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Dialogo filmico: aspetti linguistici




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Dialogo filmico: aspetti linguistici




Per molto tempo la lingua dei film è stata una delle aree di ricerca meno studiate nel campo della linguistica. Si ritiene che l'ostilità verso il parlato nel cinema, ma anche nella televisione, sia da attribuire al fatto che, per anni, critici e teorici cinematografici hanno creduto nella superiorità delle immagini sulla parola e nel loro presunto maggiore impatto sul pubblico : si pensi infatti che il film è nato muto, e solo in un secondo momento è stato aggiunto il sonoro.

Il riconoscimento dei dialoghi come elementi centrali del prodotto filmico è una conquista recente, la quale ha messo in crisi proprio la convinzione che un film sia innanzitutto un mezzo di comunicazione visiva.

Infatti, è stato dimostrato che il dialogo filmico dà sostanza alla maggior parte delle scene, compensando spesso ciò che gli altri canali semiotici non riescono a comunicare . Attraverso le parole il film fornisce informazioni dettagliate, definisce il genere di una pellicola, colloca la narrazione in un periodo specifico e permette l'identificazione dei personaggi (vedremo in seguito come).

Il riconoscimento del ruolo fondamentale del dialogo e la consapevolezza che la lingua del film ha delle caratteristiche proprie, diverse dal parlato spontaneo, hanno suscitato l'interesse accademico di numerosi studiosi, che si sono concentrati innanzitutto sulle caratteristiche che contraddistinguono il codice parlato da quello scritto.



È risaputo che il prodotto scritto è generalmente più accurato rispetto alla produzione orale perché può essere corretto e rivisto prima di giungere alla sua stesura finale. Il parlato, invece, è creato sul momento e dunque è meno prevedibile. Inoltre, se si paragona la varietà del parlato alla lingua scritta, si noterà che quest'ultima contiene molte più parole lessicali (sostantivi, verbi, aggettivi, avverbi) che parole funzionali (anche dette grammaticali: preposizioni, pronomi, articoli, congiunzioni . Questo perché per gli scopi comunicativi di tutti i giorni si attinge solo a una minima parte delle risorse lessicali di una lingua; in modo particolare si usano frequentemente quelli che

Biber, Conrad e Leech hanno definito lexical bundles, ossia espressioni che vengono subito in mente e che sono impiegate molte volte nel parlato spontaneo, ad esempio sequenze di parole come "gli ho detto" e "non lo so"

Possiamo riassumere i tratti tipici della conversazione riportando alcuni degli esempi illustrati da Biber et al.



1) la lingua parlata presenta il doppio delle negazioni rispetto al codice scritto.


la conversazione ha molti enunciati che chiedono risposta (coppie adiacenti, come domanda e risposta).

3) si fa ampio uso di espressioni come:


- saluti (hello, goodbye)


- mormorii mmm, yeah)


- parole per sollecitare una risposta (okay?, see?)


- imperativi (go on!)


- vocativi (darling, you)


- segnali del discorso (well, so, right)


- espressioni vaghe (you know, I mean)


- uso di forme deittiche come this and that)




I brevi esempi sopra forniti si riferiscono in modo particolare alle caratteristiche dell'inglese, ma sono applicabili anche ad altre lingue, tra cui l'italiano.



A queste caratteristiche si possono aggiungere altri tratti tipici del parlato: false partenze, esitazioni, ripetizioni, sovrapposizioni di turni e via dicendo. Infatti, è molto frequente che nella conversazione spontanea un argomento iniziale sia seguito da sotto- argomentazioni o persino da cambi di discorso.

Il parlato di tutti i giorni, dunque, risulta noioso e banale se paragonato alla lingua usata nei film, in quanto le persone attingono a un repertorio piuttosto limitato di lessico, con uso frequente di elementi "vaghi" che si prestano a essere impiegati in più contesti , e producono discorsi frammentati e non sempre coerenti (i contenuti, inoltre, sono spesso impliciti perché riconducibili a un universo conoscitivo condiviso dagli interlocutori

A tal proposito Gregory e Carroll hanno riflettuto sul fatto che se gli attori parlassero nel modo in cui si esprimono le persone nella vita reale, il pubblico non sarebbe in grado di recepire le informazioni necessarie per capire la trama dei film, visti i limiti temporali cui questi ultimi sono soggetti una pellicola standard ha una durata media di 0 minuti)

I film, dunque, devono raccontare storie interessanti e coinvolgenti, cercando di


non tediare il pubblico con conversazioni banali e prevedibili. Da qui deriva la natura "teatrale" dei film, che hanno appunto lo scopo di attirare l'attenzione degli spettatori fornendo, nei limiti cui devono sottostare, dei dialoghi tanto avvincenti quanto credibili e reali

Studi recenti hanno messo in evidenza che il divario linguistico tra conversazione spontanea e dialogo filmico si sta riducendo progressivamente . L'influenza teatrale e la lingua pomposa e artificiale che si riscontrava nei film degli anni '50-'60 sembra infatti aver lasciato spazio a un realismo linguistico sempre maggiore nei prodotti cinematografici odierni

Tuttavia, ci sono altri ostacoli che sembrano minare l'effettiva possibilità di raggiungere la completa sovrapponibilità tra i due generi linguistici: lo sceneggiatore, infatti, deve creare ruoli per personaggi di ogni età, sesso, etnia, livello culturale, e così via. Non è quindi sempre facile per uno scrittore bianco e britannico inventare un ruolo credibile da assegnare a una signora nera americana o a un immigrato pakistano

Il dialogo filmico è innanzitutto un testo scritto per essere esposto oralmente


ossia un parlato recitato . Esso non è spontaneo, ma deve apparire come tale; è permanente, ma deve sembrare effimero e casuale; è proferito da attori che sembrano parlare naturalmente, ma in realtà recitano; infine, è accettato dal pubblico pur nella consapevolezza che si tratta di finzione

La lingua dei film, per tutte le peculiarità sopra elencate, si colloca in una posizione particolare, a metà tra lingua scritta e lingua parlata, soprattutto se si tiene presente un'ultima, ma importante, considerazione: quando gli attori ricevono i dialoghi del copione scritto non sempre li recitano alla lettera perché mentre pronunciano le loro battute vi inseriscono, spesso senza accorgersene, espressioni dell'orali

Generalmente, dunque, nel dialogo filmico co-esistono caratteristiche dello


scritto (alta densità lessicale, accuratezza grammaticale, frasi complete e contenuti non troppo impliciti poiché al dialogo bidirezionale tra gli attori sulla scena si sovrappone la comunicazione indiretta e unidirezionale dagli attori agli spettatori) e del parlato (bassa densità lessicale, autocorrezioni, uso frequente di marcatori del discorso e così via).

Per concludere, la sottotitolazione condivide con altre modalità traduttive, quali il doppiaggio, il difficile compito di ricreare nella lingua di arrivo un oralisimulata che rispecchi quella del testo di partenza. A questo difficile compito, però, si aggiungono le problematiche legate alla trasformazione diamesica, ossia il passaggio dall orale allo scritto, che porta spesso alla perdita di elementi prosodici e paralinguistici che trasmettono una grande quantità di informazioni supplementari.


I dialoghi originali trasformati in codice scritto perdono la naturalezza della conversazione orale; al sottotitolo non rimane che il compito di rappresentare, in modo più o meno efficace, gli elementi sintattici e lessicali del discorso orale

Il sottotitolatore, dunque, deve adeguare le sue decisioni in base alla situazione comunicativa che deve mediare. Il sottotitolo, di conseguenza, deve raggiungere il giusto equilibrio tra il polo della convenzionalit , della pianificazione, della chiarezza e della concisione tipiche dello scritto e il polo della ridondanza, della elasticità e dell implicitezza caratteristiche del parlato

Dal  momento che la trasformazione diamesica comporta quasi sempre una riformulazione linguistica più formale e rigida, in questo capitolo cercheremo di spiegare quali soluzioni traduttive sono state impiegate per evitare scelte di riduzione testuale risultanti in un stile di arrivo neutro e impersonale. Prima di passare all'analisi delle scelte traduttive effettuate nella proposta di sottotitoli, ci soffermeremo sulle funzioni del dialogo filmico e, in seguito, sulle caratteristiche linguistiche proprie della sitcom oggetto di questa tesi, poiché non è possibile affrontare lo studio della sottotitolazione interlinguistica senza conoscere le peculiarità del testo che costituisce l'oggetto della traduzione.



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