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La fine del compromesso giolittiano




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LA FINE DEL COMPROMESSO GIOLITTIANO


LA RIFORMA ELETTORALE E IL PATTO GENTILONI:



Nonostante la divisione presente al suo interno il Psi sembrava comunque ancora molto forte e in grado di imporsi anche sul piano elettorale, soprattutto dopo che nel 1912, venne approvata una riforma elettorale che aveva sancito il suffragio universale maschile: quindi il diritto di voto venne esteso a tutti i cittadini maschi dai 30 in su e anche ai cittadini maschi che avevano compiuto 21 d'età , alla condizione che sapessero leggere e scrivere o che avessero prestato servizio militare.

Il numero degli elettori arrivò a otto milioni e per questo si temeva la possibile vittoria dei socialisti. Per evitare ciò, Giolitti cercò l'appoggio dei cattolici conservatori, ovvero quelli che avevano violato il non expedit del papa e avevano fondato l'Unione elettorale cattolica, guidata da Vincenzo Gentiloni. Giolitti stipulò un patto con Gentiloni, attraverso cui i cattolici promettevano di sostenere d votare i candidati della maggioranza liberale. Il cosiddetto "patto gentiloni" quindi, sanciva l'ingresso dei cattolici nella politica. Anche l'enciclica papale conosciuta come il Rerum novarum, era risultata molto significativa , in quanto aveva smosso l'iniziativa sociale dei cattolici. Nel 1901 il sacerdote Murri, aveva fondato un movimento politico cattolico di ispirazione democratica , chiamato democrazia cristiana , questo rappresentò il primo tentativo di inserire i cattolici nella sfera politica. Successivamente, un altro sacerdote, il siciliano Luigi Sturzo, propose la creazione di un moderno partito cattolico, democratico.

LE ELEZIONI DEL 1913 E LA SVOLTA CONSERVATRICE:

Nel 1913 alle elezioni, si verificò l'avanzata dei socialisti e anche l'affermazione dei candidati cattolici nelle liste del Partito liberale. Dalla consultazione risultava evidente una pericolosa situazione di stallo; le forze popolari, nonostante il grande successo elettorale non erano riuscite ad esprimere un definito programma politico; le forze liberali non si erano dimostrate in grado di saper governare un paese , che ormai era totalmente cambiato nell'arco di cinquanta anni. Grazie al patto Gentiloni , invece Giolitti poteva contare su una grande maggioranza parlamentare , ma nonostante ciò ormai egli era comunque condizionato dalla presenza dei conservatori nell'esecutivo e nella maggioranza parlamentare. Infatti la maggiorana parlamentare di Giolitti era costituita anche da uomini provenienti dal cattolicesimo conservatore e dalla destra del liberalismo , che rappresentavano gli interessi degli agrari e degli industriali.



Nonostante i socialisti avessero  conquistato 78 seggi, all'interno della politica del governo si stava creando un disfacimento.

Giolitti era prigioniero delle forze conservatrici di cui lui stesso aveva cercato l'appoggio soprattutto in funzione antisocialista, cosi egli decise di allontanarsi per un breve tempo dalla guida del governo, pensando di poter comunque controllare le manovre del governo e  rientrarvi nel momento più opportuno. Nel 1914 infatti fu Salandra ottenne la presidenza del consiglio.

Le tendenze più reazionarie , vennero allo scoperto durante la settimana rossa, scatenatasi in seguito agli scontri che avvennero ad Ancona, in cui gli anarchici avevano organizzato una manifestazione antimilitarista per il giorno dello statuto. a causa dell'incapacità del servizio d'ordine, la manifestazione fini con la morte di tre dimostranti. Si verificarono anche moti violenti nelle Marche e in Romagna, ad opera di anarchici, socialisti e repubblicani. Il governo per risolvere questa situazione applicò una dura politica repressiva, utilizzando piu di centomila soldati. A causa si questi disordini che avevano sconvolto la società italiana, Giolitti non fui in gradi di riprendere le redini del governo.



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