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Analisi della "condizione" dei figli delle detenute




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Analisi della "condizione" dei figli delle detenute


Quando si parla di figli di detenuti ci si ricorda sempre i "piccoli numeri" dei bambini che stanno con le madri in carcere: 50-60 in tutta Italia; ma se si affronta la questione, prendendo in considerazione non solo i figli "visibili" perché in carcere, ma anche  quelli "invisibili", che stanno a casa, allora ben altre sono le cifre.

Il fenomeno, infatti è di ampie dimensioni statistiche in quanto coinvolge un numero elevato di detenuti/e ed inoltre è particolarmente importante in quanto la detenzione rappresenta un elemento di frattura nel contesto familiare, rilevandosi spesso un fattore disadattivo a carico dei figli e che permane nel tempo e nelle loro biografie.

Le modifiche apportate da questo evento all'interno del nucleo familiare, intervenendo sugli equilibri relazionali dei componenti ma anche sulle condizioni sociali ed economiche, possono costituire la fonte di numerose problematiche che si riflettono sullo sviluppo del minore creando una situazione di perdurato disagio. Spesso l'esperienza detentiva è solo una delle molteplici espressioni di una preesistente situazione di esclusione sociale del nucleo familiare, per cui le problematiche rilevanti, a carico del figlio, non possono essere sempre ricollegate soltanto alla detenzione, ma devono essere valutate alla luce dell'influenza di altri determinanti fattori.

In molti casi il genitore ha un vissuto di devianza piuttosto complesso che ha condizionato sia il nucleo familiare che l'educazione dei figli, ben prima della carcerazione. Una delle principali cause di tal disadattamento può essere individuata nell'appartenenza a famiglie disgregate, scarsamente coese, o inserite in gruppi socialmente marginali, ad esempio a causa della loro condizione da immigrati. Sono frequenti anche le esperienze di tossicodipendenza da abusi di alcool o da sostanze stupefacenti, che incidono profondamente sulle dinamiche interpersonali del nucleo, caratterizzate da interazioni conflittuali, a causa dell'instabilità caratteriale che questa condizione spesso comporta. Un altro parametro rilevante può essere caratterizzato dalla precarietà lavorativa dei genitori, che si correla sia alla vicenda penale del soggetto deviante, che al disadattamento del nucleo familiare, determinandone lo status economico.

Dati tutti questi fattori che possono determinare in modo più o meno influente il disadattamento familiare, la detenzione rappresenta comunque un elemento di cesura, che interrompe il complesso gioco di equilibrio che sottende al funzionamento del nucleo, imponendo un nuovo assetto e nuove dinamiche relazionali che devono essere sostenute, anche, da servizi adeguati.

Nonostante ciò a tale condizione, soprattutto negli anni passati, è stata data una scarsa importanza  e questo può essere spiegato attraverso diversi elementi:

L'esistenza (reale o presunta) di una rete familiare generalmente disponibile ( e capace) di supplire all'assenza del genitore carcerato.

Il mancato sviluppo prima, e la soppressione poi, di speciali organismi a composizione mista. Frettolosamente soppressi dal DPR 616 del 1977, quegli organi avrebbero potuto costituire una sede obbligata di approfondimento, confronto e stimolo interistituzionale, ed un luogo di elaborazione di programmi specifici e mirati per i figli detenuti. La presenza intorno allo stesso tavolo di magistratura ordinaria e di sorveglianza, magistratura minorile, rappresentanti dell'ente locale e dell'amministrazione penitenziaria avrebbero costretto tutte le istituzioni coinvolte a fare mente locale e ad affrontare insieme ed in maniera sistemica il problema specifico. Viceversa, il generale trasferimento di competenze all'ente locale operato dal DPR 616 finì per annacquare il problema, facendogli perdere specificità fino ad annegarlo del tutto nel mare della pubblica assistenza.

Gli interventi giudiziari in questa materia, in quanto interventi sulla podestà genitoriale, appartengono solitamente alla competenza del tribunale per i minorenni, e quindi ad una giustizia considerata a lungo "minore".

La situazione generale del sistema penitenziario italiano è caratterizzato da un numero assolutamente inadeguato di personale tecnico. Gli assistenti sociali, gli educatori sono pochi, e talvolta non hanno ricevuto una preparazione sufficiente.

La ridotta incidenza statistica della delinquenza femminile anche se, è stato registrato un lieve aumento di tale fenomeno. Ciò ha determinato uno scarso interesse alla detenzione femminile che ha portato a trattare i problemi e le difficoltà delle donne allo stesso modo in cui vengono trattati quegli degli uomini, con una carente analisi della differenziazione dei loro bisogni e con la propensione a generalizzare anche gli eventuali problemi da proporre. Ne deriva, come abbiamo cercato di mettere in luce, che molti dei problemi specifici, che sono legati alla detenzione della donna, sono stati poco o male osservati e valutati.27




Cfr. Allegato, tabella n°1

Biondi G, Lo sviluppo del bambino in carcere, op. cit.

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