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Teoria della motivazione




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TEORIA DELLA MOTIVAZIONE


Al centro dei vasti contributi di Fairbairn troviamo la critica e la riformulazione della teoria classica della motivazione:la teoria pulsionale.

L'unità motivante di base,nella teoria pulsionale,è l'impulso.

Gli impulsi sono derivati dalle tensioni pulsionali; forniscono l'energia che alimenta tutte le attività dell'apparato psichico.

Fairbairn faceva rilevare che la sorgente dell'energia motivante restava sia nella teoria classica che in quella della Klein l'impulso istintuale.

Secondo Fairbairn i presupposti di fondo su cui si basa la teoria delle pulsioni sono erronei e fuorvianti;nel senso più ampio considera il suo lavoro come una "reinterpretazione delle opinioni di Freud".

Il primo gradino in questa reinterpretazione era la "ricomposizione e il riordinamento della teoria libidica".

All'interno del sistema di Freud la caratteristica più saliente e costante del funzionamento dell'apparato psichico è la spinta verso la regolazione delle tensioni, altrimenti nota come principio di piacere.

Lo scopo ultimo degli impulsi è una riduzione della tensione corporea,sperimentata come piacere.

Gli impulsi vengono diretti verso oggetti esterni soltanto quando questi oggetti si presentano e si dimostrano utili nella riduzione della tensione.

Fairbairn fondava il suo disaccordo con la teoria pulsionale su due principi basilari: la libido non è ricerca di piacere, ma ricerca di oggetto,l'impulso è inseparabile dalla struttura.

Il primo di tali principi può essere considerato un'estensione delle correzioni apportate dalla Klein alla teoria della pulsione.

Secondo la Klein gli oggetti non vengono annessi agli impulsi in un secondo tempo,attraverso l'esperienza, ma sono incorporati negli impulsi fin dall'inizio.

Per lei, nonostante i cambiamenti sottili e velati nella natura del concetto di pulsione, la meta fondamentale dell'impulso è ancora chiaramente il piacere; l'oggetto è solamente un mezzo verso questo fine.

Fairbairn capovolge questo rapporto mezzo/fine, l'oggetto non soltanto è incorporato nell'impulso fin dall'inizio ma la principale caratteristica dell'energia libidica è proprio la sua qualità di ricerca oggettuale.

Il piacere non è l'obbiettivo finale dell'impulso ma un mezzo per raggiungere il suo vero fine.

Il secondo principio su cui Fairbairn fonda la sua revisione della teoria libidica è il concetto di inseparabilità, di energia e struttura.

Secondo Fairbairn la separazione tra energia e struttura deriva da una visione ottocentesca del mondo fisico,in cui l'universo è concepito come un "conglomerato di particelle inerti,immutabili e indivisibili".

Questa separazione tra struttura e funzione , tra massa ed energia, non concorda affatto con la fisica del Ventesimo secolo,che ha dimostrato come massa ed energia siano la stessa cosa.

Dal punto di vista di Fairbairn,la distinzione freudiana tra es e io e la sua visione dell'impulso come un'energia senza direzione, che viene secondariamente legata ad oggetti, comporta un uso sbagliato del linguaggio.

Quel che la metapsicologia classica fa è prendere la persona umana, che è energia operante con una direzione e sovrapporre a questo processo umano una distinzione artificiale tra l'attività e l'energia,che presumibilmente l'alimenta.

Per Fairbairn la visione dell'io come apparato, come struttura senza energia, è una distorsione linguistica dell'attività umana originaria, dotata di energia e struttura.

Quindi non c'è una separazione tra l'io e l'es.

Secondo il modello classico strutturale delle pulsioni, il bambino nasce, fondamentalmente, senza relazioni con altri e cerca una riduzione della tensione; si mette in relazione con gli altri soltanto in un secondo tempo perché gli sono utili per ridurre le tensioni e perché provvedono al suo piacere.

Secondo Fairbairn il bambino è orientato verso glia altri fin dalla nascita e la sua ricerca di relazione ha radici adattative nella sua sopravvivenza biologica.

Il bambino, dice Fairbairn,per quanto riguarda l'orientamento verso la realtà è al livello degli animali inferiore.

Il caos apparente e il comportamento casuale dei primi mesi non riflettono uno stadio primario "narcisistico" o auto-erotico, in cui il bambino non è,per il soddisfacimento dei suoi bisogni, orientato verso oggetti; l'apparente casualità riflette semplicemente l'inesperienza.

Senza schemi di comportamento precostruiti il bambino ha bisogno di tempo per imparare come prendere contatto con la madre e organizzare le sue relazioni con essa.

Lo spostamento teorico proposto da Fairbairn ha implicazioni che non riguardano solo i primi mesi di vita ma anche le forze essenziali della motivazione adulta.

Fairbairn ipotizza che il comportameno e le esperienze degli esseri umani non derivino da un complesso di tensioni senza una direzione, che cercano sollievo, che non siano costituiti da una sete di svariati piaceri corporei che, in un secondo tempo, si modificano e si trasformano in comportamenti socialmente accettabili e desiderabili.

L'esperienza e il comportamento umano, invece, derivano fondamentalmente dalla ricerca e dalla conservazione di contatti con altri.

Il processo analitico non consiste in una risoluzione di un conflitto inconscio degli impulsi alla ricerca del piacere, ma in un processo attraverso il quale viene ripristinata la capacità di avere un contatto diretto e pieno con altri essere umani reali.

Ecco quindi che il cambiamento nei principi motivanti teorici, proposto da Fairbairn, non è affatto superficiale: propone infatti, una struttura concettuale differente in cui inquadrare la totalità delle esperienze umane.

Fairbairn non nega l'importanza del piacere ma lo colloca in un contesto diverso, in cui esso è visto come un mezzo per un fine, come un indicatore dell'oggetto piuttosto che come un fine in se stesso.

Il corpo offre l'opportunità diversi tipi di attività e di piaceri sensuali, soprattutto attraverso le zone erogene che vengono usate dall'io, alla ricerca di oggetti, come occasione di contatto, modalità per stabilire una relazione con altri.

Le diverse zone del corpo non producono "pacchi" di tensione, che esige di essere alleviata, ma offrono strade verso l'oggetto.

Il primo oggetto per il bambino è il seno della madre ed egli cerca il contatto con esso per assicurarsi lo sviluppo e la sopravvivenza sia biologici che emotivi.

Cerca il seno e i suoi riflessi orali innati lo rendono capace di mettersi in relazione con esso e di usarlo.

La bocca, nei primi mesi di vita, diventa la "zona" principale, perché è la parte del corpo più adeguata sia a prendere contatto col seno, sia ad instaurare con esso una relazione di piacere reciproco.

Il bambino usa la bocca al servizio della sua "ricerca del seno".

Mentre nello schema di sviluppo Freud/Abraham il "primato genitale" era visto come l'evoluzione cruciale e la maturità di relazione veniva considerata come una derivazione secondaria di questo primo traguardo, per Fairbairn è invece cruciale e primaria la capacità di intimità, e la possibilità di un funzionamento genuinamente genitale è una conseguenza di tale capacità di stabilire una relazione di intimità e di reciprocità.

Per Fairbairn sono primarie le relazioni con gli oggetti significativi: le "zone" sono semplicemente canali e strumenti per queste relazioni.

In uno scritto sull'isteria Fairbairn definisce il processo di conversione isterica la sostituzione di stati emotivi con tensioni corporee.

La deprivazione emotiva e i desideri inappagati sono trasformati in tensioni e bisogni fisici.

La teoria classica delle "zone erogene" è il prodotto di un processo di conversione isterica.

Nella teoria motivazionale Fairbairn dà un grande rilievo all'importanza clinica dell'aggressività.

Per lui l'aggressività non è una trasformazione della libido ma attinge ad essa la propria energia.

Tale energia, sebbene qualitativamente differente dalla libido, esiste solo come potenziale, non come una pulsione che esige di esprimersi.

L'aggressività si serve di specifici strumenti corporei per elaborare le sue mete.

Fairbairn riteneva che l'aggressività non è un fattore motivante primario.

Piuttosto che nascere spontaneamente è una reazione alla frustrazione della meta motivante primaria.

Così, l'aggressività non è "naturale" ma è un derivato secondario della mancanza di soddisfacenti relazioni oggettuali.

Sebbene non abbia una forza motivante primaria,essa assume un enorme significato clinico.

A causa dell'impatto diffuso e distruttivo della civilizzazione sul naturale sviluppo della diade madre-figlio ,l'aggressività intensa è un fattore cruciale che l'io deve affrontare nella sua lotta per mantenere buone relazioni oggettuali.


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