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Alcune notizie sull'autore - Catullo




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Alcune notizie sull'autore


Catullo (Verona 84 ca. a.C. - Roma 54 ca. a.C.)

Nato in una famiglia molto facoltosa della Gallia cisalpina, si trasferì molto giovane a Roma, dove frequentò l'alta società e si innamorò di una donna da lui cantata sotto lo pseudonimo di Lesbia, cui è dedicata gran parte dei suoi carmi. Si trattava quasi sicuramente di Clodia, sorella di Publio Clodio Pulcro, aspro avversario politico di Cicerone. Nel 57-56 a.C., al seguito del propretore Gaio Memmio si recò in Asia Minore, dove visitò la tomba del fratello, per tornare ancora a Roma dopo un breve soggiorno nella villa familiare di Sirmione.

Il liber catulliano

Le 116 poesie del suo Liber (giunto a noi certamente incompleto) sono divise in tre gruppi secondo criteri sostanzialmente metrici: il primo gruppo è costituito da sessanta brevi liriche in metri vari, le cosiddette nugae ('cose da nulla'), di carattere lirico, amoroso o satirico; al centro si trovano gli otto componimenti più lunghi ed elaborati, i cosiddetti carmina docta ('carmi dotti'), tra cui spiccano quello ispirato al mito di Attis (carme 63), quello che canta l'amore di Peleo e Teti (carme 64) e la traduzione della Chioma di Berenice di Callimaco (carme 66); il terzo gruppo è costituito da epigrammi di argomento vario in distici elegiaci. L'amore per Lesbia fu l'esperienza dominante della vita e della vicenda poetica di Catullo, che lo visse con un'intensa consapevolezza tra felicità, tempestose rotture, delusione, ritorni. Ma i suoi versi esprimono anche il caldo affetto per gli amici, il dolore per la morte del fratello, entusiasmi e sdegni per situazioni e persone. L'epiteto doctus, attribuito a Catullo dai suoi successori, attesta la sua piena adesione agli ideali della poesia alessandrina, ideali condivisi da tutto il gruppo dei cosiddetti 'neóteroi', o 'poeti nuovi', di cui faceva parte. Il carme 95, un elogio della Zmyrna dell'amico Gaio Elvio Cinna, è considerato il manifesto della poesia di quel gruppo, che puntava su valori estetici ed etici nuovi in esibita opposizione al gusto corrente.

Catullo rifiuta una poesia storico-politica, celebrativa, nelle forme retoriche e solenni fissate da Ennio e dai suoi epigoni, e punta invece a una poesia breve, elegante, oggetto di assidue cure stilistiche, allusiva e insieme comunicativa, tenuta su un registro insieme dotto e discorsivo, in forme essenziali e leggere. Accanto a ciò, Catullo, coi 'neóteroi', rivendica uno spazio alle ragioni e ai bisogni dell'individuo, che non vanno sacrificati a quelli della collettività. Il disimpegno politico di Catullo è una scelta per vivere intensamente le vicende personali, ma non implica sordità di fronte al cattivo gusto e alla rozza e immorale prepotenza dei potenti. Nel trasmettere la sua pienezza affettiva, Catullo creò un nuovo linguaggio dell'eros, che avrebbe lasciato il segno nei grandi poeti dell'età augustea, conservando però un'identità assoluta.










Carme XCIII A Cesare


Nil nimium studio, Caesar,

tibi velle placere

nec scire utrum

sis albus an ater homo



Non è che io mi dia troppo pensiero,o Cesare,

di volere entrare nelle tue grazie

né voglio sapere di che colore sei,

se bianco o nero

albus:bianco

utrum: uno tra due

velle: infinito di volo


Questa poesia fa parte del terzo gruppo delle poesie di Catullo. Essenzialmente è un poeta lirico, ed ha un punto di vista particolare, cioè un atteggiamento di critica verso tutti coloro che sono visti come intriganti.

Verso Cesare, Catullo ha un pensiero moralista, soprattutto contro i suoi seguaci, che non ritiene degni di lui. Nonostante le sue poesie, tra i due non c'è attrito, visto che Cesare continuò a fermarsi a casa del padre di Catullo.

Nella poesia è evidente una completa indifferenza nei confronti di Cesare, di cui non gli interessa neanche sapere di che colore è.



Carme XXIX Il volgare Mamurra


Quis hoc potest videre, quis potest pati,

nisi impudicue et vorax et alteo,

Mamurram habere quod Comata Gallia

habebat uncti et ultima Britannia?


Cinaede Rotule, haec videbis et feres?

et ille nunc superbus et superfluens

peramblabit omnium cubilia

ut albulus columbus aut Cydonius ?


Cinaede Rotule, haec videbis et feres?

Es impudicus et vorax et aleo

Eone nomine, imperatore unice

fuisti un ultima occidentis insula

ut ista vestra mentula diffututa

duecentes cumesset aut trecenties?


Quid est alid sinistra liberalitas ?

Parum expatruvi an parum ellatus est ?

Paterna prima cancinata sunt bona,

seconda preda Pontica,inde terzia

Hiberia, quam scit amnis aurifer Tagus,

nunc Galliae timetur et Britanniae

Quid hunc malum foretis?

Aut quid hic potest

nis uncta devorare patrimonia?

Eone nominee urbis o potissime

Socer generque, perdidistis omnia?



Chi può soppostare la vista di ciò, chi può permetterlo, se non uno svergognato, un ingordo, un biscazziere, che Mamurra si impossessi di ciò che di ricco avevano la Gallia Chiomata e la lontanissima Britannia?

Oh, Romolo Cinedo, vedrai queste cose e le sopporterai?E quel borioso e straricco ora, passerà con noncuranza da un letto all'altro come un bianco colombo o un pederasta cretese?

Oh, Romolo Cinedo, vedrai queste cose e le sopporterai?Tu sei uno svergognato, un ingordo ed un biscazziere. Per questo motivo, unico e supremo comandante, sei stato nell'isola più lontana d'occidente, perché codesto vostro minchione sfinito si mangiasse 20 o 30 milioni di sesterzi?

Cosa è, se non una generosità da ladri?Ha forse dissipato o divorato poco?Per primi ha fatto fuori i beni paterni,poi il bottino della spedizione del Ponto, poi quello della spedizione in Spagna, che conosce il fiume Tago ricco d'oro; ora si teme per Gallia e Britannia. Perché vi scaldate in seno un simile furfante? O di cosa è capace costui se non di divorare i ricchi patrimoni?

Per questo titolo della città, o potentissimi signori, suocero e genero, avete mandato il mondo  a ferro e fuoco?



uncti: genitivo partitivo; di grasso, di ricco

Romolo: persone regali

ne: particella interrogativa

imperator unice: vocativo

mentula: metonimo rivolto a Mamurra

alid: forma poetica di aliud

elluor: inghiottire, divorare

Hiberia: si riferisce alla guerra condotta in Lusitania nel 60

Galliae, Britanniae: dativi di svantaggio, temere per .

Quid: avverbio interrogativo

alteo: contiene la radice di alea, dado; significa colui che gioca molto nelle bische

Comata Gallia: gallia chiomata, nome non ufficiale della Gallia transalpina, per i linghi capelli dei Galli.



Si tratta di un vero e proprio attacco contro Mamurra; Catullo scrive 8 carmi contro Mamurra, perché ha accumulato molte fortune in modo disonesto. Alla fine parla di mamurra come alleato di Cesare e Pompeo, nominandoli come parenti, quindi la poesia e precedente alla morte di Giulia, figlia di Cesare e moglie di Pompeo. Mamurra veniva da una famiglia equestre, ed è vista come una persona avida di ricchezze e di potere.

Catullo dà tre termini volgari a coloro che si arricchiscono ingiustamente, ma che si possono anche attribuire a Cesare:

impudicus, riferito all'omosessualità di Cesare

vorax, non riferibile a Cesare ma serve a completare la triade

alteo, per il gioco dei dadi praticato da tutti

Cinedo, collegato a Romolo, è sempre riferito all'effeminatezza di Cesare.

Cesare era noto come persona generosa, ma nella poesia è nominata questa dote come un difetto (sinistra liberalitas), come una generosità da ladri.


Carme XLIX  A Cicerone


Disertissime Romuli nepotum,

quot sunt quotque fuere, Marce Tulli,

quotque post aliis erunt in annis,

gratias tibi maximas Catullus

agit pessimus omnium poeta,

tanto pessimus omnium poeta

quanto tu optimum omnium patronus.



Oh Marco Tullio,il più facondo tra i nipoti di Romolo, di quanti sono, di quanti furono e di quanti saranno negli anni futuri,

di tutto cuore ti ringrazia Catullo,

il peggiore di tutti i poeti

di tutti i poeti tanto il peggiore

quanto tu sei il miglior avvocato di tutti.


Facondo : con arte oratoria, eloquente

pessimus, optimum, desertissime: superlativi

3^verso: frase iperbolica

patronus: avvocato di tutti


Questo carme può essere inteso in due modi:


Catullo parla seriamente a Cicerone  e lo ringrazia per qualcosa che gli ha fatto, forse per averlo difeso in un processo, o per avere criticato i costumi di Lesbia in un momento di litigio tra i due. Abbiamo quindi un rapporto lusinghiero tra Catullo e Cicerone.


Catullo ironizza su Cicerone, non apprezzando l'opinione che ha per Lesbia, probabilmente in un buon momento del rapporto. Inoltre Cicerone non ha rispetto per i poeti neoterici come Catullo, essendo più tradizionalista, e li ritiene personaggi di poco conto. I superlativi sono in questo caso usati in modo ironico, tentando una parodia dello stile oratorio di Cicerone. Catullo usa su sé stesso pessimus, che è molto offensivo e probabilmente è messo in tono ironico. Descrivendo Cicerone come un discendente di Romolo, anche se non era romano, vuole denigrarlo e ridurre il suo ruolo definendolo solamente un buon avvocato di tutti (patronus), quindi anche di coloro che possono essere colpevoli.


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