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Le prime interpretazioni postume (1974-1975)




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Le prime interpretazioni postume (1974-1975)




Passano solo poche settimane dalla scomparsa, ed ecco comparire il primo serio articolo che guarda retrospettivamente all'opera di Regina: firmato da Carlo Belloli, è pubblicato su «Futurismo- oggi» , che rende così omaggio a questa testarda ex-futurista che non aveva mai voluto sotto- scrivere il manifesto sui cui principi la rivista si basava, ma che non per questo - nella visione di Benedetto, che lo aveva scritto esplicitamente - aveva cessato di essere futurista.

L'articolo di Belloli è piuttosto interessante, e certamente ha il pregio di riuscire a condensare in poche righe l'intera parabola creativa di Regina. Peraltro, il poeta-critico milanese non era nuovo a tali imprese (abbiamo visto ad esempio l'articolo commemorativo dedicato a Giovanni Acquaviva):

in qualche modo, il fatto di essere uno dei più giovani futuristi superstiti lo aveva in qualche modo condannato ad un ruolo ahimè piuttosto spiacevole, poiché di fatto a soli cinquant'anni e poco più si ritrovava a dover commemorare la scomparsa di amici-colleghi assai più anziani di lui (Regina, ad esempio, era più vecchia di ben ventotto anni).

Nella prima sezione del contributo, è soprattutto il commosso ricordo dell'amico a fare capolino ; in seguito, invece, l'autore comincia a ripercorrere le tappe salienti della carriera di Regina, a parti- re però - naturalmente - dal debutto all'interno del movimento marinettiano . Per quanto riguarda appunto il periodo futurista, Belloli si sofferma particolarmente sul Manifesto tecnico dell'aeropla- stica futurista, commentandolo brevemente ma senza offrire significative riflessioni; molto più inte- ressante è invece quanto scrive sia a proposito dei materiali utilizzati da Regina, sia relativamente agli esiti cui - attraverso di essi - è infine giunta (esiti che peraltro Belloli assimila correttamente a quelli di Gargallo e Gonzales):



Sono gli anni in cui Regina lavora con materiali leggeri e anonimi, come la latta, dove ritaglia figure sintetiche di personaggi e nature in stupita sinuosità ritmica.

Questo disegnare nello spazio il contorno del volume, piuttosto che accentuarne la profondità come costruzione e condizionamento dello spazio stesso, permette a Regina di smaterializ- zare le forme del suo repertorio plastico.



Detto questo, Belloli passa ad esaminare quelle che ritiene essere - coerentemente con la mostra da lui curata nel 1963 - le prime opere propriamente 'astratte' di Regina, ovvero Il paese del cieco e Torre , le quali sono dunque a suo avviso i veri punti di contatto e di passaggio tra l'esperienza futurista e quella concretista degli anni del MAC (su cui subito dopo si appunta - ma solo piuttosto rapidamente - la sua penna). Infine, in chiusura, Belloli passa a considerare dapprima la produzio- ne reginiana di 'poesia visiva' (Il linguaggio del canarino, ma anche la serie de Il suono delle cam- pane), e poi gli esiti cui Regina giunge soprattutto con le opere in plexiglas, che ritiene le più valide e le più ricche di futuro, e a proposito delle quali propone ancora una volta quell'interpretazione op- tical-cinetica che aveva già avanzato soprattutto nell'articolo di «Metro» del 196



Nello stesso 1974, Regina è citata anche in Futurismo che continua, uno dei «Quaderni di Futuri- smo-oggi» L'autore, Luigi Tallarico, accosta in questo volumetto un certo numero di futuristi sto- rici ed alcuni giovani che avevano aderito a «Futurismo-oggi»; tra i primi è presente anche Regina, rappresentata da una riproduzione fotografica de L'amante dell'aviatore.

Tallarico esordisce ovviamente riprendendo le parole del manifesto del 1967, per poi negare reci- samente sia la possibilità di individuare una cesura tra un 'primo' e un 'secondo' Futurismo, sia - d'altro canto - anche il fatto che il Futurismo non abbia avuto un'evoluzione ; se insomma, nella sua visione, il Futurismo è uno e uno solo (perché è un concetto e non un movimento con una sua storicità), al contempo - in quanto concetto - esso è qualcosa che si evolve nel rapporto con la re- altà. Detto questo, dopo aver sminuito la portata del famoso ripensamento dell'ultimo Boccioni in merito al Futurismo , l'autore rilegge sinteticamente le vicende dell'arte tra le due guerre, sino a giungere al Manifesto dell'aeropittura del 1929 e al famoso testo marinettiano che classifica le esperienze dell'aeropittura. Tuttavia, tra gli artisti presentati da Tallarico, Regina è appena citata come interprete di una «trasfigurazione fantastica ed astratta» (accanto a Tullio d Albisola, Bene- detto e Sebastiano Carta). Più significative, semmai, sono le conclusioni generali di Tallarico, per- fettamente in linea con il pensiero da sempre caratteristico di «Futurismo-oggi



Nel 1975 Franco Passoni torna ad occuparsi di Regina all'interno del volume Arte e materie plasti- che , assai studiato anche sotto il profilo grafico; in realtà, però, il libro rischia di lasciare seria- mente deluso chi lo consulti perché interessato all'argomento suggerito dal titolo, poiché in effetti quest'ultimo appare un semplice pretesto per offrire una panoramica quasi manualistica dell'arte d'avanguardia del XX secolo

Passoni apre il suo testo con una serie di considerazioni generali circa il rapporto tra la tecnologia, la produzione industriale e le arti, inserendo tra l'altro le sue valutazioni che toccano anche gli at- tualissimi temi del nucleare e dell'energia solare) in una panoramica molto ampia, in cui ad esem- pio non mancano sintetiche riflessioni sulla crisi energetica del 1 73; poi, esamina rapidamente

«l'importanza dei materiali per la storia dell'uomo» . Quindi, prima di proporre una rapida croni- storia delle materie plastiche, Passoni propone quella che forse è la parte più interessante del suo testo, ovvero l'idea che il periodo aperto dalla creazione dei materiali plastici imponga un salto di qualità al rapporto tra l'uomo e i materiali, perché in quel momento - per la prima volta - «la mate- ria, da ostacolo inerte che intralcia il libero sviluppo, si trasforma in un universo di risorse al servi- zio dell'uomo», in quanto i polimeri possono essere modificati a piacere per «diventare libero svi- luppo delle potenzialità dell'uomo sociale»

Conclusa questa prima sezione del testo, e dopo aver sottolineato come il rapporto tra l'arte e la scienza sia andato progressivamente infittendosi nel corso del Novecento (perché le due attività - a suo avviso - hanno finalmente trovato un concreto punto di contatto nell'atteggiamento speri- mentale e di ricerca), l'autore comincia la sua lunga disamina dell'arte moderna, partendo dal Li- berty ed approdando subito dopo al Futurismo, su cui si sofferma in maniera particolare proprio in virtù della sua importanza quanto ad influenza sull'atteggiamento sperimentale in arte (e in questo, come già nel catalogo della mostra di Legnano, Passoni antepone decisamente il Futurismo al Cu- bismo) . Per la verità, però, quanto Passoni scrive a proposito del movimento marinettiano (ad esempio la questione del Futurismo come movimento senza cesure tra una prima e una seconda fase) deriva chiaramente, e spesso letteralmente, da quanto egli stesso aveva già scritto nei cata- loghi delle mostre Aeropittura futurista e L'esperienza dell'aerospazio (anche se - significativamen- te - va segnalato che rispetto alle presentazioni delle due mostre qui scompare ogni valutazione di carattere politico: evidentemente, insomma, nel contesto del volume, la preoccupazione di giustificare l'apprezzamento per il Futurismo è per Passoni meno pressante319).

C'è comunque, nel testo di Passoni, almeno un'aggiunta assai importante rispetto ai contributi che l'avevano preceduto: infatti, dopo aver evidenziato - certo esagerando un po' nelle proporzioni - che «insieme alle figure leggendarie dei maestri, nel futurismo operarono moltissimi artisti, certa- mente qualche migliaio , Passoni fa presente che



Ancora oggi esiste un attiva pattuglia di epigoni del futurismo, che costituisce a suo modo un avamposto operante legato a vecchie tradizioni. Per questa pattuglia vivente il futurismo è ancora un ideale psicologico, filosofico, avvenirista, e oseremmo dire che per alcuni è una re- ligione, più che una forma d'arte: in definitiva possiamo affermare che essi considerano la corrente come un atteggiamento dinamico e rinnovatore che tende a proiettare la vita e l'arte nel futuro



Passoni, evidentemente, si riferisce al gruppo di «Futurismo-Oggi», di cui interpreta bene il pensie- ro pur esprimendo una netta diversità di vedute, poiché certo si percepisce che il suo modo di in- tendere il Futurismo è completamente diverso (e a Benedetto certo non avrà fatto piacere che lui e i suoi sodali potessero essere definiti «epigoni» legati «a vecchie tradizioni»).

A questo punto, dopo aver citato alcuni brani di Boccioni e Prampolini, e dopo aver sommariamen- te parlato dell'opera di Balla e Depero, ecco che Passoni si sofferma sull'opera di Regina, che è tuttavia analizzata praticamente con le stesse identiche parole con cui l'autore l'aveva a suo tempo presentata nel catalogo della mostra Nuovi materiali, nuove tecniche . Infine, dopo aver dedicato alcune righe a Monachesi, Passoni inizia la sua ricognizione sull'arte moderna , soffermandosi sulla questione del rapporto tra l'arte e i materiali plastici solo nei casi di Gabo e Pevsner (su cui è più preciso) e poi di Moholy-Nagy, del Prampolini postfuturista, di Burri, di Dubuffet e degli artisti pop.


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