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Commento della poesia a silvia




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COMMENTO DELLA POESIA A SILVIA


La poesia "A Silvia" è stata composta a Pisa, una città che fu cara a Leopardi, perché gli ricordava Recanati. Silvia è il nome della protagonista dell'Aminta del Tasso e i critici l'hanno associata alla figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tisi giovane.



La struttura della poesia è divisa in cinque momenti del canto:

vv. 1 -14 La rievocazione di Silvia.

Il poeta si rivolge a Silvia chiedendole se si ricorda ancora nel tempo passato, di quando era bella da giovane, colta prima nell'espressione degli occhi ridenti e fuggitivi e poi nel volto pensieroso rivolto al futuro. Silvia è vista nella spensieratezza della sua giovinezza, intenta ai lavori di tutti i giorni, al telaio, mentre il suo canto si propaga tutto attorno e la sua mente pensa all'indefinito e all'avvenire. In Silvia vi è già un pensoso e scuro presentimento del futuro, anche se per gli uomini è del tutto naturale ricordare le persone scomparse in atteggiamento pensoso e un po' triste.

Il poeta paragona il mese di maggio, dove sono presenti tutte le speranze, come nella fanciullezza.

vv. 15-27 La rievocazione di se stesso.

In questi versi il poeta è intento ai suoi lavori quotidiani, allo studio e alle sudate carte, sulle quali scrive i suoi pensieri e sulle quali consumava la maggior parte della giovinezza. All'improvviso è interrotto dal canto di Silvia, così si avvicina al balcone della casa paterna, per guardare nella strada e per ascoltare meglio quella voce e il rumore famigliare del telaio che era utilizzato dalle mani esperte della ragazza. Il poeta e come se fosse carezzato da quei suoni, cosi allora guarda lontano verso il mare e i monti che gli chiudono il vasto orizzonte non solo fisicamente, ma anche umanamente. Il paesaggio è costituito solo di canto e luce, speranza e letizia, ma nessuna lingua potrebbe esprimere cosa il poeta prova dentro di sé.

vv. 28-39 La natura.

La natura è intesa come vita di sventura e inganno.  Il poeta aveva pensieri di speranza e soavi e come a lui e a Silvia, ora sua nel ricordo e nel pensiero, sono uniti dalla stessa comunanza di dolori e di affetti, appariva il destino allora, illuminato da una attesa piena di fiducia e di sicura felicità. Da adulto ogni volta che ricorda quelle speranze irrealizzabili e passate, il suo cuore è invaso da una angoscia senza confronto, mentre l'esistenza si presenta come una sventura irreparabile. E' in questa sventura inevitabile che diventa il grido contro la natura, dicendogli se è così che mantiene le promessa che fa nella fanciullezza. Il poeta afferma che la vita si regge su un inganno, contro il quale l'uomo resta in ogni caso impotente.



In questi versi il poeta mette a contrasto tra le promesse della fanciullezza e l'irrealizzazione delle stesse nella maturità; il contrasto tra la natura e l'uomo; tra il passato e il presente e il contrasto tra la cotanta speme del passato e l'acerbo e sconsolato affetto del presente.

vv. 40-48 Silvia.

Leopardi in questi versi mette la morte come fine. Come l'inverno inaridisce i fiori e l'erba nati in primavera, cosi la ragazza non sarebbe arrivata a godere il realizzarsi delle speranze promesse della natura a causa di una malattia mortale nascosta nel suo intimo. Silvia non avrebbe ricevuto lusinghe ed elogi per la sua bellezza, ne avrebbe parlato d'amore con le amiche, perché il destino in agguato gli avrebbe spezzato la vita prima dell'arrivo della gioventù, nel fiore degli anni.

In questi versi troviamo il contrasto tra la realtà, combattuta e vinta dal morbo, e il sogno, la dolce lode, gli sguardi innamorati e schivi e il fior degli anni.

vv. 49-63 Leopardi.

In questi ultimi versi anche le speranze del poeta, come quelle della ragazza, svaniscono. Il destino ha negato al poeta la fanciullezza e la giovinezza, con i sette anni di studio intensi. La speranza per il poeta è sparita ancora prima di comparire ora non gli resta che la sventura  della vita vera. Ora gli appare il vero aspetto della vita e del mondo, senza i fantasmi delle illusioni e delle speranze, mentre una mano gli addita la vera meta di ciascun uomo, cioè la morte. Con lei il mondo meraviglioso, la gioia e l'amore insieme alle opere gloriose finiscono. Leopardi in questi ultimi versi mette in contrasto le speranze con il vero aspetto della vita e del mondo reale.

L'immagine di Silvia incarna la speranza che il poeta nutriva da bambino nel domani, nell'avvenire incerto in certo e felice che si è rilevato pieno solo di delusione e sofferenza. Così come Silvia, anche la speranza del poeta è morta ancora prima di fiorire.

Nel personaggio di Silvia si concretizza il più insanabile contrasto dell'esistenza di Leopardi vista come sventura, con la madre natura che nell'età giovanile da speranza nella realizzazione dei sogni che riguardano l'amore e un futuro roseo, ma la realtà prospettata è che la natura è matrigna e sesso impedisce la realizzazione dei sogni nell'età giovanile, come a Silvia che finisce con la morte.

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