali della tradizione. Solamente con il XVI e il XVII secolo si assisterebbe a un interesse specifico per l 'infanzia.


2.2.Epoca moderna


Sembra di poter rilevare in epoca moderna un maggiore interesse per i bisogni del bambino.

Difatti se già dal XIV secolo si usava mandare il bambino per due anni dalla balia presso le famiglie aristocratiche, aumenta anche l' attenzione da parte di medici e maestri e si avvia la presa di coscienza della tutela del bambino. Questi processi sono dovuti al mutamento sociale, prima di tutto della struttura familiare che influisce sulle relazioni; nasce una sub-cultura familiare, genitori e figli non sposati, considerata come separata dal resto della società: comincia a prevalere il sentimento a discapito dell'interesse. Punto focale di questi nuovi sentimenti è il bambino soprattutto in paesi dominati dalla Riforma Protestante e dalla Controriforma. Questa tendenza sempre più marcata culminerà con l' organizzazione di istituzioni scolastiche apposta per per l' infanzia, quindi ad una separazione del bambino dalla società adulta, e a un'accresciuta indipendenza di questo.

Il vincolo genitori e figli si stringe escludendo domestici e amici, certamente anche la nuova borghesia contribuisce a una nuova visione dell'infanzia vista come futuri adulti da educare.

Nel XVI secolo in paesi della Riforma di Lutero, e i paesi anglosassoni governati dal puritanesimo, vedono nel bambino una figura " depravata" da redimere, e predicarono un' educazione molto dura con punizioni corporali che vennero incorporate nelle istituzioni scolastiche. La scuola non è ancora obbligatoria e le femmine ne sono totalmente escluse. Si affaccia in questo periodo con l'inizio del XVII secolo il lavoro minorile, paesi come Francia e Inghilterra sono pieni di piccoli lavoratori a partire dai sei anni o anche dai quattro per gli spazzacamini. La durata della giornata lavorativa era dalla 14 alle 16 ore.

Il bambino era legato al datore di lavoro da un rapporto di dipendenza morale e materiale. Al bambino in cambio d'obbedienza veniva insegnato un mestiere dal mastro, dunque gli veniva fornita un educazione, per quell'habitus che era quello dell'artigiano.

Con la prima fase dell'industrializzazione, con la problematica dei salari, degli orari e delle condizioni lavorative come ha testimoniato direttamente Charles Dickens, inizia lo sfruttamento sistematico della manodopera minorile. Solamente nel' 1800 verranno emanate delle leggi tutelanti il bambino ma solo sul fronte lavorativo, rimane la difficile situazione inter familiare con il potere esercitato dal padre culminante con punizione, e abusi sessuali spesso ad opera di domestici.

Nel XVIII con l' avvento del lavoro femminile si ha una trascuratezza del bambino, aumenta così il tasso d' abbandono, per contrasto si cerca anche da parte di filosofi come Rousseau e Locke di esaltare il ruolo materno suggerendo linee guida per l' educazione.

Con l' acquisizione di una nuova sensibilità nei genitori nasce una maggior protezione nei confronti dei figli, impressa purtroppo più da una gratificazione dall'approvazione sociale del ruolo genitoriale più che da un interesse per il bambino. Questo comporta con l' affermazione del ceto borghese una maggior attenzione al corpo e allo spirito del bambino: dalle condizioni igieniche all'azione educativa agente sulla sfera interiore caratterizzata da principi morali.

Tuttavia, questi progressi saranno caratterizzati da un' involuzione, con l' interrogativo sul permissivismo. Nuovo ruolo viene riconosciuto al medico, responsabile della nuova idea di armonia tra corpo e psiche, quindi al corpo viene associato non solo il concetto di cura ma anche di tenerezze.


2.3.Società contemporanea


Tendenze di avvicinamento al mondo del bambino, come forma d'attenzione oltre che di cure, di tenerezze saranno mescolate ad atteggiamenti legati agli effetti della rivoluzione industriale. Infatti lo Stato comincia ad assumere un ruolo importante nell'educazione e nell'assistenza producendo così una istituzione familiare finalizzata all'inserimento del bambino nella società urbana aperta. Il bambino diventa qualcosa su cui investire, per quella riuscita familiare che è stata alla base dell'economia capitalistica. Ma nell'apice del suo sviluppo la famiglia entra in crisi; verso gli anni '60 il bambino dal puerocentrismo acquisitivo si passa a un puerocentrismo narcisistico ovvero il bambino come soggetto di gratificazione per il genitore; con il massimo sviluppo dell'immagine del bambino comincia la denuncia del maltrattamento e parallelamente la società si muove a tutela dei diritti dell'individuo indifeso. Siamo nel '50 quando l'ipotesi di maltrattamento appare sotto profilo medico, e nel '62 con la relazione di Kempe Sindrome del bambino maltrattato viene resa nota questa dura realtà scoprendone l'entità inaspettata. Lo stesso anno Rezza e De Caro segnalarono la necessita di estendere la sindrome di maltrattamento ad altri aspetti dalle forme di abuso alla malnutrizione. Siamo nel '59 quando viene approvata la prima « Dichiarazione dei diritti del bambino» sostenendo che il bambino a causa della sua immaturità necessita di cure e protezione.

É il 1989 quando la Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia vota formalmente la Dichiarazione. In questo modo viene ad interporsi un terzo nella dimensione familiare che ormai è più pubblica che privata.


2.4.Conclusioni


Possiamo dire che la rappresentazione attuale dell'infanzia è il risultato di un percorso contraddittorio perdurano per secoli. La domanda è perché ora? La problematica principale per tessere la storia della violenza rimane l'oggetto del maltrattamento, infatti come sostiene Freud è molto sottile la barriera che separa la fantasia dalla realtà per un bambino. Ciò che lascia in eredità Freud è molto importante cioè lo scarto tra ciò che è reale e ciò che costituisce fantasia, questo non porta a negare la realtà di quegli episodi di maltrattamento quanto piuttosto a chiedersi se effettivamente un bambino non maltrattato possa essere effettivamente felice di conseguenza.

La rappresentazione idealizzata del bambino diventa così una brutta copia, uno schermo su cui proiettare gli aspetta di un'aggressività presenti nella struttura psichica da Freud in poi. Furono infatti Anna Freud e Melania Klein a rivoluzionare l'immagine del piccolo uomo, che da angelo innocente diventa essere aggressivo animato da timori e desideri oltre che sentimenti ostili e impulsi sessuali. In questo momento di preoccupazione per l'infanzia nasce la psicologia, ma non ancora fonte d'interesse perché il bambino deve essere educato, dunque è possibile correggerlo, infliggendo castighi. E proprio con l'attenzione al corpo del bambino che entra la psicologia, fondandone così la psiche. Freud parla ne " I tre saggi sulla teoria sessuale" (1905) di bambino sessuato e di zone erogene, ciò che interessa a Freud non è il bambino ma l'infantile, perciò al suo "Un bambino viene picchiato" pone come sottotitolo "Contributo alle conoscenze dell'origine delle perversioni sessuali". É al ruolo che questa rappresentazione gioca nella vita dell'adulto ciò che interessa particolarmente Freud. Si ribalta la concezione del rapporto adulto bambino, il primo influenzato dal secondo, e l'influenza dell'adulto sull'infante diventa repressione. Il potere dell'adulto è responsabile delle sorti del bambino e questo ha contribuito a creare una cultura permissiva, ma questo rispetto per il bambino crea una preoccupazione : le richieste del bambino non possono essere contrastate né limitate, si paralizza il rapporto che di conseguenza sfocia nel maltrattamento come contro-attacco. L'idea dello strapotere dell'adulto sul corpo del bambino è il contrario del fenomeno di annullamento di quello con la sottomissione a quest'ultimo.


















3.Definizioni di maltrattamento


Una breve panoramica sulle definizioni di maltrattamento sembra importante per comprendere bene l'entità del fenomeno di cui stiamo parlando.

Definizioni delle varie forme di maltrattamento sono emerse dopo che nel 1962 Kempe ha descritto gli aspetti medici della sindrome relativa alla violenza fisica sul bambino:

Il termine è stato usato per indicare un quadro clinico in cui il soggetto in età pediatrica presenta lesioni riconducibili ad una violenza fisica perpetrata da un genitore o un sostituto. In seguito il termine "child abuse" è stato esteso a indicare forme di trascuratezza e abuso sessuale. Nel 1974 il decreto legge approvato dagli Stati Uniti ha identificato il maltrattamento infantile come: danno fisico o mentale, abuso sessuale, trattamento negligente o maltrattamento di un soggetto di età inferiore ai 18 anni o all'età specificata dalla normativa sulla protezione dell'infanzia.



Per essere una definizione applicabile a livello internazionale deve essere adattabile ai vari contesti sociali e culturali e consentire la delimitazione tra abuso e altre forme di sofferenza a carico del minore. Dunque si propone un'ultima definizione : Maltrattamento infantile è quella parte di danno fisico o morale inflitto ai bambini risultante da un'azione umana che sia disapprovata o vietata, prossima nel tempo e nello spazio e suscettibile di prevenzione.

Il concetto di abuso riferito ad un determinato contesto comprende infatti comportamenti che in un altro ambito culturale, non necessariamente distinte, sono usi e addirittura norme sociali.


Definizione dell'intento


Per la mia argomentazione vorrei concentrarmi su due tipi di maltrattamento del bambino, lo sfruttamento del lavoro e la pedofilia, focalizzando l'attenzione per lo sfruttamento sugli effetti della rivoluzione industriale in Inghilterra, prendendo come fonte la vita e le opere di Charles Dickens, per la pedoflia invece considerandone l'aspetto psicoanalitico e dunque il contributo del padre della Psicoanalisi Sigmund Freud.


1.Sfruttamento del lavoro minorile


La manodopera infantile è tra le più sfruttate del mondo. Centinaia di milioni di bambini, in ogni parte del mondo, lavorano nei campi, nelle fabbriche, agli angoli delle strade o nelle discariche dei rifiuti. Il termine «lavoro infantile» implica che i bambini lavorano molte ore per una paga minima, sacrificando la loro salute, la loro istruzione e la loro infanzia.

Il numero più elevato di bambini lavoratori è in Asia, dove superano il 10% della forza lavoro, ma forti quantità sono presenti anche in Africa, America, Italia, Spagna.

La povertà è la principale causa del lavoro infantile. Quando la famiglia è povera, tutti devono contribuire al reddito familiare; molti bambini lavorano purtroppo anche per mancanza di altre opportunità, scuole insufficienti o troppo care.

Molti bambini sono costretti a lavorare: in Thailandia i bambini vengono venduti, e comprati per lavori in case privare, ristoranti, nelle fabbriche, nei bordelli. In Pakistan esistono bambini impiegati per molte ore a lavorare in fabbriche, nei campi o nelle fornaci di mattoni.

Milioni di bambini vivono per strada, non hanno né casa, né genitori e sono costretti a cercare in strada ciò di cui poter vivere, molto spesso incrementando il fenomeno delinquenziale.

In Africa, Asia e America Latina all'inizio degli anni Ottanta i piccoli lavoratori erano stimati in oltre 50 milioni. Ora sono oltre 100 milioni e secondo alcune stime anche 150. Il fenomeno del lavoro minorile riguarda non solo i cosiddetti 'paesi in via di sviluppo' ma anche l'occidente industrializzato. Riguarda gli Usa come l'Europa. In Italia oltre 145 mila ragazzi e ragazze sotto i 15 anni sono impegnati in attività lavorative e di questi circa 35 mila rientrano nella categoria di 'sfruttati' . Altre ricerche parlano di oltre 350 mila minori lavoratori dei quali circa 80 mila sfruttati. Se poi guardiamo gli altri paesi europei la situazione non è più confortante; il Portogallo, la Spagna e la Grecia riportano dati simili all'Italia; nel Regno Unito il fenomeno assume dimensioni generalizzate fino ad arrivare ai paesi dell'Est Europa dove accanto alle tradizionali forme di lavoro minorile si affianca la piaga della prostituzione che colpisce soprattutto le bambine prostitute.

I lavori riservati ai bambini si possono dividere in due categorie: settore produttivo (agricoltura, industria, pesca) e settore urbano. In agricoltura i piccoli lavoratori sono utilizzati in ambito familiare, attività generalmente destinata all'autoconsumo, o nelle grandi piantagioni come braccianti, ad esempio per la produzione di canna da zucchero. Sono più numerose invece le attività nel settore secondario. Qui i bambini sono destinati a miniere nel sottosuolo, cave, fornaci, fabbriche di carbonella, attività edili, vetrerie, concerie, seterie, laboratori tessili, fabbriche d'abbigliamento, laboratori di giocattoli, fabbriche di tappeti, fabbriche di articoli sportivi, laboratori di fiammiferi, sigarette e fuochi d'artificio. Talvolta i bambini sono costretti a rimanere in fabbrica vari mesi prima di poter rivedere i propri genitori, infatti in quelle 'fabbriche-carceri' dormono e mangiano. Svolgono anche attività di pesca in cui vengono fatti immergere lungo i fondali per far confluire i pesci verso le reti. Nel settore terziario i bambini sono impiegati nel piccolo commercio, mercati, lavori domestici, selezione dei rifiuti, attività di lavavetri, raccolta dei rifiuti, trasporto di merci o pietre.


4.2.Conseguenze fisiche, psicologiche, sociali


I prodotti usati danneggiano gli organi respiratori, gli occhi, il fegato, i reni e molto altro. Portare pesi o assumere posture forzate molto a lungo può pregiudicare lo sviluppo osseo e la crescita. I rumori eccessivi causano sordità parziale. A causa di questi sfruttamenti viene negata l'infanzia ai bambini, i quali vengono spogliati della loro identità. Il ricorso a bambini lavoratori sottopagati va di pari passo con la disoccupazione degli adulti e con una distribuzione ineguale della ricchezza. Senza bambini a disposizione per le piantagioni e le fabbriche, il lavoro dovrebbe essere assegnato agli adulti, i quali, eliminata questa concorrenza imbattibile, avrebbero anche un maggior potere di rivendicazione salariale e sociale. L'impiego in ambito familiare dei figli come braccianti nei campi e l'alto tasso di mortalità infantile presente in molti paesi, incentivano un gran numero di nascite, aumentando così la massa di lavoratori a basso costo. Un'altra grave conseguenza del lavoro infantile è rappresentata dal fatto che i bambini non possono frequentare regolarmente la scuola; oppure, se già la frequentano, devono abbandonarla, in una condizione di ignoranza.


5.Rivoluzione industriale

Nella seconda metà del Settecento ebbe inizio in Inghilterra (e si diffuse gradualmente in Europa e nell'America settentrionale) un processo di industrializzazione che provocò cambiamenti tanto profondi in tutti gli aspetti della vita umana da essere definito «rivoluzione industriale». Si trattò di una rivoluzione tecnologica che comportò trasformazioni sociali ed economiche sempre più rapide, oltreché in continua evoluzione. Da quel momento la vita dell'uomo non fu più la stessa: vennero gradatamente modificati o cancellati usi e costumi radicati nel tempo; si aprirono tra i ceti sociali nuove tensioni che avrebbero condizionato il successivo sviluppo della Storia.

Le conoscenze tecniche erano cresciute, ma non basterebbero a giustificare  una rivoluzione sociale ed economica di tale portata se non vi avessero concorso in uguale misura una serie di fattori:

  1. la grande disponibilità di materie prime (in particolare ferro e carbone);
  2. l'aumento del capitale e del risparmio;
  3. la trasformazione tecnico-scientifica dell'agricoltura;
  4. 1'intraprendenza della borghesia agricola e commerciale;
  5. l'aumento della popolazione e quindi la maggior disponibilità di manodopera.

A quell'epoca la Gran Bretagna era una grande potenza marittima, mercantile e coloniale: ciò le aveva permesso di procurarsi fonti di materie prime sempre più ampie e di aumentare le occasioni di guadagno sia con il commercio di materiali preziosi, sia con la tratta dei Neri. Molto sviluppato era anche il commercio interno, soprattutto per opera di una borghesia operosa e risparmiatrice.

Tutto il Paese traeva vantaggio anche dal fatto che, isolato geograficamente dal resto dell'Europa, non era mai stato percorso da eserciti invasori e non aveva subito sul suo territorio i danni di una guerra. Fu merito dell'Inghilterra l'aver saputo sommare le ricchezze con l'intraprendenza per trasformare in modo radicale i sistemi produttivi.

Nel passato erano stati gli artigiani a produrre i manufatti, o nelle botteghe, oppure nelle loro abitazioni (in Inghilterra, per esempio, quando le enclosures causarono la disoccupazione di molti contadini, l'artigianato domestico aumentò considerevolmente). Tra il XVII e il XVIII secolo si erano diffuse le manifatture, dove il sistema di produzione rimaneva lo stesso (manuale), ma essendo molto alto il numero degli artigiani impiegati, la quantità di manufatti prodotti era elevata.

Il settore industriale che per primo ebbe grande sviluppo fu quello tessile, in particolare la produzione di cotone. Tra i materiali che i vascelli inglesi trasportavano attraverso l'Atlantico primeggiava sicuramente il cotone, che veniva comprato grezzo nelle colonie americane: le cotonine (tessuti) che uscivano poi dai numerosi opifici, soprattutto quelli del Lancashire, riprendevano il largo verso il Nordamerica e le Indie Occidentali.

Nella breve corsa della Rivoluzione industriale, su verifica un periodo di infelicità per molti. Nel 19° secolo la Gran Bretagna vide un enorme incremento della popolazione accompagnato da una rapida urbanizzazione stimolata dalla rivoluzione industriale. Il gran numero di persone specializzate e non in cerca di lavoro contribuiva a mantenere le paghe appena al livello di sussistenza. Le abitazioni disponibili erano scarse e costose, con esito in sovraffollamento. Questi problemi erano ovviamente ingigantiti a Londra, dove la popolazione cresceva a velocità record. Grandi case venivano trasformate in appartamenti e casamenti, e mentre i proprietari non provvedevano alla ristrutturazione di queste residenze, comparivano i bassifondi.

Bertrand Russell, pensatore inglese dei XX secolo, così descrive le sofferenze patite dai bambini in una filanda (uno stabilimento per la lavorazione delle fibre tessili:

«I fanciulli entravano dai cancelli della filanda alle cinque o alle sei di mattina, e ne uscivano alle sette o alle otto di sera. (unica sosta durante questa reclusione di 14 0 15 ore era costituita dai pasti, al massimo mezz'ora per la colazione e un'ora per la cena. Ma questi intervalli significavano unicamente un mutamento di lavoro: anziché badare a una macchina in azione, pulivano una macchina ferma, sbocconcellando il loro pasto come meglio potevano in mezzo alla polvere e alla lanugine che soffocava i loro polmoni. Le ore di reclusione per sei giomi la settimana erano ore regolari, ma nei momenti di gran lavoro l'orario diventava elastico e talvolta si allungava a un punto quasi incredibile. Il lavoro dalle tre del mattino alle dieci di sera non era sconosciuto

Era materialmente impossibile mantenere intatto questo sistema se non con la forza del terrore. I sorveglianti non negavano che i loro metodi fossero brutali, ma dovevano o esigere la quantità completa di lavoro, o essere licenziati, e in queste condizioni la pietà era un lusso che padri di famiglia non potevano permettersi.
Le punizioni per il ritardo la mattina dovevano essere così crudeli da vincere la tentazione, nei fanciulli stanchi, di restare a letto più di tre o quattro ore.
In alcune filande a malapena un'ora in tutta la giornata passava senza rumore di battiture e grida di dolore.

I padri picchiavano í figli per salvarli da battiture peggiori da parte dei sorveglianti.

Nel pomeriggio lo sforzo diventava così pesante che il bastone di ferro usato dai sorveglianti per picchiare era continuamente in attività, e anche allora non era raro il caso che un fanciullo più piccolo, nell'addormentarsi, rotolasse dentro la macchina accanto alla quale lavorava, in modo da rimanere storpio tutta la vita o, se era più fortunato, da trovare la morte». 

Dunque l'età vittoriana divenne nota per l'impiego di minori in fabbriche, miniere e come spazzacamini. Il lavoro minorile, spesso nato a causa di ristrettezze economiche, giocò un ruolo importante fin dall'inizio della Rivoluzione Industriale. Nel 1840, soltanto il 20% dei bambini di Londra possedeva una qualche scolarità. Intorno al 1860 circa la metà dei bambini d'età compresa tra 5 e 15 anni frequentava la scuola.

I bambini dei poveri dovevano aiutare nel sostegno del bilancio familiare, spesso lavorando molte ore in attività pericolose per paghe molto basse. Bambini agili venivano impiegati come spazzacamini; i bambini più piccoli venivano impiegati per scivolar sotto i macchinari per recuperare i rocchetti di cotone; ed ancora i bambini venivano impiegati per lavorare nelle miniere di carbone, strisciando attraverso tunnel troppo stretti e bassi per gli adulti. I bambini lavoravano inoltre come fattorini, spazzini, lustrascarpe, fiammiferai, venditori di fiori o altri beni economici. Alcuni bambini intraprendevano il lavoro come apprendisti di rispettabili attività, come l'edilizia, o come collaboratori domestici (a metà del 18° secolo c'erano circa 120.000 domestici a Londra). Le ore di lavoro erano molte: i muratori potevano lavorare anche 64 ore a settimana in estate e 52 in inverno, mentre i domestici lavoravano 80 ore a settimana. Molte ragazze lavoravano come prostitute (la maggior parte delle prostitute a Londra aveva tra i 15 e i 22 anni d'età).

I bambini venivano mandati a lavorare già all'età di tre anni. Nelle miniere di carbone i bambini iniziavano a lavorare a cinque anni e generalmente morivano prima dei 25. Molti bambini (e adulti) lavoravano 16 ore al giorno. Nel 1802 e nel 1819 Leggi delle Fabbriche il limite delle ore di lavoro passò a 12 ore in fabbrica e nei cotonifici. Queste leggi erano ampiamente inefficaci e dopo molte agitazioni radicali, da parte, per esempio, del 'Comitato Orario Ridotto' nel 1831, una commissione reale raccomandò nel 1833 che i bambini di 11-18 d'età dovessero lavorare al massimo 12 ore al giorno, i bambini di 9-11 massimo otto ore, mentre ai bambini sotto i nove anni non avrebbe dovuto essere permesso di lavorare. Questa legge, però, si applicava solo all'industria tessile, e altre agitazioni portarono ad una successiva legge nel 1847 con la quale si limitava a 10 ore l'orario di lavoro per bambini e adulti.


Letteratura e diritti dei bambini


La letteratura ha cominciato ad occuparsi dei bambini nel XVII secolo. L'individualismo ha aiutato l'uomo comune a considerarsi persona e non parte di una massa indistinta, di essere senza storia e senza nome. La classe borghese nata con la rivoluzione industriale sfrutta nelle proprie fabbriche e in attività varie i più poveri e sfortunati che sono costretti a lavorare fino a diciotto ore al giorno nei Mills sin dalla più tenera età. I bambini vengono venduti dalle famiglie più disagiate e dalle workhouses a datori di lavoro privi di scrupolo che raccolgono decine di questi malcapitati impiegandoli in ogni sorta di traffico.

Un esempio diretto di ciò che avveniva nel XVIII secolo in Inghilterra ce l'ha dato lo scrittore Charles Dickens nel suo intento di denunciare una situazione di cui egli stesso era stato vittima. Ma prima vorrei citare il poeta romantico William Blake che quarant'anni prima aveva ben descritto l'ipocrisia del compromesso vittoriano nel suo confronto tra Songs of innocence & Songs of experience.


Holy thursday


Songs of innocence

'Twas on a holy Thursday, their innocent faces clean,

The children walking two and two, in red, and blue, and green:

Grey-headed beadles walked before, with wands as white as snow,

Till into the high dome of Paul's they like Thames waters flow.


O what a multitude they seemed, these flowers of London town!

Seated in companies they sit, with radiance all their own.

The hum of multitudes was there, but multitudes of lambs,

Thousands of little boys and girls raising their innocent hands.


Now like a mighty wind they raise to heaven the voice of song,

Or like harmonious thunderings the seats of heaven among:

Beneath them sit the aged men, wise guardians of the poor.

Then cherish pity, lest you drive an angel from your door.


Songs of experience

Is this a holy thing to see

In a rich and fruitful land, -

Babes reduced to misery,

Fed with cold and usurous hand?


Is that trembling cry a song?

Can it be a song of joy?

And so many children poor?



It is a land of poverty!


And their sun does never shine,

And their fields are bleak and bare,

And their ways are filled with thorns,

It is eternal winter there.


For where'er the sun does shine,

And where'er the rain does fall,

Babe can never hunger there,

Nor poverty the mind appal.


Con questa poesia William Blake anticipa la denuncia vittoriana di Dickens, condividendo con l'autore di Oliver Twist, quel senso di disapprovazione nei confronti delle ingiustizie sociali. Blake supportò l'abolizione della schiavitù e i principi di uguaglianza provenienti dalla Rivoluzione Francese; successivamente focalizza la sua attenzione sulle conseguenze della Rivoluzione Industriale: lo sfruttamento degli esseri umani. In questo ciclo di poesia si mette dalla parte delle vittime della società industriale: bambini, prostitute, come con le vittime dell'oppressione orfani e soldati.


Charles Dickens


A questo punto concentrerei l'attenzione sulla vita e le opere di Charles Dickens.

Charles Dickens nasce a Portsmouth nel 1812. Purtroppo ha un'infanzia infelice dal momento in cui il padre viene arrestato per debiti. La moglie e i bambini con eccezione di Charles, che viene costretto a lavorare in una fabbrica di lucidi da scarpe, lo raggiungono alla Prigione di Marshalsea.

Quando la situazione finanziaria della famiglia si solleva, e il padre viene rilasciato, il dodicenne Charles sotto insistenza di sua madre, deve continuare a lavorare in fabbrica, mentre il padre lo iscrive a scuola. Lavora come cronista parlamentare e collabora con diversi giornali e riviste firmando i suoi articoli con lo pseudonimo Boz. nel 1836 pubblica una raccolta di articoli su Londra ed i suoi abitanti, gli Sketch di Boz. Con Il Circolo Pickwick diventa uno scrittore di successo. La sua popolarità aumenta con i romanzi successivi, con le conferenze, gli spettacoli teatrali organizzati, in cui recitava brani dei suoi romanzi, riscrivendoli per adattarli a queste letture pubbliche. Nel 1842 fa un importante viaggio in America: molte esperienze e considerazioni su questo periodo compaiono nei suoi romanzi. Nel 1846 fonda un quotidiano, il 'Daily News', che dura meno di un anno; dal 1850 al 1859 dirige il settimanale 'Household Words' su cui pubblica non solo le sue opere, ma anche i lavori di altri importanti scrittori come ad esempio Elizabeth Gaskell. Nel 1858 si separa dalla moglie, da cui ha avuto dieci figli, per una nuova relazione con una giovane donna, anche se questa unione non sarà fortunata. Muore nel 1870 e viene sepolto nell'Abbazia di Westminster nel 'Poets'Corner'.

Negli anni '40 i romanzieri si sentivano investiti di una forte responsabilità morale e sociale e col romanzo intendevano descrivere i cambiamenti sociali in atto, quindi ritraevano la società così come appariva ai loro occhi, fatta eccezione per quegli aspetti che offendevano il rigido codice morale dell'epoca. Pur essendo consapevoli dei mali della società vittoriana, quali le atroci condizioni dei lavoratori e lo sfruttamento dei bambini, non mettevano in discussione la realtà in cui vivevano, o piuttosto, quando lo facevano, davano voce alle paure e ai dubbi dei lettori.

Dunque l'opera di Dickens si colloca dalla parte dei poveri, dei derelitti, dei bambini e della classe operaia.

Poiché i vittoriani concepivano la letteratura come un mezzo, uno strumento per correggere i vizi e le debolezze dell'epoca, uno dei principali aspetti delle loro opere è la forza didattica. Dickens non sembra mai andare alle origini dei malesseri sociali, né alla ricerca delle cause storiche, politiche, religiose e culturali che hanno creato tali condizioni, ma descrive i risultati finali dello sfruttamento operato a carico delle masse, osservando i rapporti umani in essere e anticipando i toni descrittivi del naturalismo della seconda metà dell'ottocento francese, dal quale è però lontanissimo sia nello stile sia nella dimensione politica dei problemi trattati.

Caratteristica principale dei suoi romanzi è la capacità di cogliere con arguzia ed ironia gli aspetti più profondi della società vittoriana, opulenta e perbenista. Tipici dei suoi scritti sono appunto quei personaggi 'vittoriani', diventati popolarissimi, costituiti da ricchi borghesi e da aristocratici decaduti, da popolani e prostitute. Matura gradualmente una visione più radicale della società anche se non è stato mai un rivoluzionario, consapevole della corruzione materiale e spirituale della realtà del tempo a causa dell'impatto con la rivoluzione industriale.

La sua originalità non consiste nel servirsi del romanzo per propagandare nuove idee. Nei primi romanzi tenta di delineare un tipo d'individuo che sarebbe potuto diventare portavoce di un sentimento riformista ed indicare la via per una migliore convivenza umana. Nei romanzi della maturità riesce a portare l'attenzione sugli abusi sociali, sui mali e sulle ingiustizie, mescolando terribili descrizioni della miseria di Londra e dei suoi crimini con ritratti divertenti della città. Per descrivere le baracche urbane usa spesso colori tipici del romanzo gotico. Il suo scopo è criticare la negatività e crudeltà del mondo in cui vive.  


7.1.Oliver Twist e David Copperfield


Le opere più importanti per avere una chiara idea dello sfruttamento minorile sono David Copperfield e Oliver Twist.

Romanzo autobiografico in cui la narrazione è il ricordo dell'infanzia, dell' adolescenza e dell'età adulta del protagonista

Per dare un quadro chiaro di ciò che viene vissuto da David Copperfield e altri tantissimi bambini riguardo al lavoro in fabbrica citerei direttamente dal libro:

"so di non esagerare, inconsapevolmente e involontariamente, la insufficienza dei miei mezzi o le difficoltà della mia vita. So che se allora mi veniva dato dal signor Quinion uno scellino, io lo spendevo in un desinare o in un tè. So che lavoravo da mattina a sera, malvestito, tra gente volgare. So che erravo per le vie, male e insufficientemente nutrito. So che, senza la misericordia divina, sarei potuto diventare, in tale abbandono, un piccolo vagabondo o un ladruncolo.

Che in segreto soffrissi, e in maniera atroce, nessuno sapeva. Quanto io soffrissi, l'ho già detto, non m'è possibile descriverlo. Ma tacevo e lavoravo. Avevo compreso fin dal principio, che se non fossi riuscito a far il mio lavoro come gli altri, non sarei sfuggito ai motteggi e al dispregio degli altri."



Oliver Twist invece è la storia di un povero orfanello che viene inizalmente allevato in modo disumano in una workhouse, per poi andare incontro a miriadi di peripezie.

Dickens con questa storia attacca proprio il genere di vita che si stabilì nelle workhouse.

Una workhouse era un luogo appartenente alla parrocchia in cui persone incapaci di provvedere a se stesse andavano a vivere e lavorare. Le condizioni delle workhouse erano spaventose, e i residenti erano sottoposti a un mucchio di dure disposizioni: il lavoro era obbligatorio per tutti, le famiglie erano molto spesso separate, e le razioni di cibo e vestiario erano magre. L'idea su cui si basavano le workhouse era che la povertà era la conseguenza della pigrizia e che le terribili condizioni avrebbero ispirato i poveri a migliorare le loro condizioni. Tuttavia l' "intralcio" economico della Rivoluzione Industriale rese impossibile per molti il miglioramento sociale ed economico nonostante la workhouse. Inoltre, Dickens fa notare che piuttosto che alleviare le sofferenze dei poveri, i funzionari che regolavano le workhouse, abusavano dei loro diritti come individui e causavano ulteriori sofferenze. Si evidenzia nel romanzo come gli impiegati municipali approfittino del denaro che dovrebbe essere investito nella sussistenza degli ospiti, e che invece solo in minima parte viene utilizzato a questo scopo, il resto è disposto all'uso personale. Il cibo servito è misero e spesso porta alla morte prematura, accompagnata dal freddo e dalla fatica. Ciò che inquieta di più dando appunto una sorte di straniamento al lettore, è la superficialità con cui le vite umane vengano trattato, con quale indifferenza si prepari la bara per qualcuno, un qualcuno in meno da supportare nella workhouse.


























8.La pedofilia

La pedofilia è l'epidemia del terzo millennio; il cancro delle nostre democrazie industriali. I dati disponibili indicano un'esplosione del fenomeno, in crescita soprattutto nel mondo occidentale: a dimostrazione del fatto che i bambini sono diventati gli oggetti di consumo dell'economia capitalista, la frontiera debole su cui si scarica la violenza della società avanzata.

I dati sono impressionanti, ogni anno in Italia (2007) sono 41000 i nuovi casi di violenza sui minori, e per ogni episodio accertato, tanti altri ancora nell'ombra. Pedofilia in casa, on-line, prostituzione minorile, il tutto condensato in una caccia al bambino da abusare.


8.1.Aspetti sociali e culturali che favoriscono il discorso pedofilo

Diverse sono le ragioni che possono essere condotte come base per l'emergere della pedofilia: mancanza di rispetto nei confronti dell'innocenza del bambino, il non-riconoscimento del linguaggio emotivo e affettivo di questo ridotto al linguaggio dell'interesse economico, senza fantasia del mondo adulto, l'indifferenza per le esigenze, il meccanismo perverso della pubblicità che in nome del profitto e pronto ad utilizzare i bambini.

Analizzeremo solo alcuni di questi aspetti.

In molte famiglie, oramai è noto come la televisione rimanga accesa tutto il giorno, a svolgere quella funzione d'intrattenimento che dovrebbe esservi invece dalle relazioni tra gli individui. La televisione fa da colonna sonora dell'incomunicabilità di una famiglia, a riempire appunto il vuoto che si crea nell'assenza di scambi affettivi. Questo vuoto si ripercuote maggiormente sulla donna che da casalinga insoddisfatta si ritrova a svolgere azioni monotone e ripetitive ad incrementare il suo senso di isolamento e depressione. L'assenza comunicativa si ripropone come modello di relazione, infatti i bambini imparano a convivere con il terzo estraneo e passivizzante compromettendo le loro capacità di attenzione e concentrazione. Questo processo di educazione dei bambini porta ad un inglobamento di ciò che è televisione fino a farlo proprio, al punto di non distinguere ciò che è realtà e fantasia. Il confine tra animato e inanimato viene a crollare anche a causa della facilità con cui certi temi crudi e violenti vengono trattati, così cambia a sua volta il modo con sui il senso di dolore viene percepito. Si parla di analfabetismo emozionale o Magris rifacendosi a Vattimo sostiene che si abbia una nuova forma dell'Io non più compatto ma costituito da molteplici nuclei psichici contenuti entro una non ben definita coscienza. In una società in cui il vuoto costitutivo e la decostrubilità dell'identità si sposano con l'assenza di limite viene messo in discussione anche lo sviluppo psicosessuale dell'individuo in cui ormai prevalgono sui processi lineari, percorsi di pluralità di "va e vieni". Pare che la realtà stessa sia diventata virtuale, lanciare una palla da bowling o un sasso da un cavalcavia possono diventare gesti equivalenti. Sembra dunque che la televisione forte del suo ruolo di istruttivo sia al punto di una deanimazione dell'uomo. Ciò che risulta dagli studi è che negli abusi il vero senso di piacere sta nella presa di potere da parte del pedofilo, nella rassicurazione circa la propria forza attraverso un processo di disumanizzazione della vittima così come lo è stato a sua volta il violentatore da piccolo. Quando il contenimento affettivo e strutturante della madre non funziona, o l'assenza del padre, alle condizioni socioeconomiche aumenta la possibilità che le fantasie del bambino perdano d'integrità scaturendo un sviluppo psico emotivo disarmonico. Alcuni intellettuali hanno preso parte alla razionalizzazione della pedofilia, giustificandola come ideologizzazione del piacere libero: dal romanzo Corydon di Gide in cui Corydon s'innamora di un ragazzo rifiutandone le avances per cui il ragazzo si uccide, o dal pensiero circa la pedofilia dolce difesa da Foucault. Quest'ultimo non tiene conto delle ripercussioni per il bambino: aumento aggressività, confusione identità di genere o anche rischio di diventare un pedofilo.

Spesso per difendere la relatività teno-storica dei gusti pedofili vengono citati i riti sessuali iniziatici in vigore presso alcune civiltà, altri difendono la pedofilia in difesa dell'omosessualità, altri ancora sostengono che non sempre la pedofilia abbia effetti negativi sul bambino. Questi che parlano di emancipazione e libertà sessuale del bambino, non dicono che le loro emancipazioni riguardano solo gli ostacoli del potere di seduzione dell'adulto, e che dunque si tratta di una relazione non paritamente innocua.

La tendenza da sempre radicata di esaltare la "carne giovane" viene incentivata nella società contemporanea, anche come via di fuga dalle relazioni eterosessuali tra adulti. Si è collegato infatti l'incremento della pedofilia con la diffusione dell'AIDS.

Inoltre l'eccessiva enfasi data ai comportamenti pedofili può sia far scattare a sua volta una reazione a catena, sia suggestionare il bambino che porta nella realtà fantasie di seduzione molto spesso sostitutive di disattenzioni e della carenza di cure da parte dei genitori. Così V. Dumoulin in "Quel signore mi fa paura" fa dire ad un bambino di otto anni "E' giusto informarci per proteggerci. Ma noi a otto anni e anche dopo, non siamo degli adulti. Abbiamo bisogno di sognare, abbiamo ancora bisogno di raccontarci che gli adulti sono buoni e felice. Perché se no, se sappiamo troppe cose, non abbiamo più voglia di diventar grandi, è troppo triste. Quindi fate attenzione a quello che ci dite, alle immagini che vediamo in televisione, alle parole che sentiamo."

La risposta all'argomentazione pedofila dev'essere la chiara presa di coscienza del desiderio infantile nella sua gratuità, nel suo linguaggio specifico, e nel suo significato ludico che non può essere invaso da un rapporto sessuale con un adulto, pena: la sfiducia totale nell'adulto e la devitalizzazione dei personali desideri.


8.2.Note sulla storia della pedofilia

I comportamenti di abusi sessuali su minori sono sempre esistiti, non possono dunque essere considerati un incidente storico. Il diverso significato che viene ad assumere questo fenomeno risulta dipendere dalla relazione tra l'adulto e il bambino. Consideriamo tre principali periodi storici: età classica, età medievale, e periodo tra Ottocento e Novecento.


8.3.1.Età classica


Ad Atene i ragazzi a dodici anni venivano affidati a degli amanti per venire istruiti e diventare dei veri Spartiati. La pederastia ovvero la relazione omosessuale rivolta verso i maschi adolescenti, aveva una larga diffusione e consisteva nella trasmissione delle virtù virili , attraverso lo sperma, per la formazione dell'adulto. Il plasmare, l'istruire è uno dei dogmi della pedofilia, dunque tra l'eros paedagogos e lo scivolamento verso una pedofilia sensuale, il passo è breve. La pederastia ha degli aspetti contraddittori infatti non solo questo genere di relazioni erano permesse e regolate dalla legislazione, ma erano considerate ambiguamente con ostilità o indulgenza. Purtroppo sebbene l'età minima fosse i dodici anni non erano rari i casi di violenza su bambini più piccoli. Questa usanza si aveva anche tra le donne ma non essendo parte della formazione del cittadino non è riportata alcuna notizia a riguardo.

Presso i romani la pederastia continua ma perde quella sua accezione amorosa e viene sostituita da una forma di brutalità nei confronti dello schiavo e del figlio dello schiavo. Successivamente c'è un ritorno agli amori romantici con ragazzi liberi, sino a quando l'imperatore Giustiniano bandì i rapporti omosessuali considerati contro natura. L'assoluta asimmetria del potere pederastico e la totale assenza di ogni considerazione del mondo emotivo del ragazzo danno consistenza alle annotazioni di Freud in proposito. In una nota aggiunta nel 1909 ai Tre saggi sulla teoria sessuale, egli sottolinea che «la differenza tra la vita amorosa del mondo antico e quella nostra risiede nel fatto che l'antichità sottolineava la pulsione mentre, noi invece sottolineiamo il suo oggetto. Gli antichi esaltavo la pulsione ed erano disposti a nobilitare con essa anche un oggetto inferiore, mentre noi stimiamo poco l'attività pulsionale di per sé e la giustifichiamo soltanto per le qualità eminenti dell'oggetto.»


8.2.2.Pedofilia nel Medioevo


La tradizione giudaico cristiana, nonostante costituisse un deterrente contro la pedofilia omosessuale, giudicando il rapporto omosessuale in sé «contro natura», risultava poco incisiva nella difesa delle bambine. Infatti nonostante l'età da matrimonio fosse fissata per i dodici anni vi erano perfino matrimoni all'età di dieci con uomini molto più anziani. Tuttavia, sebbene non si potesse parlare di pedofilia, era usanza affittare i bambini ai padroni, si parla dunque di apprendistato in casa di estranei, dove normalmente si stabiliva una sorta di promiscuità relazionale. Questo avveniva tra un'età di otto anni sino ai quattordici. Dunque in quest'ambito bisogna inquadrare la vita del bambino nella bottega d'arte dove l'artista assumeva vari ruoli: padre putativo, maestro, padrone. La relazione maestro-discepolo allontanandosi da ogni idealizzazione diventa una continua oscillazione tra due poli: autenticità-inautenticità, creatività-ripetitività, dialogicità-potere, seduzione-scoperta di sé, lo slittamento verso uno dei due poli, può causare un turbamento e una conseguente trasformazione del rapporto. Ogni relazione docente-discente contiene in sé il rischio di sfociare in una realizzazione amorosa. Soprattutto l'allontanamento dal nucleo familiare favorisce la fragilità del bambino incapace di difendersi. Inoltre un'altra sostanziale differenza tra l'antichità e il medioevo sta nella variabile di denaro, infatti vi sono testimonianze di Firenze in cui nel XIV pullulava di giovani che vendevano il proprio corpo. Ma ciò che importante sottolineare è l'assenza di un sentimento dell'infanzia che non emergerà sino al XVI secolo. A sostegno di questa tesi, Ariès dice che l'arte medievale è anche incapace di rappresentare l'infanzia, si hanno rappresentazioni dall'Angelo con i tratti adolescenziali, al Gesù bambino rappresentato con la Madonna. Nel XV compaiono nuove figurazioni come il ritratto e il putto, ma tutto ciò ha poco a che fare con il reale. Negli scritti dei Padri della Chiesa la parola fanciullo designava il luogo dell'imperfezione, dunque l'infanzia era una mancanza. Il dualismo innocenza/colpevolezza era la base dell'etica pedagogica medievale. Inoltre l'idea del bambino innocente e incorruttibile, è la più comune difesa adottata da coloro che li molestano. L'utilizzo di bambini per placare il conflitto interno era molto comune, difatti il bimbo diventa (nel caso della proiezione) un recipiente di veleno, dove scaricare tutte le cose ripudiate dalla propria mente.


8.2.3.Tra bambino colpevole e bambino innocente


Nell'ottocento è possibile individuare due rappresentazioni sociali differenti del bambino.

Dal bambino innocente di Rousseau, al luogo d'imperfezione del peccato originale. La convinzione che la natura del bambino fosse più incline al bene che al male, implicava la necessità di svolgere una continua attività di correzione, anche attraverso modalità violente. Inoltre la giovane età, la debolezza fisica, la bassa condizione sociale e l'ignoranza costituiscono un terreno fertile per gli abusatori. Le ragioni addotte dagli abusatori per giustificare le violenza e ridurre la loro responsabilità sono di due tipi: iniziazione sessuale protetta, e l'incapacità di controllare i propri istinti libertini.



La dicotomia bambino angelico e bambino perverso si perpetuò anche nel Novecento, ma è l'immagine del bambino cattivo da correggere e redimere a prevalere nella cultura del tempo e a informare di sé le teorie pedagogiche, psicologiche e la stessa psicoanalisi. Nel pensiero di Freud si rilevano momenti non lineari, dissimmetrie e anche contraddizioni che furono alla base della costruzione di un coerente pensiero psicoanalitico. Il bambino freudiano assume importanza quando si stanzia all'interno dell'adulto, quando si muove nelle pieghe del suo inconscio e se ne fa rappresentante, mentre diventa di scarsa rilevanza e considerazione quando viene studiato nella sua realtà anagrafica, nella concretezza dei bisogni e limiti quotidiani e nella relazione con l'adulto.

L'intervento di Freud lascia spazio a una nuova sensibilità verso ad esempio il piccolo Hans, verso le sue esigenze, e viene rimandata alla concomitante autoanalisi che permette al dottore austriaco i riallacciare i fili della sua infanzia. Se nel primo Freud troviamo un intento preventivo ed educativo nei confronti del bambino, rimproverando i genitori per la loro scarsa attenzione rivolta al rischio che questo incorra nel subire abusi sessuali, nei Tre saggi sulla teoria sessuale il bambino viene definito perverso polimorfo, e nella perversione una specie di primo sviluppo della sessualità mentre in Un bambino viene picchiato ci viene detto che la fantasia sessuale attrae il bambino e lo conquista. Nel Disagio della civiltà la naturalità attraverso cui si esprime la condizione umana viene descritta come un coacervo di violenza aggressività mai completamente imbrigliate dal Super Io. Istinti aggressivi e passioni primitive che portano allo stupro, all'incesto, all'omicidio costituiscono un inconscio per sua natura immorale e sono tenuti a freno in maniera imperfetta dalle istituzioni sociali e dal senso di colpa. L'infelicità umana deriva dal fatto che, a causa della civiltà, l'individuo è costretto ad aderire ad un sistema che entra in conflitto con quello primitivo. Le nevrosi e le perversioni sarebbero il risultato dell'eterno conflitto natura/cultura, della socialmente necessaria censura delle pulsioni sessuali primitive.


9.Psicoanalisi e pedofilia

Le teorie della perversione, a cui si deve far riferimento, per introdurre l'argomento pedofilia, sono molte e differenti, e variamente intrecciate tra loro; riguardano conflitti irrisolti, ritardo dello sviluppo affettivo, l'evoluzione sadica dell'aggressività distruttiva. Si parte dalle formulazioni freudiane secondo le quali le perversioni venivano collocate in continuità con il normale sviluppo dell'individuo. Esistono diversi contesti in cui può maturare e prendere consistenza il fenomeno pedofilo, così come esistono diverse strutture mentali e organizzazioni patologiche che possono sostenere la pedofilia.

Si può fare una distinzione tra un quadro psicotico e uno nevrotico. In un lavoro del 1956 risulta che su trenta persone imprigionate per pedofilia, il 76% era costituito da personaggi psicotici, schizofrenici. Si trattava di un atto criminale imprevedibile, dato che l'agire psicotico poteva prendere anche altre strade. La pedofilia come sintomo di una sessualità differenziata e genericamente narcisistica può essere rintracciata in alcuni adulti ritardati mentali. La perversione in sé è sostenuta da tre gruppi di personalità: il gruppo nevrotico, quello borderline narcisistico, e quello corrispondente al narcisismo maligno. Secondo Kernberg la perversione presentata sotto nevrosi dipende dalla distorsione dell'impulso e dal conflitto libidico. Mentre in casi di personalità borderline si presenta con conflitti edipici e preedipici; infine solo le personalità narcisistiche presentano la costellazione dell'universo anale regressivo. Alcuni studiosi sostengono che la comprensione psicodinamica di un paziente in un'attività sessuale perversa, implica una comprensione del modo in cui la perversione interagisce con la sottostante struttura caratteriale del paziente.

Altri invece negano totalmente alcun contatto tra sessualità perversa e sessualità normale, anzi differenziano tra loro la vera perversione sadomachistica, dagli agiti perversi impulsivi.

Il termine pedofilia ha dentro di sé una miriade di casi clinici differenti, che vanno dal comportamento episodico, fino alla pedofilia violenta e assassina. Resta però necessario evidenziare il polimorfismo delle condotte pedofile e le diversità delle organizzazioni mentali che le sostengono. Alcuni autori fanno riferimento a teorie che identificano la perversione come una forma di difesa e controllo verso altre e ben più gravi angosce psicotiche sottostanti. Dunque si possono ritrovare in diversi casi clinici modalità differenti in cui prevale o l'aspetto restaurativo il difensivo, che rimanderebbero a un Sé violato o abusato, un Sé che dalle radicali ferite cerca un autocura nella strategia perversa. Freud stesso sembrava essere consapevole della funzione difensiva delle perversioni.

Nei Tre saggi sulla teoria sessuale Freud parla di pedofilia come un atto occasionale piuttosto che come una perversione vera e propria. Egli descrive il bambino solo di rado come oggetto sessuale e totalizzante, anzi più frequentemente come oggetto sostitutivo di chi non riesce ad avere rapporti sessuali con altri partner o quando un impulso sessuale non può esser scaricato direttamente. Freud tratta brevemente in un capitolo dei Tre saggi «Persone sessualmente immature e animali come oggetti sessuali» evidenziando che spesso il genere e il valore dell'oggetto giocano un ruolo secondario. Green sostiene che la pedofilia sia entrata nel pensiero psicoanalitico di Freud attraverso il suo lavoro su Leonardo. L'amore per la madre, rimosso,la ricerca del sorriso, mentre un identificazione la sostituisce e spingea ritrovare la seduzione materna, comportandosi come lei nei riguardi di giovani che assumono ora il posto del bambino che egli era.

Il discorso pedofilo sfugge al primo impianto freudiano del 1905 che prospetta la perversione come un arresto dello sviluppo a stadi precoci della sessualità, in cui prevalgono situazioni dominio e di aggressività che si trasforma in sadismo e l'amore passivizzato in masochismo. É in Introduzione al narcisismo (Freud,1914) che la perversione prende la forma di una strutturazione forte dell'individuo fino alla teoria dell'impasto pulsionale; il perverso, non ama nessuno tranne sé stesso, e la sua perversione esclude l'amore, è considerata pulsione di morte, pur temperata dalla sessualità. Dunque esaminando il pensiero freudiano, in questi termini, l'amore verso i bambini non è altro che una maschera dell'amore narcisistico e non la sostituizione di un altro con un oggetto facilmente fruibile.

In Introduzione alla psicoanalisi Freud scrive che esistono individui che per il singolare sviluppo della loro libido si sarebbero ammalati comunque, quali che fossero state le loro esperienze.

La scarsa rilevanza che la pedofilia che assume nonostante l'attenzione alle perversioni può trovare la soluzione in due fattori:

  1. Minore attenzione col passare del tempo che Freud dedicò al bambino reale rispetto al bambino presente nell'adulto; disattenzione storica che costituì una delle ragioni che lo portarono probabilmente a considerare il diversamente i traumi reali subiti dai bambini.
  2. Condizionamento teorico determinato dal modello pulsionale. Difatti se sottovalutiamo il ricorso difensivo alla scarica della libido, e consideriamo la pulsione sessuale come una asociale e indifferente all'oggetto, allora si potrebbe addirittura giustificare il comportamento pedofilo, il quale cerca sostanzialmente le condizioni più vantaggiose per la propria soddisfazione pulsionale.

Dunque si può dire che l'approccio freudiano alla perversione ha subito tre fasi evolutive. La prima (fino al 1896) caratterizzata dalla teoria della seduzione ovvero il bambino come oggetto sessuale prematuro; la seconda, dominata appunto dalla teoria della sostituzione dell'oggetto il bambino come sostituto di un partner assente; l'ultima, inaugurata da Introduzione al narcisismo, del 1914, culminante con la teoria del dualismo pulsionale di Al di là del principio del piacere (1920) con cui Freud sostiene che il perverso non ama altri se non sè stesso.

Dapprima Freud riteneva che i racconti dei pazienti si riferissero in gran parte ad eventi reali: traumi sono tutte quelle esperienze sessuali, in senso lato, da cui derivano le manifestazioni nevrotiche dell'età adulta. Ve ne sono di due tipi: quelli che si verificano in un contesto di aggressione e quelli invece che avvengono in un contesto di cura del bambino da parte di bambinaie, maestri, parenti stretti. In questo secondo e più numeroso gruppo i bambini interagiscono col seduttore o seduttrice.
Tutto ciò ancora nel 1896, anno della fredda accoglienza riservata dalla Società di psichiatria e neurologia di Vienna all'articolo Etiologia dell'isteria, in cui Freud pubblicava per la prima volta queste idee; ma già nel 1897 assistiamo ad una prima mutazione della sua teoria: il trauma produce i propri effetti nevrotici solo molto tempo dopo l'accadere degli eventi e solo qualora sia attivato retroattivamente da un elemento scatenante. Dunque le esperienze sessuali dell'infanzia, consistenti in stimolazioni dei genitali ecc, vanno dunque riconosciute come quei traumi da cui derivano le reazioni isteriche agli avvenimenti dellla pubertà. Freud riconosce due gruppo distinti in cui riunisce le aggressioni: i tentativi di abusare dei bambini senza condiscendenza da parte d questi in cui prima conseguenza fu solo lo spavento; e l'altro gruppo formato da quei casi in cui un adulto a cui viene affidato il bambino inizia una relazione amorosa protratta per anni. Freud affronta il tema della vulnerabilità alle azioni traumatiche doviziosamente, sostenendo che un'azione nociva a carico di un organ non ancora sviluppato, può protrarre i suo effetti sino all'età matura.

Nel 1897 modifica dunque la sua teoria della seduzione con quella della sostituzione, non abbandonando però la sua teoria originaria, vedendo i racconti dei pazienti come fantasie o desideri.   

L'ultimo Freud pone l'accento sul dualismo pulsionale: pulsioni sessuali da una parte e distruttive dall'altra e queste in un rapporto di reciproca continuità. «Un forte incremento dell'aggressività sessuale può trasformare un uomo appassionato in un delinquente sessuale, mentre una forte diminuzione del fattore aggressivo può renderlo timoroso o impotente.»

Molti accusati di pedofilia sono stati assolti nonostante testimonianze oculari (il ricordo vivo e particolareggiato dei minorenni coinvolti), rivelatesi poi non attendibili e in contrasto con i riscontri probatori. La tesi di Sigmund Freud e della figlia Anna (che parlò più esplicitamente di queste fantasie infantili) è stata a volte portata come prova nei tribunali per smentire accuse di pedofilia. Presunti abusi infantili sono anche riemersi nella memoria di migliaia di pazienti adulti sottoposti a psicoterapia o altre cure analoghe, determinando un vivace dibattito scientifico sulla loro attendibilità e un seguito di contenziosi legali.









La Violenza sull'Infante


Sommario


Introduzione

Condizione del bambino nei secoli

Mondo Antico e Mondo Medievale

Epoca moderna

Società contemporanea

Conclusioni

Definizioni di maltrattamento

Definizioni dell'intento

Pedofilia

Aspetti sociali e culturali che favoriscono il discorso pedofilo

Note sulla storia della pedofilia

Età classica

Pedofilia nel Medioevo

Tra bambino colpevole e bambino innocente

Psicoanalisi e pedofilia

Sfruttamento del lavoro minorile

Conseguenze fisiche, psicologiche, sociali

Industrial Revolution

Literature and Children's rights

Charles Dickens

Oliver Twist and David Copperfield








Bibliografia (Lettura parziale e mirata, citazioni, fonti)


Basso Lelio, Fondazione Internazionale per il diritto e la liberazione dei popoli, Violazioni dei diritti dei bambini. Un metodo di approccio, Ed. Gruppo Abele, Torino 1995


Cesa-Bianchi Marcello ,Scabini Eugenia, La violenza sui bambini. Immagine e realtà, FrancoAngeli, Milano 1991


Dickens Charles, Oliver Twist,


Forbice Aldo, Orrori. I crimini sui bambini nel mondo, Sperling & Kupfer Editori, Milano 2004


Freud Sigmund, La psicoanalisi infantile, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma 2008


Pinotti Ferruccio, Olocausto Bianco, BUR, Milano 2008


Schinaia Cosimo, Pedofilia Pedofilie. La psicoanalisi e il mondo pedofilo, BOLLATI BORINGHIERI, Torino 2001


Sitografia


https://www.romacivica.net/girotondo/diritti.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Workhouse

https://www.forma-mentis.net


Scarica gratis La Violenza sull'Infante
Appunti su: infante incapace di sostenere i diritti, brani tratti da oliver twist in cui si descrive il lavoro minorile, https:wwwappuntimaniacomumanistichesociologiala-violenza-sullinfante34php,











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