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Architettura Fascista




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Architettura Fascista

L'Architettura Fascista è definita come "Un'arte che deve guardare al passato e al tempo stesso all'avvenire. Noi non dobbiamo rimanere dei contemplativi non dobbiamo sfruttare il patrimonio del passato. Noi dobbiamo creare un nuovo patrimonio da porre accanto a quello antico, dobbiamo creare un'arte nuova, un'arte dei nostri tempi, un'arte fascista".

Il fascismo razionalista divenne l'espressione della volontà fascista. L'architettura divenne la principale e migliore forma di propaganda, oltre che fonte di prestigio internazionale per il regime. L'architettura nel periodo del regime può essere suddivisa in due fasi: quella razionalista e quella monumentale.

Razionalismo e Fascismo

Il razionalismo nasce in Germania e si caratterizza per la stretta connessione tra forma e funzione, per l'utilizzo di elementi prefabbricati di dimensioni prestabilite, per l'eliminazione degli aspetti formali, quindi per l'utilizzo di linee, angoli e volumi netti. Si diffonde durante la Repubblica di Weimar ed è pertanto espressione di una società democratica, che viene incontro alle masse contadine. In Italia si afferma invece durante il periodo fascista. Ciò spiega la sostanziale differenza tra le espressioni architettoniche naziste e quelle fasciste. Le prime si caratterizzavano per un sostanziale rifiuto dell'architettura razionalista, perché rimandava alla repubblica di Weimar e quindi a un periodo di democrazia. In Italia, invece, il Razionalismo, dal momento che si sviluppa parallelamente al fascismo, finisce per identificarsi totalmente nel regime, diventandone così la diretta espressione artistica.

Il Razionalismo è inizialmente comparabile, anche ideologicamente, al fascismo poiché propone un distacco netto dal passato, recuperandone solo alcuni elementi classici, che vengono resi in chiave nazionalistica. Inoltre il Razionalismo è identificabile anche con la volontà di emancipare l'Italia in senso moderno, ponendola così in linea con le altre città europee, maggiormente sviluppate dal punto di vista economico: non bisogna dimenticare che l'architettura fascista ha uno scopo propagandistico. Lo stesso Mussolini promuove delle iniziative architettoniche e urbanistiche, come il ridisegno di intere aree urbane, la costruzione di edifici pubblici e di monumenti, la creazione di zone industriali e residenziali e, addirittura, la costruzione di nuove città come Littoria,Sabaudia, Guidonia e Aprilia, in modo di testimoniarne la sua concreta e incisiva presenza all'interno del paese: in tutto vengono costruiti 60 borghi e 13 centri urbani nati dal nulla. Queste opere in alcuni casi sono riuscite nel loro intento, dal momento che sono di grande rilievo, altre sono solamente operazioni di propaganda e altre ancora, invece, anziché portare in alto l'immagine del regime, hanno contribuito ad abbassarla, dal momento che si sono rivelate dei veri e propri scempi.

Ne è un esempio Via Della Conciliazione di Roma: qui l'intenzione era di dare un accesso più monumentale a Piazza San Pietro, ma i lavori furono condotti in fretta, secondo le disposizioni di Mussolini, in vista dei festeggiamenti del decennale della Rivoluzione Fascista: il progetto prevedeva un collegamento tra Piazza San Pietro e porta San Giovanni e questo, quindi, presupponeva l'abbattimento degli antichi Borghi, i quali costituivano una testimonianza storica e artistica molto importante per la città di Roma. Inoltre, demolendo il centro storico, si costringevano gli abitanti più poveri a trasferirsi nelle periferie, allontanandoli così da un'area che sarebbe poi diventata di residenza elegante.

Comunque, nonostante questi errori di percorso, il dato di fatto è che il Razionalismo negli anni '30 trionfa in svariati luoghi e città: ovunque s'innalzano edifici dai tipici volumi netti e dalle finestre prive di cornici e timpani. L'immagine di quegli edifici appare tuttavia gelida e cupa, a causa dell'utilizzo del marmo, di facciate con lastre piane, della ripetizione di forme geometriche come il cubo e il cilindro, del contrasto dei bianchi e dell'assenza di decorazioni. Nonostante ciò, però, questi edifici trasmettono un'idea di grandiosità.

Il principale interprete del razionalismo italiano è Giuseppe Terragni che, insieme a Libera, Figini, Pollini, Frette, Larco e Rava, fonda il Gruppo 7. Nel 1926 escono sulla rivista "Rassegna Italiana"quattro articoli di questo gruppo che sono identificati come il manifesto del razionalismo italiano. Il Gruppo s'illude di poter trovare nel Fascismo una spinta innovatrice, identificando lo stile razionale come stile fascista. Nel 1930 il Gruppo si amplia e viene formato il M.I.A.R. (Movimento Italiano Architettura Razionale) che comprende una cinquantina di architetti provenienti da tutta la penisola.

L'architettura fascista, essendo fortemente legata al regime, muta le sue caratteristiche in seguito al consolidamento del fascismo all'interno della realtà italiana. Alla fase razionalista segue, infatti, una fase monumentalista.

Giuseppe Terragni




E' il principale esponente dell'architettura fascista nella sua prima fase, quella razionalista. Nasce a Meda (Co) nel 1904 e muore a Como nel 1943. Egli fu, nel 1926, tra i fondatori del Gruppo 7 e aderì, nel 1930, al M.I.A.R.

Nel periodo che va dal 1930-1931 realizza sulla base di un disegno di Antonio Sant'Elia il Monumento ai Caduti di Como e, negli stessi anni, viene nominato fiduciario del Sindacato Fascista Architetti. Terragni raggiunge, però, la fama internazionale dopo la realizzazione della Casa del Fascio a Como tra il 1932 e il 1936. Egli si sente portavoce dell'immagine idealizzata di un fascismo rivoluzionario. Le sue opere comasche più importanti sono, oltre alla già citata Casa del Fascio,il Monumento ai Caduti, l'edificio ad appartamenti Novocomum, l'asilo Sant'Elia, la casa Giuliani-Frigerio: pertanto, è possibile parlare di un'ampia diffusione dell'architettura fascista intorno alla città di Como.

La casa del fascio

Monumentalismo e Fascismo

Il fascismo mira sempre maggiormente a diffondere i propri ideali tra le masse e a trasmettere quindi l'idea di grandezza del regime; pertanto gli stessi edifici mutano il loro aspetto, diventando sempre più scenografici e, appunto, monumentali. La fase razionalista prevedeva l'uso geometrico di forme e volumi che vengono, invece, sostituiti da aspetti che mirano a privilegiare l'effetto di stupore e di grandezza. L'intonaco è sostituito dal marmo e le proporzioni si fanno sempre più gigantesche. Inoltre la chiarezza delle composizioni, che caratterizzava il periodo razionalista, viene sostituita da una sempre maggiore scenograficità d'insieme. Il maggior architetto monumentalista è Marcello Piacentini.

Marcello Piacentini

Considerato il massimo ideologo del monumentalismo di regime, nasce nel 1881 a Roma e vi muore nel 1960. Egli si caratterizza per la rivisitazione di elementi architettonici classici, quali archi, pilastri e colonne, inseriti in una realtà nuova, quella europea dei primi anni del '900. Si può affermare che egli crea un neoclassicismo semplificato che si poneva a metà tra il razionalismo e il classicismo.

La sua prima importante affermazione professionale si colloca nel 1907, nel momento in cui vince un concorso per la sistemazione del centro di Bergamo, progetto realizzato venti anni dopo, nel 1927. Nel 1910 realizza il padiglione italiano all'Esposizione Mondiale di Bruxelles e, tra il 1915 e il 1917, il Cinema Corso a Roma. Dopo l'avvento del fascismo ottiene importanti commesse pubbliche dal regime realizzando così, negli anni Trenta e Quaranta, un'enorme quantità di opere, in particolar modo nella capitale. Le sue numerose realizzazioni contribuiscono sia a connotarlo come uno degli architetti di regime, sia a conferire una maggiore monumentalità alla città. La sua opera di maggior spessore risulta, tuttavia, legata a Milano; si tratta del Palazzo di Giustizia, realizzato tra il 1939 e il 1940.

Palazzo di Giustizia a Milano


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