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Il porto di Piombino




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Il porto di Piombino La città di Piombino, è localizzata all'estremo
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Il porto di Piombino





La città di Piombino, è localizzata all'estremo sud della provincia di Livorno, è situata lungo la costa tirrenica, proprio di fronte all'Isola d'Elba, alla base di un promontorio la cui altezza massima non supera i 300 m e al margine di un'area pianeggiante denominata Val di Cornia (chiamata così perché è la pianura alluvionale del fiume Cornia). Subito a sud del promontorio vi è un ampio golfo, il golfo di Follonica, dove sono situate lungo la costa, per lo più a ridosso dell'abitato di Piombino, tutte le principali attività industriali della zona (Figura 1.3-1. . In alcuni quartieri della città è possibile trovarsi a poche centinaia di metri dai forni per la produzione del coke, dai cumuli di stoccaggio del carbon fossile o dai convertitori per la trasformazione dell'acciaio. Dal lato opposto dell'abitato, invece, l'impatto della vasta zona industriale risulta seppur presente, molto attenuato, tanto che Salivoli è un quartiere turistico.










Città di Piombino











Area Industriale e Porto











Figura 1.3-1. Visuale della città di Piombino e del polo industriale.

1 La struttura





Il porto di Piombino (Figura 1-1.) ha una profondità che varia tra 2 e 13 metri, presenta un bacino delimitato a Sud-Est dal molo sopraflutto, detto Batteria (Figura 1.-1- a), ed a Nord-Est dal pontile Italsider (Figura 1-1-b . Nella parte interna del porto si distinguono tre strutture: il pontile Magona (Figura 1-1-c , con due accosti da 104 metri a nord e 120 metri a sud, la banchina Trieste (Figura 1-1-e) con fascia operativa di 160 metri e l'alto fondale che permette l'accosto di navi fino a 110 metri e la banchina Marinai d'Italia" (Figura 1-1-d) che è stata completata nell'agosto 2002, tale struttura è lunga 125 metri, con fondale di 8,5 metri, ed ha la funzione di potenziare le strutture destinate al traffico commerciale. L'ultima opera di recente ultimata, sempre a tale scopo, è il prolungamento del molo Batteria (Figura 1-1-a) di 280 metri con l'ampliamento fino a 25 metri, consentendo così l'attracco di navi commerciali di grande stazza.














b




c



d            a






e





Figura 1- Struttura del Porto di Piombino

L'area nord del porto è prevalentemente utilizzata per i traffici da e per le aziende siderurgiche. Gli altri traffici portuali sono soprattutto legati ai lavorati di acciacco e rinfuse per mezzo di general cargo e vengono svolti presso altre infrastrutture:




2. L'attività industriale





L'attività industriale di Piombino ha inizio intorno al 1860, con l'insediamento dell'industria siderurgica che nel corso di oltre un secolo ha interessato un territorio sempre più ampio.

Nel 1911 nasce il consorzio siderurgico Ilva, che nel 1936 passa sotto il controllo pubblico dell'Iri. Dopo diversi cambi societari, nel 1993 l'Ilva, la maggiore azienda siderurgica piombinese, viene privatizzata con la cessione alla Lucchini. Il 10 febbraio 2005 la Lucchini di proprietà del gruppo italiano passa sotto il controllo della Severstal, secondo produttore siderurgico in Russia, tramite l'acquisto del 62%. Oltre la Lucchini, che rappresenta lo stabilimento siderurgico più grande, nel sito industriale sono presenti:




. centrali termoelettriche alimentate a gas di altoforno, gas di cokeria, metano e in parte a olio combustibile (Ise, Elettra) e ad olio combustibile (Enel - Torre del Sale da 1.280 MW)

. siderurgia di seconde lavorazioni, lamierino zincato e verniciato (Magona d'Italia)

. tubificio (Dalmine).





Dall inizio del secolo fino agli anni 50 l'area industriale era molto ridotta rispetto all'attuale, a partire dagli anni '50, l'area si è ingrandita, prima verso la città, incuneandosi in essa, abbattendo tre file di case (i villini) e sbancando una parte della collina, il cui terreno di scavo è servito per riempire un tratto di mare vicino al porto. Dalla fine degli anni '50 fino a tutti gli anni '60 si è assistito al riempimento della zona palustre ad est di Piombino, con materiali di sbancamento e di livellamento del territorio ma soprattutto con materiali di risulta del ciclo siderurgico per qualche centinaio di ettari. Il suolo è stato sollevato mediamente di almeno 5 m e si sono riempite nuove zone a mare. Lo scopo di questo allargamento abnorme e di occupazione del territorio ha, in questo periodo storico, una giustificazione nei piani nazionali della siderurgia che prevedevano la costruzione del più grande stabilimento siderurgico italiano. Successivamente tale progetto è naufragato a causa della decisione di investire le risorse stanziate nel polo siderurgico di Taranto.

Per quanto riguarda il problema inquinamento, uno dei prodotti più inquinanti utilizzati nell'industria siderurgica era ed è il carbone ed i derivati della sua distillazione (idrocarburi policiclici aromatici, fenoli, naftalene, catrami, composti ammoniacali, ecc.). Il carbone viene usato, dopo la distillazione a coke, nell'altoforno per produrre ghisa dal minerale di ferro, mentre il gas, prodotto dalla sua distillazione, viene depurato e utilizzato come combustibile nelle tre centrali elettriche interne allo stabilimento. Alcuni degli inquinanti contenuti nel gas vengono bruciati, altri condensati in una specie di composto bituminoso e ceduto a società specializzate per lo smaltimento. Altri prodotti pericolosi sono i metalli pesanti contenuti nei minerali di ferroleghe che si aggiungono all'acciaio per conferirgli migliori caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche (come ad esempio cromo, manganese, molibdeno, vanadio, etc.); tali metalli della lavorazione siderurgica si ritrovano nelle scorie e vengono smaltite presso l'area industriale (circa un milione di tonnellate all'anno!). I prodotti di scarto che all apparenza possono sembrare poco pericolosi come le loppe dell'altoforno, in realtà, essendo molto basiche, messe in terreni che contengono altri rifiuti come i catrami della cokeria, possono avere un rilevante impatto ambientale. I fanghi di Magona, Dalmine, Enel e di altre attività finiscono invece nella discarica controllata pubblica.


3 I traffici marittimi





Le principali attività svolte nel Porto di Piombino riguardano:




. traffici commerciali con i Paesi del Mediterraneo, Africa, Medio Oriente e Cina, Nord e Sud America;


. traffici commerciali specializzati ro/ro con la Sardegna;


. attività di servizio ai traffici industriali commerciali delle grandi industrie siderurgiche (Lucchini, Magona d'Italia, Dalmine) e delle industrie del comprensorio (Enel, Nuova Solvine, Tioxide e Agriverde);

. traffici turistici: passeggeri e veicoli per l'Isola d'Elba, per l'Arcipelago Toscano, la Sardegna e la Corsica.




Nel 2000 nel Porto di Piombino sono transitate oltre diecimilioni di tonnellate di merci, di cui il 60% è costituito dai prodotti siderurgici e metalmeccanici, mentre circa il 1 % è coperto dal traffico energetico. Il restante è dato da rinfuse solide e da general cargo.

Piombino con oltre tre milioni di passeggeri/anno si colloca ai primi posti fra i porti italiani e risulta anche il secondo porto di interscambio con la Sardegna, con tre collegamenti giornalieri.


4 Il futuro





Il futuro di questo porto è legato alla Variante II al Piano Regolatore Portuale (APP, 200 ) che costituisce un'innovazione decisiva nello sviluppo del porto stesso prevedendo:



. la realizzazione di nuovi banchinamenti, uno di metri 245 in parallelo al pontile Magona (Figura 1-1-c , il secondo di metri 410 in parallelo al pontile ex ILVA (Figura 1-1.-b) che sarà prolungato verso terra di circa 140 metri, il terzo di metri 106 risultato del tombamento della darsena pescherecci;

. la riduzione del fondale a meno 13 metri per tutte le banchine e a meno 15 metri nel canale di ingresso, nel bacino di evoluzione e nella parte terminale del pontile ex ILVA;

. la realizzazione di un'area retrobanchina (direttamente servita dalla SS398 e dalla ferrovia) di 200.000 m²;

. la realizzazione di un'area retrobanchina di 18.000 m² con il tombamento della darsena pescherecci;

. l'effettuazione di un escavo pari a circa 1,5 milioni di m³, che porterà ad avere i fondali a -15 metri.

. la realizzazione di un nuovo porto pescherecci (attualmente la flotta pescherecci è costituita da 27 unità), in quanto la darsena pescherecci dovrà essere tombata.

. la realizzazione di una nuova grande vasca di contenimento che consiste nella costruzione di un bacino chiuso con una superficie di circa 146.000 m². ed una capacità totale di circa 1.400.000 m³ in grado di assorbire i quantitativi dei sedimenti provenienti dalle operazioni di dragaggio.


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